Non si sente molto spesso parlare dell’uropigio, eppure è una ghiandola abbastanza importante, che permette alle nostre galline (e non solo) di mantenere il proprio piumaggio impermeabile.
Spesso ci capita di vedere nel pollaio le nostre galline calme e rilassate mentre con il becco si “spucicchiano” tra le penne e le piume di tutto il corpo, grazie anche ad una mobilità del collo davvero eccezionale.
Ecco, con molta probabilità, quando vediamo le cocche impegnate in questo “lavoro” di pulizia e acconciatura del piumaggio, in realtà stanno distribuendo con cura sul manto proprio questa sostanza cerosa e isolante, prelevata dall’uropigio.
Grazie a questo abituale intervento, la pioggia (e l’acqua in generale) scivolerà via sul piumaggio senza inzuppare l’animale, con il grande vantaggio per le galline di restare sotto più asciutte, ed evitare quindi molte malattie da raffreddamento.
Ma vediamo meglio, nel proseguo dell’articolo, come funziona questa ghiandola. Intanto, prima di proseguire, guardate attentamente nel video qui sotto cosa fa questa gallina…
L’uropigio (o ghiandola dell’uropigio, o ghiandola uropigetica) è situato alla base della coda, in posizione dorsale, ed è proprio da tale collocazione che prende etimologicamente nome (dal greco ourá, coda, e pygaîon, deretano).
Secondo quanto ci tramanda la storia, fu apparentemente l’imperatore Federico II, nel suo trattato del XIII° secolo sulla falconeria, a parlare per primo della funzione della ghiandola uropigea degli uccelli. Egli credeva che non solo servisse a lubrificare il piumaggio, ma che fornisse anche un veleno il quale veniva introdotto dagli artigli di falchi e gufi nelle loro prede, in modo da portarle ad una morte più rapida. (Tuttavia, studi successivi sulla natura tossica della secrezione della ghiandola uropigea, non hanno trovato prove a sostegno di questa tesi.)
L’uropigio è una voluminosa ghiandola tubulare a secrezione esterna, dalla consistenza dermatica e situata, come abbiamo visto, nella regione del codrione*.
*(Il codrione è la parte estrema della colonna vertebrale di alcuni animali, e in particolare il coccige degli uccelli, che sostiene la coda.)
La ghiandola dell’uropigio, quando stimolata dalla frizione del becco, elabora un secreto sebaceo che, dopo la confluenza del condotto ghiandolare di destra e di sinistra, sfocia all’esterno attraverso un unico dotto escretore terminale, il quale si apre in un rilievo della cute che prende il nome di papilla.
La sostanza prodotta dall’uropigio viene distribuita con il becco su tutto il piumaggio, rendendolo impermeabile e assai protetto da umidità e pioggia.
Le molecole che costituiscono questa sostanza si incastrano l’una all’altra, formando così un sottilissimo strato continuo, che va a ben ricoprire e isolare le penne.
L’uropigio è assente in uccelli che vivono in zone della terra molto aride e desertiche, e al contrario è invece molto sviluppato in uccelli acquatici e anatidi (come ad esempio anatre e oche; vedi video sottostante). In altri volatili ha dimensioni molto ridotte e spesso la funzione protettiva viene assolta dal pulviscolo che si forma quando le parti terminali delle penne si scompongono in finissime particelle di cheratina.
