Per poter prevenire o ridurre l’aggressività dei galli (specie laddove il loro comportamento sfoci in attacchi pericolosi), è possibile tentare la messa in pratica di alcuni approcci che potrebbero anche essere risolutivi (almeno in alcuni casi); gli accorgimenti di seguito descritti sono il frutto di testimonianze empiriche e valutazioni di buon senso che possono essere tentate senza alcuna controindicazione, né per il gallo né per noi.
Lo scopo ultimo di queste metodologie è riuscire a farci percepire dal gallo come superiori a lui nella scala gerarchica, facendo in modo che questo ci dia la possibilità di trovare un punto di equilibrio in termini di rispetto reciproco.
E’ però da fare una prima doverosa raccomandazione relativa ai bambini: i bambini dovrebbero sempre essere tenuti a distanza dai galli aggressivi, a meno che un adulto non sia lì con loro a sorvegliare la situazione (i bambini non possono avere totale consapevolezza di come ci si debba rapportare di fronte ad un animale suscettibile e aggressivo come un gallo che, nei confronti di “un cucciolo di umano”, può rivelarsi davvero molto pericoloso).
Speriamo, nel proseguo dell’articolo, di dare una risposta (e una speranza) a tutti coloro che si trovano nella difficile situazione di dover gestire uno o più galli eccessivamente aggressivi, sia nei confronti dell’allevatore che di altre persone.
Per cercare di arginare e correggere l’eccessiva aggressività di un gallo, dobbiamo in primo luogo comprenderne quale ne sia l’origine.
In natura, il compito primario di un gallo è quello di difendere il proprio gruppo di galline da possibili rivali (altri galli) in cerca di femmine con cui accoppiarsi (che significa prosecuzione della specie secondo la linea genetica del più forte).
Proprio per questo motivo, l’aggressività di un gallo aumenterà con molta probabilità durante la primavera-estate, ovvero nel periodo più favorevole all’accoppiamento e alla riproduzione.
Un gallo aggressivo può scagliarsi contro una persona (adulto o bambino) dopo averla rincorsa e attaccando con beccate, unghiate e speronate. E non cesserà di rincorrerci fino a quando, secondo lui, non rappresenteremo più una minaccia per le sue galline.
Prima che il gallo decida di sferrare il suo attacco, di solito possiamo riconoscere alcuni movimenti caratteristici di “preavviso” che ci possono aiutare a metterci in guardia; tra le azioni più plateali ci sono l’abbassare della testa mentre ci fissa e un leggero ondeggiare del corpo. Se li notiamo, stiamo pronti a respingerlo.
Il taluni casi però l’attacco può verificarsi anche silenzioso e furtivo, soprattutto alle spalle. In pieno attacco le piume del collo si alzeranno a formare una sorta di collare-armatura che, assieme alle ali un po’ discoste dal corpo e tutto il fisico proteso all’attacco, serviranno a mettere in guardia e ad intimorire l’avversario.
La prima strada da tentare è quella di gettare delle buone fondamenta fin da subito.
Già da quando sono pulcini possiamo cercare di abituarli il più possibile alla nostra presenza e al nostro contatto, prendendoli in mano e in braccio, specialmente all’interno del pollaio e di fronte alle galline. E’ consigliabile parlargli con toni pacati e provare a dargli da mangiare dalla propria mano e poi rimetterlo in terra nei momenti in cui è tranquillo. Questa relazione di vicinanza e fiducia potrà essere d’aiuto nel momento in cui sarà necessario porsi con un ruolo dominante per definire le regole del rispetto reciproco.
Anche qualora si verificasse il caso in cui un gallo ci porti dei “regali” (sassini, rametti, semi, noccioli, vermetti o altro) è importante chiarire che non lo fa per un incondizionato atto d’amore, ma perché in tal modo vuol dimostrare che è lui il “capo” e noi siamo una delle sue “galline subordinate” (per saperne di più su questo comportamento tipico del gallo vi consigliamo la lettura dell’articolo dedicato al tidbitting).
