Il verso del gallina – così come quello del gallo e dei pulcini – accompagna l’essere umano sin dalla notte dei tempi (come vi abbiamo raccontato nell’articolo dedicato al Gallus Gallus), ed è dunque quasi qualcosa di ancestrale che, potremmo dire, ci appartiene “biologicamente”. Un verso di animale che ci è stato familiare e quotidiano fino alla generazione dei nostri nonni e che forse, per la prima volta nella storia, sentiamo ora distante e sconosciuto.
I bambini di oggi, spesso, non hanno purtroppo neanche mai visto una gallina “dal vero” (figuriamoci se ne hanno sentito il verso!), e non di rado alcune persone ci suonano al campanello per chiederci gentilmente di poter far vedere le galline ai loro bambini piccoli.
Il pollaio, con tutti i suoi suoni, versi e canti, è qualcosa che negli ultimi quarant’anni si è allontanato dalla vita della stragrande maggioranza delle nuove generazioni, restando invece fortunatamente vivo e vegeto nelle zone rurali.
Da qualche anno però, si sta assistendo ad un’inversione di tendenza, e le galline stanno tornando pian piano a fare la loro comparsa anche in aree urbane, all’interno di giardini e orti; in questo contesto si tratta principalmente di galline ovaiole che grazie alla deposizione quasi quotidiana di uova, stanno diventando molto ambite da quella crescente fetta di popolazione sempre più attenta all’autoconsumo genuino e ad uno stile di vita più rispettoso della natura e ad un’alimentazione più sana.
Grazie anche ai bellissimi pollai in legno familiari che oggi si possono acquistare con facilità su internet e montare da soli a casa, diventa davvero facile per una famiglia decidere di allevare 2/3 galline per uso domestico, cosa questa che è anche importante da altri punti di vista, come ad esempio quello di fungere da pet-terapy (soprattutto per bambini e anziani) e inoltre di essere di aiuto nello smaltimento dei rifiuti umidi (sempre però con coscienza e attenzione a quella che deve essere la corretta alimentazione delle galline e a quei cibi che non devono assolutamente mangiare).
C’è poi anche un altro filone complementare a quello delle galline ovaiole per auto-consumo di uova (a proposito, trovate sul nostro sito tantissime ricette su come cucinarle), che è quello delle galline ornamentali, di cui fanno parte anche le “setose” come ad esempio le galline Moroseta (dette anche “silkie”), e che sono adatte a vivere anche in casa, esattamente come animali da compagnia al pari di gatti, cani e conigli.
E se in qualsiasi pollaio possiamo ascoltare vari versi differenti, c’è anche chi, poeta e scrittore italiano assai noto, ha dedicato alla gallina (e al suo verso) una bella poesiola.
Si tratta di Renato Fucini (1843 – 1921), noto anche con lo pseudonimo anagrammato di Neri Tanfucio, che tra i suoi tanti scritti, ne dedicò uno anche alla nostra “amica pennuta”, e straordinariamente, proprio anche da un punto di vista molto pratico, come lode a quel bel verso del “coccodè” che avvisa dell’uovo appena deposto, e tranquillizza quindi il contadino sul fatto che anche oggi si avrà di sicuro qualcosa (di buono) da mangiare!
Ecco dunque, in versi (poetici), la lode al verso del “coccodè” della gallina, che ha appena deposto l’uovo.
LA GALLINA
Io vi domando se si può trovare
un più bravo animal della gallina.
Se non avesse il vizio di raspare
ne vorrei sempre avere una vicina.
Tutti i giorni a quell’ora: – Coccodè
Corri a guardar nell’orto e l’uovo c’è.
E quando hai l’uovo in tasca, è assicurato
che per quel giorno non si muor di fame.
Te lo puoi mangiar crudo o affrittellato.
sbattuto a torta o intero nel tegame…
C’è chi vuoi gli ovi a ber, chi li vuoi sodi.
Si fanno insomma in cinquecento modi.
E non c’è caso! E lei? Sì – Coccodè!
Corri a guardar nel covo e l’uovo c’è!
Ecco dunque come Renato Fucini era disposto a sopportar il raspare tutto il dì delle galline pur di aver in cambio l’uovo, da cucinare in molti modi. E il poeta aveva esattamente ragione ad utilizzare il termine “coccodè” per indicare il verso della gallina che ha appena finito di deporre l’uovo, perché tra tanti, avrebbe potuto anche sbagliarsi!
Vediamo dunque di approfondire meglio tutti i “versi” che ci potrà capitare di ascoltare in prossimità di un pollaio.
In generale si usa dire che il verso della gallina è il chiocciare, ma un’affermazione di questo tipo è riduttiva, perché la gallina emette in realtà uno specifico verso, ognuno ben diverso dall’altro, a seconda della situazione in cui si trova e del suo stato d’animo.
La gallina emette il classico verso del chiocciare quando vuole esprimere un bisogno, ad esempio il bisogno di deporre l’uovo, il bisogno di uscire dallo spazio delimitato del pollaio per andare a razzolare fuori o il bisogno di cibo.
Nel video si può ascoltare il verso del chiocciare diffuso degli animali che vengono liberati al mattino.
Il verso del coccodè è un altro verso classico di tutte le galline (ad eccezione della gallina livornese, che invece, come è risaputo, fa “Dè, cocco!” 🙂 ), e quando lo si ode, molto probabilmente è perché la gallina ha appena fatto l’uovo!
Ascoltiamolo bene in questo video.
Ma perché una gallina fa coccodè dopo aver deposto l’uovo?
