La Gallina Mugellese
“Ha cent’anni e mostra un mese”
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Finalmente, nel dicembre 2018, la piccola gallina Mugellese è stata definitivamente riconosciuta ed annoverata tra le razze autoctone italiane.
Quando ripenso all’impegno ed ai sacrifici che sono stati necessari per raggiungere questo traguardo mi sento molto soddisfatto.
Se ne parlava da molto tempo, senza che alcuno si dedicasse in modo deciso al ritorno di questa razza. Ritengo che incentivare gli allevatori al recupero di razze rarefatte e in pericolo di estinzione dovrebbe essere una “mission” per le associazioni preposte; la FIAV (Federazione Italiana Associazioni Avicole) sta cominciando a promuovere questi tentativi.
Senza un supporto e una giusta motivazione, l’allevatore si trova spesso solo, e rischia di abbandonare la strada intrapresa prima ancora di raccogliere i frutti del proprio lavoro.
A Carrara, durante la XXV mostra Nazionale di Avicoltura 2018 ho rivisto razze italiane famose in letteratura, ma poco conosciute nel concreto e soprattutto poco allevate.
La divulgazione e la promozione di dette razze rappresenta linfa vitale, determinante per contrastare il loro declino e/o scomparsa.
Con il recupero della Mugellese e la conseguente pubblicazione del mio libro, edito e distribuito da Amazon, ho voluto lanciare un allarme agli allevatori italiani cercando di sensibilizzarli sul tema della biodiversità avicola che rappresenta un patrimonio culturale antico e territoriale che andrebbe messo al pari di tante altre straordinarie tipicità del nostro paese.
Cerchiamo di affiancare, dove possibile, all’allevamento di razze avicole estere, almeno una di razza italiana!
Il mio percorso nella selezione della Mugellese è rivolto agli avicoltori, agli appassionati di questo settore ed ai neofiti.
Esistono moltissime razze italiane con spiccate attitudini dal punto di vista produttivo che per forma, colore e peso, vengono classificate in “polli di taglia grande” come la Valdarnese o la Morozzo, e in “galline ovaiole”, come la Livornese, la Bionda Piemontese, la Modenese, la Siciliana, la Valdarno, l’Ancona e la Millefiori di Lonigo.
Alcune presentano livree davvero belle e variegate come la Romagnola e la Brianzola; in Sicilia la maggior parte delle razze autoctone sono fortemente in pericolo di estinzione più che in altre regioni, a causa della scarsità di animali e di allevatori/selezionatori.
Infine ci sono solo due razze nane autentiche italiane, anche se hanno storie assai diverse: la Mugellese e la Mericanel della Brianza, che depongono molte uova e che sono grandi covatrici (diventano chioccia anche più volte durante l’anno e per questo era considerata una fortuna poterle avere nel proprio pollaio).
La Mugellese racchiude storia e territorio, infatti è una delle razze italiane più ricordate e descritte nonostante la taglia ridotta che, soprattutto nel passato, l’ha relegata ad un ruolo marginale, come mera “incubatrice” rispetto alle più importanti razze produttive.
La sua diffusione storica e la sua popolarità inizia nel 1872. A tal proposito riporto un estratto del contributo del Prof. Ferdinando Ciani presente nel mio libro:
«Il figlio del principe Demidoff, Paolo II, acquistò la villa medicea-lorenese di Pratolino in Mugello, nel cui esteso parco erano presenti le strutture della “Grande voliera” e della “Fagianeria” ove… venivano allevate anche le “Piccole Galline di Giava” utilizzate prevalentemente per la cova delle uova di fasianidi esotici e/o per il ripopolamento della riserva di caccia del parco della villa. Dal nucleo di queste galline esotiche primitive, che conservavano il piumaggio ancestrale selvatico, estremamente mimetico, ebbe origine la diffusione di questa popolazione galliforme nel territorio Mugellano, e successivamente venne introdotta nelle limitrofe zone rurali fiorentine, ove prese la denominazione di “Mugellese”, in riferimento al luogo di provenienza. La Mugellese fu utilizzata essenzialmente per la cova di uova di fasianidi selvatici o esotici e l’incarico di seguire questa delicata fase d’allevamento, spesso era affidato alle massaie dei poderi mezzadrili (U. Tesi, in verbis, 1980). Agli inizi del 1900, questo ecotipo di pollame era ormai presente fra gli animali da cortile di tutte le famiglie contadine, poiché le piccole galline si erano dimostrate le migliori chiocce per la cova, la protezione e la crescita dei pulcini di qualsiasi specie avicola domestica e selvatica, di medie o piccole dimensioni…»
La mia esperienza con il riconoscimento della razza non volge al termine, ma prosegue con la divulgazione, la promozione e la sua diffusione.
Una tappa importante per il riconoscimento, la conservazione e la diffusione della gallina Mugellese è stata la convocazione del 23/11/2017 da parte della C.T.C. (Commissione Tecnica Centrale del Registro Anagrafico delle Razze Avicole Autoctone), facente capo all’ AIA (Associazione Italiana Allevatori).
Durante l’incontro ho esposto la mia esperienza, presentandomi come unico allevatore e rappresentante per la razza Mugellese. La commissione, all’unanimità, ha espresso parere favorevole all’iscrizione nel Registro Anagrafico delle Razze Avicole Autoctone, anche come T.G.A. (Tipo Genetico Autoctono).
Il 16/12/2017, in occasione dei 24° Campionati Italiani di Avicoltura, la gallina Mugellese è stata definitivamente riconosciuta come razza, nella colorazione “dorato frumento”, dalla FIAV; inoltre, il C.T.S. (Comitato Tecnico Scientifico) ha espresso parere favorevole anche per il primo step di riconoscimento di un’altra colorazione, ovvero la “selvatico oro”. Un iter che si è concluso il 15/12/2018, durante la Mostra Nazionale di Avicoltura tenutasi a Carrara, appuntamento in cui gli unici soggetti esposti erano di mia proprietà.
Ad oggi, nello standard della gallina Mugellese, sono descritte ed ammesse le due colorazioni: dorato frumento e selvatico oro.
Mi piace concludere questo contributo con la speranza che altri possano intraprendere il mio stesso percorso.
Nel 1853 Giuseppe Giusti ci lasciava questo proverbio che attesta l’esistenza della mia amata Mugellese già da lungo tempo:
“Gallina Mugellese, ha cent’anni e mostra un mese”.
Il proverbio era sicuramente indirizzato alle persone che dimostrano meno anni di quelli che in realtà hanno, e non a caso questa razza di taglia nana anche da adulta può essere paragonata ad un pollo di circa un mese.
Nel 2010, una simpatica filastrocca apparsa su un forum di settore, mi ha dato la spinta a “rovesciare” il destino di questo piccolo avicolo che, in quel preciso momento, si poteva riassumere con le seguenti parole: “Mugellese Mugginese, che ci sia ciascun lo dice… ove sia nessun lo sa” (Saveria Lippera).
Oggi, finalmente, sento di poter aggiungere: “Mugellese o Mugginese, che ci sia ciascun lo dice… ove sia ora si sa!”
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