Da alcuni anni è in atto un processo di riavvicinamento delle galline all’ambito della vita quotidiana domestica e familiare, anche in contesto urbano, con casette situate in parchi e giardini privati.
Le galline hanno convissuto con l’uomo per migliaia di anni (vedi l’articolo dedicato: gallina e pollaio nell’evoluzione del rapporto tra uomo e animale domestico) e soltanto dall’ultimo dopoguerra in poi, con l’avvento dei grandi allevamenti intensivi e lo spopolamento delle campagne, questo animale ha cominciato ad allontanarsi da noi, fino ad arrivare ai giorni nostri in cui molti bambini, paradossalmente, neanche hanno mai visto “dal vivo” una gallina.
Fortunatamente, come dicevamo in apertura di articolo, da alcuni anni si sta riscontrando una riscoperta della gallina come animale domestico e pet (animale da compagnia), proprio come cani, gatti e conigli, con il plus non indifferente che le cocche sono anche in grado di regalarci tante ottime uova fresche e genuine con cui possiamo preparare squisite e salutari ricette.
Ed è proprio questo il fulcro attorno al quale, nella stragrande maggioranza dei casi, ruota l’interesse di sempre più persone verso l’allevamento domestico di poche galline ovaiole: cibarsi delle proprie uova senza dover acquistare quelle prodotte nei grandi allevamenti industriali, i quali, anche da un punto di vista etico e di benessere degli animali, sono oramai diventati, per ampia parte dell’opinione pubblica, non più tollerabili.
In questo rinnovato trend, di passione per un’avicoltura “in piccola scala” e a misura di giardino, si inserisce anche il commercio dei piccoli pollai familiari, casette adatte per 4/5 galline e progettate con un’estetica molto gradevole, perfette per fare bella figura di sé anche come accessorio da esterno in contesti urbani.
Qui in Italia questo trend è molto recente (da circa 5/6 anni), ma nei paesi anglosassoni l’allevamento domestico di galline parte addirittura dagli anni ’90 del secolo scorso ed ad oggi è una realtà affermatissima, così come in Francia e in Canada (basti ricordare il progetto sviluppato a Toronto per tenere galline in giardino).
In particolare, in Inghilterra, fu la disegnatrice di moda ed illustratrice per l’infanzia Francine Raymond a sdoganare questo tipo di hobby con la pubblicazione, nel 1998, di un piccolo libretto dal titolo “Keeping a few Hens in your Garden” (Come allevare poche galline nel tuo giardino) che, inaspettatamente, diventò un vero best-seller nel suo settore.
Il fatto che da molto più tempo, nei paesi anglosassoni, venga praticato l’allevamento domestico delle galline, ha fatto si che si sviluppasse attorno ad esso anche tutto un mercato di accessori e casette che qui in Italia si sta affacciando soltanto in tempi recentissimi, soprattutto con pollai in legno e pollai in metallo. Ma all’estero, da diversi anni, ci sono anche i pollai in plastica ad andare molto forte, soprattutto quelli a marchio Omlet, con il loro storico prodotto di punta EGLU, presente da un paio di anni anche sul mercato italiano (con tutta la gamma degli accessori annessi), ma ancora non così diffuso come negli altri paesi.
Il pollaio di plastica Omlet fu ideato da quattro studenti del Royal College of Art e la sua produzione commerciale è iniziata nel 2004; oggi, a 15 anni di distanza, la Omlet vende praticamente in tutto il mondo. L’intuizione alla base di questo successo fu quella di puntare su un prodotto creato appositamente per i giardini: carino da vedere, dal design moderno, leggero e soprattutto facile da pulire.
“Volevamo cambiare il modo in cui le persone concepivano il tradizionale allevamento delle galline, avvicinandole ai giardini e mostrando a tutti come un tale hobby potesse essere sicuro, igienico e adatto anche ai bambini” – racconta Johannes Paul, uno degli inventori di Eglu.
“Le uova – prosegue Johannes – restano la principale attrazione, in quanto sempre più persone si fidano sempre meno della catena alimentare industriale; la necessità di oggi è di sapere con certezza da dove proviene il cibo e di mangiare in modo sano.”
(Una curiosità: Glasgow, è la ricetta del Regno Unito che nel 2018 ha avuto il maggior incremento di vendite di pollai Eglu, ben un + 1.400% rispetto ai 12 mesi precedenti.)
Dopo aver visto un po’ di storia sulla nascita e diffusione dell’allevamento domestico e familiare di galline, passiamo a concentrarci su uno specifico aspetto in particolare, ovvero la casetta delle nostre cocche.
Al netto di coloro che sono in grado di auto-costruirsi un pollaio (vedi l’articolo sul pollaio fai da te) o di riadattare piccoli edifici e strutture già esistenti a tale scopo, in Italia, per ciò che riguarda l’acquisto di quelli prefabbricati, vanno sicuramente per la maggiore i pollai in legno, ma è bene precisare che in commercio esistono anche i pollai in ferro e pollai in plastica, quest’ultimi al momento davvero ancora poco diffusi (le differenze tra pollaio in legno, in ferro, in plastica e in cemento saranno oggetto, a breve, di un altro articolo).