Per approfondire la conoscenza sulla composizione chimica della sostanza secreta dall’uropigio ci facciamo guidare dalle parole dal seguente paragrafo, estrapolato dal sito Summa Gallicana:
“[…] Ma torniamo ai componenti del secreto dell’uropigio. Considerando i vari strati di cellule epiteliali dalle quali questa ghiandola è tappezzata, essa è istologicamente simile all’epidermide. Le gocce di lipidi cominciano a formarsi nelle cellule dello strato basale e vanno progressivamente raggruppandosi tra loro, formando così delle strutture globulari di dimensioni sempre maggiori. Tuttavia, siccome queste cellule non vanno incontro a cheratinizzazione, esse vengono completamente dissolte da parte dei lisosomi, verificandosi così una secrezione di tipo olocrino. I principali costituenti idrofobici sono rappresentati da sostanze ceruminose costituite da lunghe catene alifatiche e da omologhi complessi di acidi grassi ramificati nonché da alcoli. Vengono prodotti lipidi sia saponificabili che non saponificabili. Le specie acquatiche hanno ovviamente bisogno di una quantità maggiore di sebo, e la loro secrezione può contenere maggiori quantità di triacilgliceroli.
I componenti chimici, oltre a proteggere la cheratina dai fenomeni di sfaldamento, sono anche dotati di azione antimicrobica e antifungina. Come accade per le ghiandole sebacee dei mammiferi, è possibile che anche l’uropigio sia sotto controllo ormonale.”
La sostanza secreta dall’uropigio dunque, oltre a proteggere l’animale dall’umidità, assolve anche ad altri compiti, come quello di fungere da anti-batterico e anti-micotico, e di preservare la salubrità e la flessibilità delle penne.
Anche il classico “profumo” delle nostre galline, che a molti di noi piace, sembra essere dovuto proprio a tale sostanza e pare possa assumere un ruolo importante anche nella comunicazione olfattiva tra gli animali di un gruppo.
Uno dei primi studi in tal senso è dei coniugi ricercatori Hirao, Aoyama e Sugita (2009, The Role of uropygial gland on sexual behavior in domestic chickens Gallus gallus domesticus), che hanno dimostrato come nel pollo domestico, la femmina influenzi il comportamento sessuale dei maschi attraverso l’olfatto, proprio grazie all’olio secreto dal suo uropigio.
Si ritiene inoltre che l’olio dell’uropigio abbia anche delle proprietà benefiche per il mantenimento dell’integrità del becco e della pelle squamosa dei tarsi.
È stato anche ipotizzato che tale sostanza possa contenere un precursore della vitamina D; questo precursore viene poi convertito in vitamina D dall’azione della luce solare e quindi assorbito attraverso la pelle.
Infine, anche la congettura che l’olio secreto dall’uropigio della chioccia possa impregnare le uova covate e fornire così informazioni sugli odori ai pulcini che sono ancora allo stadio embrionale, sembra incontrare il favore scientifico.
Vi lasciamo con questo splendido video in cui, grazie all’esempio della mamma, anche i pulcini imparano a curare il proprio piumaggio… probabilmente scoprendo l’esistenza e la funzionalità del loro uropigio per la prima volta! 🙂
E ora… tutti a controllare “dal vivo” la proprie galline alla ricerca dell’uropigio! 🙂
Fateci sapere!!
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Interessante ????
Quest'anno ci sarà il convegno sulla livornese?
Buongiorno Alex, grazie per l'apprezzamento dell'articolo. Anche quest'anno si, il convegno sulla gallina livornese ci sarà, presso il Museo di Storia del Mediterraneo di Livorno in data 25 Gennaio. Seguendo il nostro sito e la nostra pagina facebook avrà a breve ulteriori informazioni. Un cordiale saluto e auguri di buon anno!
Salve
Bellissimo articolo. Volevo chiedervi se anche le legbar hanno l'uropigio considerato che l araucana non lo ha. Grazie
Salve, si, la cream legbar è dotata di uropigio.
Articolo molto esaustivo, come tutti i vostri articoli.
So che qui si parla prettamente di galline ma sapete dirmi se anche il tacchino è provvisto di uropigio?
Sono arrivata qui proprio facendo tale ricerca ma non riesco a trovare risposta dul web.
Grazie!
Ciao, si certamente, anche i tacchini (come appunto le galline e altri galliformi) hanno l'uropigio, più grande nei maschi e un po' più piccola nelle femmine. Buona Befana!
Grazie per la gentile risposta e buone feste!