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Giunto al terzo anno di selezione, gli animali finalmente cominciavano ad avere delle caratteristiche di colorazione definite. Nella massiccia fase di lavoro iniziale non ho voluto stravolgere troppo la razza, lasciando degli spazi alla colorazione e soprattutto alla variabilità, senza mai perdere la caratteristica fondamentale della razza tecnicamente definita “tipo” (foto 1). Tali caratteristiche si possono evidenziare ad esempio nella forma del corpo che è compatto, spalle larghe, petto prominente, ventre ben sviluppato, zampe robuste e non troppo lunghe. Tutte queste caratteristiche fanno percepire a colpo d’occhio, insieme al colore dei tarsi e alla forma della testa, che si tratta proprio di una Mugellese e non di altra razza nana o ibrido.
Il lavoro era imperniato soprattutto sulle 2 colorazioni ritenute più comuni: la “dorata frumento” e la “collo oro” . Tuttavia ho potuto osservare che nel numero di animali prodotti compariva eccezionalmente qualche soggetto di colorazione “argento dorso ottone” (foto 2A) e in un mio gruppo creato in Sicilia soggetti di “argentata frumento” (foto 2B).
Nel 2014 la comparsa di alcuni “polletti” bianchi (bianco recessivo), con i quali ho iniziato una nuova selezione, fu motivo di ulteriori emozioni.
Quest’anno mi sono avvalso di accoppiamenti mirati per eliminare tracce di giallo presenti sulla mantellina e sulla groppa, soprattutto nei maschi (a causa del fattore ormoni ma anche della base genetica “collo oro”) e riportare il più possibile un bianco candido nella livrea di questo nuovo gruppo. Per questo lavoro mi sono avvalso di un gallo nero con base argento, nato lo scorso anno da un gruppo collo oro (foto 3).
Avevo allevato circa 500 soggetti a stagione nell’obiettivo di prepararmi alla presentazione della razza presso l’annuale Mostra Nazionale di Avicoltura organizzata dalla FIAV e sottoporla al CTS (commissione tecnica scientifica per il riconoscimento delle razze).
L’appuntamento sarebbe stato anche il ritorno della Mugellese.
Il solo pensiero era motivo di agitazione per me: sapevo perfettamente che larga parte di pubblico e di allevatori avrebbe visto la tanto discussa Mugellese per la prima volta proprio in quella occasione, e così fu. Gli animali esposti crearono dibattito e interesse nel mondo avicolo. Molte persone mi contattarono per informazioni e per avere dei soggetti. Si riaccese un interesse davvero inaspettato verso questa piccola razza. Due anni di tentativi per portare animali di colorazione “dorata frumento” il più possibile uniformi (foto 6) e al secondo anno finalmente il parere favorevole da parte del CTS apriva una strada, seppur in salita, all’ufficializzazione della razza (foto 7), con una commissione unanime e i complimenti anche di giudici stranieri.
Decisi per scelta personale di non cedere soggetti prima del riconoscimento ufficiale, dedicandomi pienamente alla selezione e al recupero della razza.
Purtroppo il clamore suscitato dalla ricomparsa della Mugellese aprì anche la porta a piccole speculazioni di sedicenti allevatori che, per un fine puramente commerciale, cercarono di creare dei surrogati, delle copie di questa splendida razza, con l’ausilio di animali che non centravano nulla.
La speculazione si spinse a tal punto che su internet divenne comune trovare annunci di vendita con foto di miei soggetti (quelle della mostra), a cui sono seguite delle diffide.
Il mio rammarico non era per quello che facevano altre persone a riguardo della razza, ma più la preoccupazione che queste pericolose copie – da me ribattezzate “Mugellesi cinesi” (foto 8) – per la grande ibridazione con altre razze e la mancanza di autenticità, potessero in qualche modo intaccare il piccolo patrimonio genetico che in primo luogo io e l’Università di Firenze (anche attraverso un’indagine genetica), avevamo così difeso con progetti e tanto impegno.
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