E siccome i pollai in plastica non sono ancora così conosciuti come gli altri, oggi vogliamo parlarvi dei “pro” e dei “contro” proprio di tali casette, prendendo a prototipo il pollaio “Eglu Cube” della Omlet che, nel suo settore, è quello più diffuso al mondo (non mancano comunque altre aziende, come ad esempio la Norvet che di recente ha pubblicizzato alla fiera di “Vita in Campagna” il pollaio in plastica Hampel).
Il pollaio in plastica, rispetto a quelli in legno, è sicuramente più leggero, facile da montare (non ha bisogno di viti) e soprattutto facile da pulire e igienizzare.
La superficie della plastica (così come quella del metallo) non è porosa e assorbente come quella del legno, e dunque, è certamente molto più adatta ad essere lavata ed asciugata velocemente (anche i tempi di asciugatura non sono da sottovalutare, in particolar modo se vivete in un luogo dal clima umido e dai lunghi inverni).
Il legno è però un materiale “vivo” ed è naturalmente traspirante, cosa che invece la plastica non garantisce, e se non c’è una perfetta ventilazione all’interno, è probabile che lungo le pareti si creino delle condense d’acqua, e dunque un ambiente un po’ troppo umido, non indicato per le galline. Ma il pollaio EGLU CUBE, sotto questo aspetto, garantisce una perfetta areazione del “locale”.
La superficie della plastica è sicuramente molto migliore del legno anche per ciò che riguarda il suo essere refrattaria ad ospitare acari e pidocchi pollini; essendo dura ed uniforme, e non presentando dunque porosità, fessure o schianti, i piccoli e dannosi animaletti hanno vita molto più difficile nel sopravvivere in un tale ambiente.
Per quanto riguarda poi la possibilità di intervenire con modifiche personali sulla casetta acquistata, in questo caso il pollaio in legno è sicuramente più “malleabile” di quello in plastica, anche se comunque si deve fare attenzione a mantenere, dopo la nostra personalizzazione, la stabilità e l’impermeabilità della struttura. Diciamo comunque che, in generale, non è così comune trovare persone che si mettano a modificare il pollaio in legno appena acquistato.
Questi, dunque, i principali “pro” e “contro” di un pollaio in plastica. A seguire vi lasciamo in visione di un primo video di Matt “The Farmer” che ha sperimentato in prima persona proprio il pollaio a firma Omlet di cui abbiamo parlato e può darvi qualche spunto in più ancora su quanto detto fino a qui, soprattutto sul montaggio e sulla qualità dei materiali, robusti ed isolanti, sia dal caldo che dal freddo (l’Eglu Cube è infatti realizzato in polimeri ad alta efficienza energetica, seguendo le più moderne tecniche di produzione e alla fine della sua vita potrà essere riciclato al 100%; l’isolamento termico si basa su una tecnica simile a quella dei “doppi vetri” e la ventilazione interna è appositamente progettata per far circolare l’aria senza spifferi, dannosi per la salute delle galline).
(Precisiamo, come facciamo ogni volta, che le galline non devono essere tenute sempre dentro al piccolo recinto; gli animali devono poter razzolare liberi tutto il dì e solo per brevi periodi o in caso di necessità restare chiusi all’interno della corsa.)
In questo secondo video potrete invece vedere un esperimento condotto questo inverno in Germania che mette a confronto un tradizionale pollaio in legno con l’Eglu Cube proprio sulla tenuta termica in caso di freddo intenso.
Bene, finisce qui il nostro articolo dedicato ai “pro” e “contro” dei pollai in plastica da giardino. Speriamo di averti dato tutte le informazioni oggettive per poter scegliere in maniera più consapevole cosa è meglio per te e per le tue galline rispetto al contesto ambientale in cui andranno ad essere inserite.
Infatti, secondo noi, non c’è in assoluto un pollaio migliore dell’altro, ma è fondamentale studiare bene il luogo entro il quale andrà ad essere inserito il pollaio, gli eventi meteorologici a cui sarà sottoposto, la nostra capacità di tempo da dedicare agli animali e la tipologia degli animali stessi che andremo ad allevare.
Se vuoi saperne ancora di più sul pollaio in plastica “Eglu Cube”, conoscere tutte le specifiche tecniche e leggere le recensioni di chi già lo acquistato, ti consigliamo di prendere visione del prodotto alla sua pagina ufficiale.
Se già utilizzi un pollaio in plastica, raccontaci nei commenti qui sotto la tua esperienza, se corrisponde o meno a quello che abbiamo scritto nell’articolo e se lo consiglieresti ad altri interessati ad allevare galline in modo domestico.
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Io utilizzo un pollaio Eglu cube da 3 anni e mi rrovo molto bene.
È dotato di ruote per lo spostamento e di un reconto da 3 metri per 1.5 metri. Ho 4 gallune che sono felicissime di vivere li.