A circa 4/5 mesi di età gli ormoni cominceranno ad incrementare nel gallo la tendenza all’aggressività. In poche settimane il nostro piccolo pulcino sarà diventato un giovane galletto pieno di testosterone e avrà bisogno di difendere il suo territorio e il suo “gregge” scacciando intrusi e possibili pretendenti… incluso chi li ha allevati!
Certamente l’aver allevato un gallo fin da un pulcino è un’ottima base di partenza per riuscire poi in futuro a controllarne l’aggressività, ma non è affatto una garanzia.
D’altro canto, insegnare regole di comportamento ad un gallo aggressivo ricevuto o acquistato in età già riproduttiva è veramente una sfida molto complicata e difficile da vincere.
Tra le pratiche da seguire per diminuire il livello di aggressività di un gallo ce ne sono alcune abbastanza crudeli che ci sentiamo di condannare, come immergerli in un secchio d’acqua o addirittura tenerli legati a testa in giù per le zampe (con rischio di soffocamento dell’animale, specialmente se ha appena mangiato).
Invece, tra i consigli più sensati per gestire e diminuire l’aggressività di un gallo possiamo elencare quanto segue:
Un ulteriore possibile tentativo da fare è quello di avvicinare il gallo durante il sonno notturno; anche in tal caso tenete conto che sarete vissuti dall’animale come una minaccia e dunque, con grande delicatezza, dovrete farvi riconoscere come amici.
Prestate attenzione ad ogni vostro movimento e ad ogni movimento del gallo; magari avvolgetelo in una coperta per evitare di farvi graffiare qualora si divincolasse improvvisamente.
Ripetendo tutti questi accorgimenti con continuità nel tempo è possibile provare a ridurre i comportamenti aggressivi del vostro gallo.
Dopo aver testato tutti i suddetti accorgimenti, che prevedono una certa coerenza e costanza nel tempo dei nostri comportamenti verso il gallo, potremmo valutare l’opportunità di procedere con una sorta di vero e proprio esercizio (per noi e per il nostro gallo) finalizzato ad affermare “chi è il capo”.
La buona riuscita dell’esercizio consiste nel lanciare una sfida e nel “vincerla a tavolino” senza che in realtà si tenga di fatto alcun combattimento, riuscendo ugualmente in tal modo ad affermare la nostra “superiorità gerarchica”.
Il nostro obiettivo non è essere meschini e irrispettosi, ma riuscire a convincere il nostro gallo a rispettarci.
Dobbiamo riuscire a convincerlo a rispettare la nostra posizione come membro alfa e questo renderà molto meno probabile il verificarsi dei suoi attacchi.
Durante tutte interazioni con il nostro gallo è importante rimanere calmi, tranquilli e assertivi. La coerenza di tutte le nostre interazioni è certamente l’elemento più importante.
Qualora lo valutiate opportuno (se non necessario), potete decidere di indossare indumenti protettivi: si consigliano stivali lunghi, pantaloni lunghi, una camicia a maniche lunghe ed eventuali occhiali protettivi.
La sfida consiste nell’affermare la nostra posizione dominante entrando nello “spazio vitale” del nostro gallo, ovvero a quella vicinanza oltre la quale sappiamo che si corre il rischio di allarmarlo e di produrre un attacco (è uno spazio che non si misura in metri e che varia da gallo a gallo, e che per lo stesso gallo può essere diversa).
Individuato lo spazio, facciamo un grande passo deciso all’interno di esso, fissando con fermezza il gallo mantenendo la nostra testa inclinata verso il basso (anche eventualmente tenendo le mani sui fianchi simulando il movimento di allargamento delle ali).
Il gallo dovrebbe iniziare ad agitarsi, distogliendo lo sguardo (girando la testa), rimanendo fermo su se stesso e guardando verso terra (talvolta fingendo di trovare e beccare qualcosa in terra).
Se riusciamo a far allontanare il gallo questo significa che abbiamo vinto la “sfida virtuale” e a questo punto è importante che ci si allontani con fermezza dallo spazio.
