Le galline, sono più intelligenti di noi???? ……Di noi che andiamo al supermercato a comperare verdure belle e grandi, ma insipide, pallide e fuori stagione, e che invece calpestiamo con indifferenza le erbe selvatiche, quando addirittura non le distruggiamo chiamandole “malerbe” (erbacce).
Gli stessi dizionari forniscono la seguente definizione di malerba:
“Definizione malerbologica:
è infestante ogni pianta o vegetazione, esclusi i funghi, che interferisce
con gli obiettivi dell’uomo”
“Definizione ecologico-economica:
le malerbe sono piante adattate agli habitat modificati dall’uomo e che
interferiscono con le attività umane”
Si, è vero, infestano le coltivazioni ed è certo più facile eliminarle subito, prima addirittura che nascano: il prezzo che si paga però all’agricoltura intensiva e all’abbondanza è la perdita della biodiversità e la scomparsa di piante preziose che hanno fatto la storia della nostra etno-medicina e che le ricerche scientifiche attuali confermano avere in abbondanza nutrienti preziosi : vitamine, minerali, oligo-elementi, fibre e soprattutto ricche di elementi extra-nutrizionali che sviluppano in abbondanza proprio perché vegetano allo stato selvatico.
Questi fattori di crescita (proprietà derivante dalla disponibilità di auxine) e di protezione della pianta stessa si comportano nel nostro organismo come protettivi e potenziatori delle difese immunitarie… e le galline lo sanno!
Le galline amano razzolare nei campi incolti, lungo gli argini su cui abbondano le piante selvatiche beccando qua e là, scegliendo con apparente casualità una foglia o un semino.
Oltre a questa spontanea fonte di nutrienti preziosi (che le galline possono trovare disponendo di un “Prato di erbe spontanee per galline ovaiole ruspanti“), sono circa 100 le piante che venivano usate in Toscana per la cura degli animali e la prevenzione addizionandole al cibo, soprattutto con una funzione antibiotico-simile e antiparassitaria.
In tal senso, sono testi di riferimento bibliografici per il settore dell’etno-botanica veterinaria i seguenti due volumi:
Il sapere erboristico per un’ottimale gestione del pollaio si traduce quindi in “cibo e cura insieme”: per esempio l’ortica (Urtica dioica) mescolata alla crusca è un pastone vitaminico e i semi incrementano la produzione di uova e anche il romice (Rumex acetosa) è un buon ricostituente.
La macerazione della corteccia di Frassino orniello, noto anche come “albero della manna” (Fraxinus ornus), unita anche a quella di sambuco (Sambucus nigra) aumenta la produzione di uova e cura il “calcinaccio” del pulcino.
I parassiti sono sempre stati un fastidioso problema e secondo la tradizione le foglie dell’ontano (Alnus glutinosa) si mettono nel pollaio per cacciare i pidocchi, così come si spargono i semi essiccati e macinati dell’evonimo (Evonymuseuropaeus) e si appendono le foglie essiccate del sambuco (Sambucus ebulus).
Il finocchio acquatico (Oenanthe pimpinelloides) serve per curare il gonfiore di stomaco delle galline, cosi come le foglie del frassino (Fraxinus excelsior) e la linfa che sgorga da incisioni fatte sulla corteccia che mescolata al pastone si comportano come disinfettante intestinale e le foglie del papavero (Papaver rhoeas) aggiunte al mangime hanno effetto lassativo.
Un incredibile e preziosissimo campionario di rimedi naturali per la cura e il benessere delle nostre galline che non deve assolutamente andare perduto.
Ringraziamo di cuore Tatiana per aver accettato di contribuire al nostro sito con questo articolo ricco di profondo sapere, derivante da una vita “sul campo” (è proprio il caso di dirlo!) dedicata allo studio e alla pratica del potere medicale delle piante. A tutti noi adesso farne buon uso per il la salute dei nostri animali.
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