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Sin da quando ero bambino ho allevato avicoli con passione ed interesse. Il mio “imprinting” infatti, è avvenuto in tenerissima età, nel pollaio di mia nonna, un misto tra colombi, anatre e galline di ogni grandezza e colorazione, di quelli che non se ne vedono più. Un vero e proprio pollaio contadino con tanta biodiversità!
(Sul tema della biodiversità avicola vi suggeriamo il seguente articolo: Biodiversità nel pollaio: come allevare insieme differenti specie avicole; invece, se non siete proprio avvezzi a questo mondo, forse vi conviene ripassare quale è la differenza tra oche, anatre e papere. 🙂 )
Ricordo ancora con molto affetto il pollaio al chiuso, una stanzetta ricavata in una parte della casa abitativa dei nonni. Dietro la sua porta, a terra in un angolo e all’interno di una cassetta ricolma di paglia, vi era spesso una gallinella intenta a covare poche e grosse uova di galline utilitarie o di anatre. I miei “videogames” erano proprio questi piccoli volatili domestici, che rallegravano le mie giornate dopo la scuola, stimolandomi all’osservazione, allo studio e all’approccio all’allevamento e alla vita degli animali. Un piccolo laboratorio di vita.
Verso i dodici anni mio nonno mi costruì il mio primo pollaio tutto da gestire e io lo riempii di colombi ornamentali da alto volo e qualche gallinella. Il pollaio mi accompagnò sempre, separandomene solo per alcuni anni durante il periodo universitario. La mia assenza da casa, come mi faceva notare nonna, si percepiva soprattutto perché non si vedevano più i colombi volare in stormo attorno ad essa, emettendo quel singolare sibilo prodotto dalle ali delle decine e decine di uccelli in volo.
La mia vita da allevatore fu caratterizzata anche dalla passione per i cavalli. Decisi di riaffiancare a questi ultimi un bel pollaio, iniziando subito a pianificare l’impianto e la scelta dei polli. Avevo un unico desiderio, quello di ritrovare gli animali “vissuti” nel mio immaginario da bambino, e pensai proprio alle piccole gallinelle di nonna, quelle che facevano l’ovetto e che, allo stesso tempo, potevano covare (ovvero farsi chioccia), istinto che ormai è presente solo in alcune razze o in alcuni ibridi avicoli.
Inutile dirvi quanto è stata laboriosa la mia ricerca. Volevo qualcosa di poco manipolato, di originale, una razza autoctona, e la risposta la trovai in un portale denominato “Il Pollaio del Re”: il polletto di razza Mugellese.
Il Mugellese è un galliforme di taglia piccola (una bantam autentica, come si dice in gergo avicolo, o anche gallina nana), estremamente vivace e dalla corporatura non eccessivamente esile; i tarsi sono abbastanza corti, color carne, e le forme generali ricordano quelle di un polletto di campagna (come può esserlo ad esempio anche la Mericanel).
Le colorazioni più comuni sono la “fromentina” (dorata frumento – per la similitudine al colore del frumento maturo) e la collo oro, la colorazione “base” di molte razze di polli, quella più vicina alla colorazione del pollo selvatico (Gallus gallus).
Questa razza avicola era estremamente diffusa fino alla metà del 1900 in alcune località toscane, in particolare nel Mugello (Firenze), area dalla quale ha ereditato anche il nome. Veniva utilizzata per la cova di molti selvatici come fagiani, pernici e starne (ricordiamo la Toscana essere terra con radicata tradizione venatoria) e impiegata anche come balia per le uova di galline da reddito, le cosiddette “ovaiole“, come ad esempio la Livornese. La sua taglia non eccessivamente piccola (le femmine pesano attorno agli 800 gr. e i maschi attorno al chilogrammo) ne fece anche un polletto interessante e famoso per le sue squisite carni, celebrate dalle molteplici ricette toscane.
Con la fine della produzione, a livello “familiare”, dei selvatici, e l’avvento delle incubatrici amatoriali e professionali, la Gallina Mugellese fu costretta ad un declino crescente e velocissimo. Le incubatrici a buon mercato, le galline ovaiole e i broilers da carne presero la scena insieme al cambiamento dello stile di vita in campagna. La piccola Mugellese, che una volta popolava le aie toscane e che tutti conoscevano, divenne una razza relitta, sopravvissuta per caso e per rusticità in alcune zone isolate e in sporadiche case, dove la tradizione e l’amore per questo simpatico animale lo fece resistere al cambiamento.
La mia esperienza personale, fatta questa premessa, è costituita da molti viaggi nel territorio toscano, in particolare nelle province di Firenze, Grosseto e Siena. Purtroppo nel Mugello (a parte animali provenienti da due allevatori locali, che per scelte di allevamento ho reputato di non considerare nel programma di recupero) non ho trovato soggetti che rispondessero alla proposta di standard più accreditata e ai parametri di riferimento espressi da studi condotti presso l’Università di Agraria di Firenze. Ma questa è un’altra storia…
Un’altra storia che Maurizio ci racconterà nella prossima puntata di questo suo affascinante e appassionante excursus (suddiviso in quattro articoli) sulla Gallina Mugellese e la sua esperienza personale, assolutamente unica nel suo genere, di riscoperta e rinascita di questa razza. Seguiteci dunque nelle prossime uscite e se avete dubbi o domande in proposito, lasciatele qui sotto nei commenti e sarà proprio lo stesso Maurizio a rispondervi!
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Sapete dirmo dove si oossono trovate uova di Mugellese da incubare?
Buonasera Vittorio, potrebbe provare contattando direttamente l'autore dell'articolo Maurizio Pavone. Qui sopra trova la sua scheda con link al suo sito e alla sua pagina Facebook. In alternativa, se ci autorizza, pensiamo noi a passare privatamente a Maurizio l'indirizzo email con il quale ha lasciato il commento, pregandolo di contattarla.
Grazie, ci faccia gentilmente sapere come preferisce procedere.
Un cordiale saluto e buona giornata!
Buonasera, sarei interessato ad uova di mugellese, qualcuno saprebbe indicarmi? Grazie mille
Buonasera, può provare a contattare direttamente Maurizio Pavone, l'autore dell'articolo. Trova i suoi recapiti (facebook e sito) a fine articolo, nella schedina dedicata appunto all'autore. Un cordiale saluto e buona giornata.