Sarà che siamo nati (e continuiamo a vivere) sul mare, ma quegli affusolati ossi di seppia, bianchissimi, e dall’aspetto quasi alieno, hanno da sempre suscitato in noi un fascino incredibile.
Camminando lungo le spiagge non è difficile imbattersi in questo coriaceo “oggetto del mare”, anima interna di una seppia che fu, quasi dunque una sorta di candida vestigia, che racconta, tra conchiglie, sabbia e salmastro, storie di fondali marini e vita animale subacquea.
Gli ossi di seppia noi li abbiamo sempre raccolti, fin da bambini, dunque molto tempo prima di possedere un piccolo pollaio domestico e delle galline come amiche di casa…
E dunque quale felice sorpresa nel vedere che anche le cocche condividevano con noi tale irresistibile fascinazione per questo strano agglomerato calcareo, anche se la loro era una passione più famelica… adoravano beccarli! 🙂
Ricordiamo distintamente la prima volta che, per sperimentare, con le nostre prime galline, provammo ad allungare loro un osso di seppia trovato la mattina sul mare. Come sempre si avvicinarono curiose, e dopo qualche verso sommesso di studio dello strano oggetto, cominciarono ad “assaggiarlo”, e la cosa piacque loro parecchio. Improvvisamente fummo assaliti però dal dubbio che potesse essere rivestito di troppo salmastro (e dunque di sale, un alimento assolutamente nocivo per le galline… e in realtà anche per noi umani!), e così corremmo alla fontanella del giardino per sciacquarli sotto l’acqua dolce corrente.
Da quel momento in poi, ogni qual volta che troviamo degli ossi di seppia, li mettiamo in tasca come regalo per le nostre galline.
Sicuramente, almeno a livello poetico e artistico, non siamo i soli ad essere sempre stati affascinati dagli “ossi di seppia”. Il grande poeta Eugenio Montale ha intitolato proprio Ossi di Seppia la sua raccolta più famosa di poesie (pubblicata nel 1925), mentre, in tempi più recenti, il cantautore Mannarino ha intitolato una sua canzone “Osso di Seppia”.
Ma …e nel mondo delle galline invece?
La seppia [lat. sēpia, dal gr. σηπία, der. di σήπω «imputridire», con riferimento all’odore] è un mollusco cefalopode largamente diffuso nelle acque temperate e tropicali di tutta la Terra e si nutre principalmente di granchi, gamberetti e piccoli pesciolini.
Le seppie più grandi possono arrivare ad essere lunghe circa 50 cm e pesare anche 12 chilogrammi; sono dotate di una sacca piena di inchiostro che viene espulso nell’acqua quando l’animale si sente minacciato, e soprattutto, presentano una “conchiglia interna” detta appunto osso di seppia.
L’osso di seppia (detto anche sepion o sepiostario) è la caratteristica conchiglia interna calcarea delle seppie. Di forma ellissoide, biconvessa, con margini affilati, è costituita per l’85% circa di carbonato di calcio, da fosfati, da sostanza gelatinosa e da acqua (queste due ultime non più presenti quando l’osso viene rinvenuto spiaggiato sull’arenile).
Grazie alle variazioni di volume del gas racchiuso al suo interno, l’osso di seppia consente all’animale di regolare la propria galleggiabilità durante il nuoto subacqueo.
Questo è quanto riporta Wikipedia in riguardo all’utilizzo dell’osso di seppia:
“L’osso di seppia è spesso utilizzato come integratore nella dieta degli uccelli in cattività, in quanto, grazie all’elevato contenuto di carbonato di calcio, contribuisce alla fortificazione delle ossa ed è essenziale per i soggetti in cova, favorendo la formazione del guscio delle uova.”
Se andiamo a rivedere l’articolo sulla corretta alimentazione delle galline ovaiole indicavamo il grit (gusci di ostrica tritati) come un ottimo integratore di calcio, già mischiato assieme a piccoli sassolini che fungono da “elementi trituratori” che facilitano la digestione.
(Se siete interessati ad approfondire l’argomento del mangime per galline vi suggeriamo la lettura anche di questi altri articoli: Mangimi per galline ovaiole: quali alimenti usare e come miscelarli, Mangimi biologici per galline, Mangimi per animali Raggio di Sole dal 1942).
Dunque, come il grit, anche l’osso di seppia può essere triturato nel mangime delle nostre galline per dare loro un boost di calcio, elemento importantissimo nella dieta delle nostre cocche, come vedrete nell’interessantissimo e imperdibile paragrafo seguente.