E’ di fatto una sfida vera e propria anche per noi stessi, che giustamente e innegabilmente avremo un certo timore di essere aggrediti proprio durante questo esercizio (è quindi importante stare in guardia).
L’importante è fare questo esercizio senza avere paura (e questo per molte persone è davvero difficile); la paura è percepita come una debolezza nel regno animale ed è proprio la percezione di questa debolezza che potrebbe incitare al massimo il nostro gallo ad attaccarci.
Ma anche se abbiamo un po’ di paura, l’importante è riuscire a non fare alcun movimento che possa equivalere ad un tentativo di allontanamento: dobbiamo riuscire ad ottenere che sia lui il primo a muoversi indietreggiando.
Se invece di indietreggiare, mentre noi rimaniamo immobili, è lui a partire muovendosi verso di noi, se possibile non muoviamoci, e continuiamo a presidiare con fermezza la nostra posizione (un atteggiamento simile viene consigliato, ad esempio, anche quando si è attaccati in modo ravvicinato da un cane).
Se alza le ali e le espande leggermente pronte per l’attacco, facciamo lo stesso. Allarghiamo le braccia, continuiamo a fissarlo direttamente e facciamo di nuovo un passo nel suo spazio verso di lui. Con molta probabilità si tirerà indietro.
A questo punto è stato affermato chi è il capo. Ci dovremo continuare a muovere con lentezza e rispetto, senza aggredire ulteriormente il nostro gallo, che a questo punto è reduce dall’aver subito una sconfitta.
Non è detto che questo esercizio vada a buon fine al primo tentativo o che sia sufficiente farlo una sola volta; potreste anche rendervi conto che con il vostro gallo non è una strada percorribile, oppure che è uno strumento utile da praticare con costanza e che col tempo darà buoni o ottimi risultati.
Ovviamente ogni caso va valutato singolarmente e questa non è una “ricetta” applicabile a tutti i casi che risolve l’aggressività di tutti i galli come fosse un medicinale.
L’obiettivo è trovare con il nostro gallo un compromesso di rispetto reciproco, essendo consapevoli che questi nostri atteggiamenti e questo tipo di esercizi non è detto che funzionino su tutti i galli; ma nella peggiore delle ipotesi potremo almeno dire di averci provato.
Gran parte del successo (o del fallimento) di questo programma di miglioramento comportamentale dipenderà da fattori al di fuori dal nostro controllo come ad esempio la genetica.
Ricordiamoci sempre di guardare il tutto nella giusta prospettiva, ricordandoci che il comportamento naturale dei galli non è quieto e mansueto come quello di una gallina; il nostro “essere capi” e la nostra supremazia non dovrà essere dura o violenta, ma saremo ottimi allevatori se riusciremo a farci rispettare facendoci riconoscere come “autorità gentile”.
Una volta trovato il giusto equilibrio potremo aspirare anche ad instaurare un livello di fiducia tale da riuscire a farci becchettare qualcosa dalla mano e magari poter prendere in braccio anche il nostro gallo più “difficile”.
Lavorare quotidianamente sul comportamento del proprio gallo richiede tempo ed energie; purtroppo però non tutti dispongono di questi due elementi fondamentali e quindi diventa in primo luogo necessario valutare in tal senso le proprie possibilità.
La nostra speranza è che, con questi consigli, qualcuno di voi possa magari recuperare un rapporto migliore con un proprio gallo aggressivo, anche se non potranno rivelarsi pratiche risolutive in tutti i casi.
La condivisione di esperienze relative alla risoluzione dell’eccessiva aggressività del proprio gallo pensiamo che potrebbe essere uno strumento importante per tutti. Se hai una tua esperienza da condividere, altri suggerimenti o sei a conoscenza di ulteriori programmi di training raccontaci tutto nei commenti qui sotto o sulla nostra pagina facebook.
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Premesso che, allevandoli a mano sin dal primo giorno, non ho mai avuto un gallo aggressivo (anzi, vengono a farsi accarezzare volentieri), quali sono i rischi per un adulto? Un gallo della dimensione di un Livornese che danni può recare?
