I marshmallow, al contrario di quello che si potrebbe pensare, sono dolcetti dalle origini molto antiche, risalenti addirittura alla civiltà egizia (dove avevano anche scopo terapeutico). Nel trascorrere dei millenni si sono poi ovviamente trasformate le tecniche di preparazione e gli ingredienti, ma la loro particolare consistenza di soffice gommosità è ciò che continua a contraddistinguerli “nei secoli dei secoli”.
E’ una ricetta che prevede l’utilizzo di soli albumi e una certa precisione e manualità, ma può veramente dare grandi soddisfazioni, specie se preparata con (e per) i più piccoli.
In America è tradizione mangiare i marshmallow dopo averli tostati al fuoco e tale usanza si è diffusa moltissimo anche grazie a film e fumetti, e ha addirittura visto istituire il “National Toasted Marshmallow Day” (che cade ogni anno il 30 Agosto e che è un invito ai barbecue… a base di marshmallow).
Ecco un’immagine dedicata ai “toasted marshmallow” tra le più poetiche in assoluto!
I marshmallow hanno origini antichissime, addirittura egiziane! Il nome stesso, che deriva da ‘marshes’ (palude) e ‘mallow’ (malva), ne rivela la provenienza e l’ingrediente originario, ovvero una specie di Malvaceae conosciuta con il nome di Altea (Althea officinalis, che ha importanti proprietà antinfiammatorie), proveniente appunto dalle zone paludose dell’antico Egitto.
Dalle radici dell’Altea veniva estratto un succo che serviva per la realizzazione di speciali “marshmallow”, preparati con miele e consumati addirittura dai faraoni.
Una leggenda narra che furono addirittura gli Dei a suggerire ai sacerdoti di somministrare questi “dolcetti terapeutici” ad un faraone molto restio a farsi curare con ogni qualsivoglia rimedio medicamentoso.
Nel Medioevo i “marshmallow” erano sempre riconosciuti come alimento terapeutico (grazie appunto alle proprietà dell’Altea), con i quali si potevano curare svariati disturbi (dalla tosse al mal di denti) e pare fossero anche considerati come dei blandi afrodisiaci.
La ricetta più simile a quella dei moderni marshmallow comparse alla fine dell’Ottocento in Francia; tra gli ingredienti troviamo l’albume d’uovo, l’acqua e l’amido di mais o la gelatina.
Ma la vera e propria industria dei marshmallow nacque in Illinois a firma di Alex Doumak nel 1961, quando ne fu brevettata la produzione “per estrusione” (ovvero inserendo l’impasto in cilindri dai quali poi venivano ricavati a taglio i piccoli dolcetti a forma di cilindretto come li conosciamo anche oggi). Questa modalità di produzione velocissima dei marshmallow ne incrementò eccezionalmente la diffusione.
Alla rapida diffusione sul mercato si affiancò poi un’impattante presenza mediatica, che vide i marshmallow comparire addirittura nel testo della mitica e psichedelica “Lucy in the Sky with Diamonds” (1967), brano musicale a firma dei The Beatles, “dove persone come cavalli a dondolo mangiano torte fatte con marshmallow” (“where rocking horse people eat marshmallow pies”).
Oltre alla significativa presenza nelle strisce giornaliere dei fumetti Peanuts, realizzati da Charles M. Schulz, i marshmallow appaiono anche in una puntata della serie “Star Trek” (quando Spock, nel 2287, dopo aver studiato il database della USS Enterprise-A, porta con sé un distributore di marshmallow per il suo accampamento nello Yosemite National Park, con Leonard McCoy e James T. Kirk).
E sempre in ambito di storia del cinema, i marshmallow compaiono anche sotto forma di “mostro dei marshmallow” (Stay Puft) nell’indimenticabile film Ghostbuster!
La preparazione dei marshmallow fatti in casa non è impossibile o complessa come si potrebbe immaginare, ma richiede una buona manualità, soprattutto per la realizzazione dei singoli pezzi.
Se vi state accingendo a realizzare dei buonissimi marshmallow, per cui è previsto l’utilizzo di soli albumi, ecco alcune idee di ricette con uova per “riciclare” i tuorli rimanenti: maionese, tuorlo d’uovo marinato, pasta alla carbonara, zabaione, crema pasticcera… oppure degli squisiti quindim de yaya.
Periodo dell’anno consigliato:
Questa ricetta è “senza tempo”, infatti non ci sono altri ingredienti stagionali; possiamo preparare i nostri marshmallow in qualsiasi periodo dell’anno (tranne che nei periodi di pausa di deposizione delle uova da parte delle galline del nostro pollaio).
PER L’IMPASTO
80g albume (pari a circa 2 albumi)
360g zucchero semolato
200g acqua
18g colla di pesce
15g succo di limone
1/2 vanillina
PER LA FINITURA:
100g fecola
100g zucchero velo
1/2 vanillina
Per prima cosa dovremo cuocere lo zucchero nell’acqua in una pentola con doppio fondo, fino ad arrivare all’esatta temperatura di 115°C.
Per controllare questa temperatura è necessario utilizzare un semplice termometro da cucina, ma se non disponiamo di un termometro, mentre facciamo cuocere lo zucchero (sempre a fuoco molto basso), prepareremo una bacinella con dell’acqua fredda e quando lo zucchero comincerà a bollire prenderemo con la punta di un cucchiaio da caffè un po’ di zucchero caldo e lo faremo cadere nell’acqua fredda: se si formerà una pallina morbida ed elastica vorrà dire che lo zucchero ha raggiunto i 115°C ed è cotto.