Suggeriamo di sciacquare bene gli ossi di seppia e di lasciarli un po’ in ammollo nell’acqua dolce prima di somministrarli sbriciolati alla galline, in modo da eliminare il sale. Forse non saranno una fonte preziosa come le ostriche tritate ma costituiscono sempre un buon apporto di calcio naturale.
Riportiamo qui di seguito un interessantissimo estratto dell’articolo pubblicato sul sito WattAgNet.com e tradotto in italiano qui su come funziona l’assorbimento del calcio nel galline (fondamentale per il guscio delle uova e le ossa).
“Per quanto riguarda i livelli dietetici, la maggior parte mangimi destinati alle galline ovaiole sono formulati con livelli di calcio tra il 3% e il 4%. Sebbene possa sembrare un valore eccessivo, si deve notare che un guscio d’uovo contiene circa 2 grammi di calcio, una gallina consuma circa 100 grammi di mangime al giorno, e l’efficienza di utilizzo del calcio presente nei mangimi è di circa il 50%.
Le galline ovaiole più giovani hanno una migliore efficienza nell’estrazione del calcio dalla loro alimentazione ma, con l’età, questa efficienza diminuisce. Così, le diete destinate a galline più vecchie devono contenere livelli di calcio leggermente più alti che, in alcuni casi, potrebbero raggiungere il 4,5%.
Se una gallina riceve meno calcio rispetto alle sue esigenze quotidiane, utilizzerà le sue riserve ossee. Questo metodo però potrà sostenere la produzione di uova solo per un paio di giorni e comporterà la produzione di uova con un guscio più sottile e morbido. Ma se le riserve non sono ricostituite la deposizione delle uova si fermerà. A lungo termine, tale deficienza comporterà una grave fragilità ossea dell’animale.
Tuttavia non è neanche positivo nutrire le galline ovaiole con una quantità eccessiva di calcio solo per assicurarsi che non ne restino mai a corto. Troppo calcio produce molti effetti negativi, tra cui l’insufficienza renale, visto che i reni sono l’organo attraverso il quale viene eliminato l’eccesso di calcio.
La gallina riceve la maggior parte della sua razione quotidiana di cibo la mattina presto, in modo da non interferire con la deposizione delle uova, che avviene subito dopo.
Il calcio presente nel mangime viene assorbito in circa 30 minuti e viene utilizzato per ricostituire le riserve ossee. Tuttavia, la più elevata richiesta di calcio avviene durante le ore notturne, durante le quali si intensifica la calcificazione del guscio.
In queste ore, la gallina si basa sulle proprie riserve ossee e su ogni residuo di calcio presente nel suo stomaco. Questo è il motivo per cui qualche volta vengono forniti supplementi di calcio anche nel tardo pomeriggio (oppure si usa una granulometria grossolana del calcare per ridurre il suo tasso di assorbimento).
Il calcare finemente macinato (meno di 1 mm di diametro) viene assorbito immediatamente dopo che è stato consumato. Le particelle più grandi rimangono invece all’intero del tratto gastrointestinale più a lungo, in quanto non sono facilmente lavorabili.
Considerando però che per ricostituire le riserve di calcio delle ossa è opportuno somministrare calcare finemente macinato, le particelle grossolane sono ideali per fornire calcio durante le lunghe ore di buio. La maggior parte degli esperti consiglia un rapporto di 60:40 tra calcare grossolano e calcare finemente macinato.
Affinché il calcio sia assorbito, in primo luogo deve essere sciolto nell’intestino. Così, anche la sua solubilità riveste un ruolo importante, cosa questa che dipende dal pH intestinale della gallina, dalla conformazione fisica dei granuli e dalla loro dimensione. Questo è il motivo per cui alcune diete per ovaiole, soprattutto in tarda età, possono contenere acidi organici.”
Bene, si conclude qui questo articolo dedicato all’osso di seppia (la parta più poetica e romantica) come integratore nell’alimentazione delle galline, e a come funziona organicamente l’assorbimento del calcio (la parte più scientifica).
Se avete esperienze da raccontaci in merito a questo argomento e/o problematiche che avete vissuto, non esitate a scriverci nei commenti qui sotto.
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Buongiorno, se io lasciassi a disposizione delle galline un osso di seppia in maniera che si regolino da sole?
Ho notato che le uova hanno un guscio piuttosto fragile che si sbriciola facilmente.
Grazie
Ilaria
Buonasera Ilaria, lasciando l'osso di seppia intero a disposizione è difficile che lo mangino; possono dargli qualche beccata "di curiosità" ma poi lo lascerebbero lì perché non è per loro una cosa appetitosa. Meglio sbriciolarlo e mescolarlo al mangiare. Un cordiale saluto