Grazie
Buongiorno Leonardo, sicuramente allevare i galli fin da piccoli con cura e amore è la cosa migliore che si possa fare, ma potrebbe comunque capitare che qualcuno diventi aggressivo lo stesso. I danni su una persona adulta riguardano soprattutto le gambe, con ferite "a foro" dovute alla bucatura della pelle con gli speroni (provi a cercare su google "rooster attack wound" (ricerca per immagini), e ne vedrà alcuni esempi. Poi ovviamente dipende anche dall'abbigliamento: un conto è entrare nel pollaio con un gallo aggressivo in pantaloncini corti e ciabatte, un altro con jeans lunghi e stivali.
Ma i galli aggressivi diventano invece molto pericolosi per i bambini, in quanto, per via della bassa statura, una "speronata" può arrivare a colpire il viso e soprattutto gli occhi.
Le auguriamo comunque che i suoi galli restino sempre buoni e docili, che è molto bello poterli accarezzare in tranquillità!
Un cordiale saluto e buona giornata.
Grazie
Salve,
Io ho due pollai e due bellissimi galli nati dalle mie galline e allevati sempre in mia presenza. Mentre uno è grande e mansueto (Adone), l'altro è minuscolo e terribilmente agguerrito (Moscardino). Mi attacca alle spalle, sia dentro che fuori dal pollaio, e spesso mi ha fatto anche male, tanto che ho ancora i segni addosso. Appena mi vede inizia a cantare a squarciagola ripetutamente e spesso ci siamo anche "scontrati a duello" (senza fargli male e senza usare bastoni ovviamente). Questo comportamento è iniziato a primavera, come diceva l'articolo, e nonostante penso di aver più volte affermato la mia superiorità, lui continua ad attaccarmi. La cosa che mi lascia più interdetta è il fatto che quando mi presento con le ciotole per il cibo e provo a darglielo con le mani, lui mi prende educatamente il cibo dalle dita senza problemi. Proverò a seguire i consigli del vostro articolo ma vorrei comunque, se possibile, qualche altro parere sul comportamento da adottare con il mio adorato Moscardino.
Grazie!
Buonasera Silvia, purtroppo più di quello che è già scritto nell'articolo non c'è davvero altro da aggiungere. A volte anche galli molto mansueti sono poi cambiati e diventati molto aggressivi. E' la loro natura. Non è detto che sempre si riesca a fargli capire di non attaccarci... Ci dispiace molto, ma è così. Può darsi che con l'autunno torni ad essere "un po' meno focoso"... Un cordiale saluto e buona serata.
Buongiorno, stessa situazione.....il primo gallo è morto, il secondo era uno spettacolo ma la faina me l'ha ucciso mentre l'ultimo è terribilmente aggressivo e non posso avvicinarmi al pollaio che mi attacca, quando vede che mi avvicino mi viene incontro come volesse bloccarmi e comincia a beccarmi i piedi, premetto che l' ho preso già di 7/8 mesi e sono 20 gg che è nel pollaio ma spero di riuscire a domarlo in breve tempo perchè ho anche dei bambini...ma la vedo dura.
uUn saluto
Francesco
Salve, ho un pollo moroseta di 3 mesi, è da quando aveva 20 giorni che è stato allevato in casa ed abituato ai bambini, adesso è da una settimana che è stato trasferito nella nuova gabbia , tra l'altro enorme, ed è diventato aggressivo... Sarà il fatto che adesso sta da solo e prima viveva coi bambini? Cosa ha potuto scaturire tale comportamento? Tengo a precisare che il pollo in questione è un moroseta.
Salve Marco, i galli, crescendo, diventano tutti più aggressivi (più o meno a seconda della razza), fa parte del loro processo di maturità. Probabilmente, vivendo insieme a voi non aveva sviluppato il suo lato "dominante", ma una volta da solo si è subito appropriato del ruolo di "re del pollaio! :) Un saluto!