Fatto cuocere lo zucchero lo mettiamo da parte e montiamo gli albumi a neve in una ciotola; una volta montati a neve continueremo a montarli per circa altri 10 minuti, aggiungendo lo zucchero a filo.
Ammorbidiamo poi i fogli di colla di pesce in una ciotola con acqua a temperatura ambiente e dopo averli strizzati li scioglieremo nel succo di limone scaldato, in modo tale da ottenere un composto denso e omogeneo.
Aggiungiamo questo composto agli albumi montati a neve e zuccherati, continuando a montare ancora per qualche altro minuto, fino ad ottenere un composto spumoso.
A questo punto possiamo passare il composto in una teglia rettangolare foderata con carta forno (con bordo basso) di circa 30 cm x 30 cm. Stendiamo con un coltello o con una spatola e lasciamo a riposo a temperatura ambiente per circa 5 ore (o in alternativa in frigo, per circa 2 ore).
Trascorso il tempo di riposo, possiamo passare alla finitura e taglio, preparando in una ciotola una miscela di fecola, zucchero a velo e vanillina, e cospargendo lo strato superiore del preparato che ha riposato in teglia.
Qui serve un po’ di manualità per staccare il preparato dalla carta forno, utilizzando la miscela di fecola, zucchero a velo e vanillina prima sulla parte superiore e sui bordi e poi (una volta ribaltato il preparato) sull’altro lato.
Potrete quindi tagliare a quadratini e cospargere i singoli pezzetti con il preparato per la finitura (eventualmente togliendo quanto in eccesso tramite un setaccio). In questa fase potreste anche tentare di arrotondare i singoli pezzetti fino ad arrivare alla nota forma a cilindretto.
Il marshmallow, anche noto in italia con il nome di toffoletta, si è così tanto diffuso da meritare addirittura un posto tra i neologismi del dizionario Treccani, che lo descrive come segue:
“toffoletta s. f. Piccolo cilindro di zucchero profumato, morbido e gommoso. ♦ A Lydia, Chadwick ha raccontato perché non era contento: gli piacciono le toffolette arrostite, i biscotti di avena e le bevande a base di cola, ma nessuno gliele dà mai. (Repubblica, 11 agosto 1993, p. 21, Cronaca) • «Willy Wonka sa fare le toffolette al gusto di violetta, succulente caramelle che cambiano colore ogni dieci secondi mentre le mangi, bon-bon leggeri come piume che si sciolgono deliziosamente non appena li metti in bocca». Nella sua Fabbrica di Cioccolato si brucano a sazietà prati di zucchero, si pattina su piste di gelide granatine di limone ed è possibile fare il bagno sotto una cascata di nero fondente. (Sole 24 Ore.com, 11 maggio 2014, Notizie) […]
«toffoletta: marshmallow – caramella gommosa e spugnosa a base di zucchero e sciroppo di mais, che può essere arrostita sul fuoco. Neologismo coniato da Franco Cavallone, incaricato della traduzione del fumetto Peanuts di Charles Monroe Schulz per Milano Libri, che pubblicò per la prima volta il fumetto in Italia nel 1963: non esistendo un corrispettivo in italiano – per non usare l’inglese – scelse di tradurre marshmallow con una parola di fantasìa, “toffoletta” […] Il termine fu poi utilizzato nell’edizione italiana del romanzo La fabbrica di cioccolato di Roald Dahl (1964) sancendone così la diffusione al di fuori dei Peanuts».”
In America il 30 Agosto è stato dedicato al “National Toasted Marshmallow Day”, una giornata di fine estate che è diventata l’occasione tradizionale per radunarsi tra amici, accendere il fuoco e arrostire marshmallows, raccontando storie di fantasmi.
I marshmallow, tra gli anni Sessanta e Settanta, sono addirittura stati oggetto di un test psicologico sui bambini che porta il loro nome, ovvero “The Stanford marshmallow experiment”, realizzato per la prima volta alla Stanford University dallo psicologo Walter Mischel.
Il test consisteva nel sottoporre bambini di circa 4 anni alla capacità di autocontrollo (per l’esattezza, di “gratificazione differita”) una volta lasciati soli in una stanza con un marshmallow.
Ai bambini che avrebbero resistito 15 minuti nella stanza senza mangiare il marshmallow veniva promesso (come premio) un secondo marshmallow.
L’esperimento (poi ripetuto negli anni successivi anche su altri gruppi di bambini) ha dimostrato che circa 2 bambini su 3 non sapevano resistere alla tentazione (chi cedeva al primo secondo, chi dopo pochi secondi, chi dopo qualche minuto); nel seguito si è verificato che i bambini in grado di resistere e di arrivare alla gratificazione differita di ottenere il secondo marshmallow hanno poi realizzato obiettivi di maggior successo negli studi e nell’attività lavorativa.
Insomma, il marshmallow è stato per loro molto di più di un semplice dolcetto!
Nel video seguente Joachim De Posada racconta e descrive gli esiti (esilaranti) del “The Stanford marshmallow experiment”… da vedere assolutamente! 🙂
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