Questo apparentemente singolare comportamento è un retaggio antico di quando la gallina era un animale selvatico e ha la funzione di proteggere la propria prole (il proprio uovo appena deposto) dai predatori, in una maniera forse un po’… paradossale.
Infatti la gallina emette il verso del coccodè per dire alle altre galline che ha trovato un bel nascondiglio dove fare l’uovo, invitandole a fare altrettanto. In questo modo, nello stesso luogo, vi saranno più uova, e se un predatore dovesse trovarle, nella moltitudine il proprio avrebbe più chance di salvarsi.
Quindi è un istinto che tende a preservare il proprio uovo, anche a discapito di quello delle altre.
Inoltre, proprio il vocalizzo del “coccodè”, potrebbe in realtà richiamare l’attenzione di qualche predatore che si trovasse a passare nei dintorni… ma questa è la spiegazione scientifica.
Infine, un coccodè molto potente (urlato), lontano dal momento della deposizione, è da intendersi come un segnale di pericolo nelle vicinanze che minaccia il pollaio. Dunque, se vi capita di udire tale verso, intervenite subito!
Ebbene si, forse non lo sapevate, ma anche le galline “tubano” o “fanno le fusa”.
E’ un verso sommesso, come un brontolio sordo, davvero molto simile al suono delle fusa di un gatto, e le galline lo emettono se sono coccolate o prossime all’addormentarsi.
Ci sono poi altri versi emessi dalle galline, che non hanno un proprio nome specifico che li identifica, ma che, chi vive quotidianamente la realtà di un pollaio, conosce benissimo e sa riconoscere.
Ad esempio il verso di richiamo per la propria compagna (che risponderà se è nei paraggi), il verso di paura, di dolore o di curiosità. Anche la chioccia fa un verso molto particolare quando un pericolo (anche semplicemente la nostra mano) si avvicina alle sue uova o ai suoi pulcini.
Le galline sono un mondo affascinante e complesso, da scoprire con emozione giorno dopo giorno, anche attraverso i versi e i suoni che emettono, che dapprima ci potranno sembrare tutti uguali o comunque incomprensibili, ma che poi, con l’abitudine a stare insieme a loro, diventeranno messaggi comunicativi ben precisi e chiari.
Il gallo è famoso per il suo potente “chicchirichì” mattutino, che in realtà, poi, è facile udirlo anche durante l’intero arco della giornata.
In generale il maschio emette questi forti vocalizzi per ribadire la propria autorità di “gallo più forte” su quel determinato territorio (o pollaio), e dunque sul “possesso” delle galline (ne occorrono almeno 6/10 per ogni gallo, a seconda dalla razza).
Inoltre, da uno studio svolto in Giappone, si è appurato che in realtà il sopraggiungere dell’alba (e dunque il passaggio dalla notte al giorno), non è l’evento scatenante del canto, bensì il gallo fa chicchirichì per via di un “orologio interno circadiano” che lo stimola al vocalizzo anche in assenza di cambi di luce, in quanto collegato in realtà al rilascio di testosterone.
(Proprio però a causa di questo suo cantare alle prime luci del giorno, il gallo fu nella storia spesso “maledetto”, come animale che segnava il passaggio dall’ozio e dai piaceri del letto a quelli del lavoro. Ce lo spiega in modo illuminante la ricercatrice Rosa Ronzitti nel suo articolo intitolato proprio “Maledire il gallo”).
Infine, sempre dallo studio condotto in Giappone, sembrerebbe appurato che i galli predominanti più forti cantino per primi, mentre gli altri devono attendere il loro turno secondario.
Esistono poi razze di galli, come quella Denizli, famose per l’incredibile estensione temporale del loro canto, riuscendo ad emettere potenti “chicchirichì” anche della durata continua di 20 secondi.
Ecco qui sotto un esempio impressionante di “lungo canto” di gallo Denizli.
Arriviamo così all’ultimo abitante del pollaio, il piccolo e amorevole pulcino (ecco come nasce da cova naturale o da incubatrice) che, giunto al momento che può “pascolare” con la mamma chioccia, lo possiamo sentire emettere il classico e tenero verso del pigolio.
Bene, abbiamo esplorato nel dettaglio, con video di esempi reali, i tanti versi che è possibile udire all’interno di un pollaio e che pian piano, per chi ama questi animali e ci si abitua, diventano vera e propria musica (se siete curiosi e, oltre ai versi, volete anche sapere come funziona l’udito di una gallina, non perdetevi il nostro seguente articolo: L’udito delle galline: rumori, suoni… e musica nel pollaio!).
In altri casi però, purtroppo, questi “versi” possono invece diventare un “problema di buon vicinato” molto spinoso da affrontare, soprattutto nel caso di pollai in zone urbane… ma questa è un’altra storia!
E se avete aneddoti da raccontarci sui versi delle vostre galline, galli o pulcini, scriveteceli nei commenti qui sotto. Grazie, e buon pollaio a tutti!
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Io ho un galletto che non ha ancora fatto chicchirichi ma coccodè...
Buongiorno, quanti mesi ha?... E siamo sicuri che sia un gallo?...
Buongiorno, io ho un gallo che canta sempre forte al mattino presto (anche quando è ancora buio) e dopo pranzo. Stamattina però fa un verso completamente diverso, più rauco e meno potente. Devo preoccuparmi?
Grazie
Buonasera, lo tenga sotto osservazione e si accerti che non abbia anche altri sintomi che potrebbero essere ricollegati ad una malattia delle vie aeree. Se si accorge di latri sintomi contatti un veterinario.
Un cordiale saluto.