Queste le parole usate da Piero Angela in Superquark del 30 luglio 2015 per descrivere la zona archeologica di Poggio Imperiale:
“La parola archeologia ci fa subito venire in mente uno scavo polveroso con esperti che, con un pennellino, tentano di estrarre dal suolo un prezioso frammento del passato. C’è tuttavia un altro tipo di archeologia, quella sperimentale, che segue una via diversa. Ricostruire, oggi, gli oggetti del passato, ma con tecnologie antiche, per capire come lavorassero o anche vivessero gli artigiani del passato o come combattessero i soldati.”
“O – potremmo aggiungere noi di TuttoSulleGalline.it – per capire come fosse realizzato un pollaio nel medioevo”.
L’Archeodromo è una sorta di “museo a cielo aperto” dove, sperimentalmente, viene ricostruita la vita dell’uomo, dalla preistoria ai nostri giorni. Le ricostruzioni archeologiche sono assolutamente “scientifiche”, basate cioè sui dati emersi dalle campagne di scavo e dalle varie ricerche; oggi gli archeodromi sono un modello di riferimento nel campo della ricerca scientifica in Italia e in Europa.
L’Archeodromo di Poggibonsi ospita visite guidate e laboratori di archeologia sperimentale, guidati da operatori specializzati e professionali.
L’Archeodromo è inoltre la cornice naturale di suggestivi eventi storico-culturali oltre che di percorsi formativi rivolti alle scuole… per una full immersion nell’alto medioevo.
(Per info approfondite sull’Archeodromo di Poggibonsi si consiglia la visita del sito web ufficiale: www.archeodromopoggibonsi.it)
Il primo step realizzativo dell’Archeodromo di Poggibonsi è stato inaugurato ad Ottobre 2014, e nel Gennaio 2016 è stato completato anche il secondo.
L’Archeodromo di Poggibonsi è un progetto che persegue la ricostruzione in progress delle 17 strutture ritrovate durante gli scavi relativi ad un villaggio di periodo carolingio.
Ad oggi sono già stati edificati la longhouse (la grande abitazione della famiglia padronale), una capanna contadina con aia e pollaio, la forgia del fabbro, un forno da pane, due pagliai e l’orto; ad essi si aggiungono alcune tettoie provvisorie per attività artigianali ma destinate a essere sostituite da altre strutture.
Nel corso dei prossimi anni l’Archeodromo sarà dunque ulteriormente ampliato, con la fedele ricostruzione di molte altre “capanne”, dalla macelleria al granaio, dagli alloggi dei dipendenti alla fornace da ceramica, e via via a tutte le altre strutture accessorie per quelle attività economiche incentrate sullo sfruttamento agricolo dei terreni circostanti e sull’allevamento.
L’Archeodromo è dunque la Storia dell’Alto Medioevo che ritorna in vita oggi e grazie al quale possiamo toccare e apprendere con mano, empiricamente, la vita dei nostri lontani antenati: dove abitavano, come vestivano, che lavori facevano, cosa mangiavano e come trascorrevano le loro giornate.
Una piccola comunità di contadini ed artigiani che, intorno alla grande casa padronale, svolgevano le loro mansioni secondo gli ordini del dominus. Il fabbro forgiava armi ed attrezzi, il falegname intagliava il legno, il correggiaio lavorava il cuoio ed il fornaio macinava il grano e preparava il pane.
All’interno della casa, la tessitrice al telaio lavorava con i filati colorati nella bottega del tintore; nell’orto intanto si coltivava la terra e nel pollaio si realizzavano piccole opere di manutenzione e riparazione a garanzia della sicurezza del gallo e delle galline.
Nella zona archeologica di Poggio Imperiale è stato ricostruito un pollaio “a palafitta” così come in uso nell’Alto Medioevo; la caratteristica di maggior rilievo di tale costruzione, ovvero di essere realizzata appunto su palafitta, denota la necessità di tenere il posatoio in posizione elevata per cercare di tenerlo il più al sicuro possibile da eventuali predatori. Nella ricostruzione, il pollaio è ubicato nell’aia della corte di Ermenentude (una degli “abitanti” dell’Archeodromo).
Del pollaio possiamo dunque ammirarne la struttura (impreziosita da un colmo ornamentale che sembra quasi presagire le banderuole segnavento a forma di gallo) e comprenderne al meglio le modalità di gestione.
E’ possibile anche prendere visione dei dettagli costruttivi del pollaio arrampicandosi un poco sulla rampa di accesso all’interno della struttura delle “medievaleggianti” galline ovaiole.
Gli abitanti del villaggio dimostrano come effettuare i più importanti interventi di manutenzione al pollaio (soprattutto interventi di riparazione a seguito di forti burrasche o forti venti).
Per “popolare” la ricostruzione del pollaio medievale, riportiamo di seguito alcune meravigliose illustrazioni estratte dall’approfonditissimo articolo pubblicato sul sito Summagallicana.it e intitolato “Manoscritti medievali contenenti il Gallo e la Gallina nonché il Cappone“.
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