Fin dalla notte dei tempi uomini ed animali hanno convissuto sul pianeta Terra instaurando tra di loro un rapporto basato sulla reciproca percezione della nocività (pericolosità) od utilità; su queste due categorie stiamo ancora oggi ri-costruendo e ri-definendo il concetto di “rapporto uomo-animale” (anche in risposta al continuo mutamento dei pericoli e dei bisogni degli esseri umani).
Il Prof. Angelo Quaranta, Medico Veterinario Comportamentalista del Dipartimento di Medicina Veterinaria della Sezione di Scienze comportamentali e Bioetica animale dell’Università di Bari, definisce così il rapporto uomo-animale: “Il rapporto uomo-animale può essere definito come il grado di vicinanza o distanza tra i due soggetti. La percezione reciproca si esprime nel comportamento verso l’altro.” (E’ possibile scaricare il pdf integrale dal seguente link: La relazione uomo animale).
Il rapporto atavico, inizialmente legato ad un reciproco vantaggio pratico (uno scambio in cui ognuno offriva qualcosa all’altro nella caccia, nell’agricoltura, nell’alimentazione e nella protezione della casa), oggi tende a trasformarsi in un’interazione non solo utilitaristica, ma anche affettiva ed emotiva. In tal senso, questa è un’epoca in cui si registra una veloce trasformazione della relazione uomo-animale.
Le conoscenze e le possibilità della contemporaneità sono ormai tali da poter immaginare che questo auspicabile nuovo equilibrio sia realizzabile, anche alla luce di una sempre crescente consapevolezza nelle abitudini alimentari.
Tra i rischi di questa trasformazione in corso c’è però quello di un’eccessiva umanizzazione (antropomorfizzazione) degli animali, un rischio connesso al mancato rispetto della loro natura e al non riconoscere loro i propri spazi vitali ed i propri modi di esprimere empatia.
Questo rischio è dovuto forse ad un fenomeno di allontanamento uomo-uomo (solitudine) e alla conseguente ricerca di nuove forme gratificanti di prossimità uomo-animale (il rischio maggiore è che la cura dei bisogni animali distolga l’uomo dalla cura dei suoi veri bisogni umani).
In quest’ottica, a partire dal rapporto uomo-animale (inteso come rapporto tra l’uomo e ogni categoria di animale), vogliamo qui arrivare a prendere in esame anche lo specifico rapporto uomo-gallina per prestare attenzione a come si è evoluto nel tempo, fino ad arrivare a questi ultimi anni in cui si stanno delineando le diverse percezioni della gallina come animale domestico (dunque non solo da reddito), ma anche da compagnia e d’affezione non convenzionale e per pet-therapy, ovvero come animale familiare.
Questa diversa percezione della gallina come animale domestico ha condotto anche all’evoluzione del concetto di pollaio e all’individuazione di diverse tipologie di pollai con la conseguente necessità di regolamentarne la realizzazione e la gestione in ogni diverso caso:
Noi della Redazione di TuttoSulleGalline.it riteniamo che sia determinante divulgare il maggior numero di informazioni affinché ciascuno possa costruire la propria personale consapevolezza e il proprio personale punto di distanza e di equilibrio tra uomo e animale (considerando che anche la giurisprudenza in materia è in corso di evoluzione).
Da sempre l’uomo ha manifestato la necessità di categorizzare le cose del mondo, e dunque, anche gli animali.
Per cominciare si è distinto tra animali immaginari e animali reali. A sua volta, gli animali reali, secondo criteri “scientifici”, sono stati suddivisi in animali selvatici, animali domestici e animali esotici. Infine, tra gli animali domestici è stato distinto tra animali da reddito e animali da compagnia.
La gallina ricade nella categoria animali domestici sia come animale da reddito sia come animale da compagnia e d’affezione non convenzionale e per pet-therapy (“animale familiare”).
Come abbiamo visto, la prima categorizzazione è quella che distingue tra animali immaginari e animali reali, espressione emblematica di una rapporto atavico e profondo tra l’uomo e gli altri esseri viventi.
L’iconografia del mondo animale è ricchissima di animali immaginari (fantastici), dai racconti antichi fino ai bestiari medievali (per giungere fino al fantasy moderno); tra questi uno dei più famosi è sicuramente il basilisco (con la testa di gallo e il corpo di rettile) la fenice, la chimera, il drago, la sirena, l’unicorno e tante altre creature.
Gli animali reali sono stati a loro volta categorizzati dall’uomo, dal punto di vista “scientifico”, in animali selvatici, animali domestici e animali esotici.
Questa distinzione, in cui gli animali selvatici sono identificati come le “bestie fiere” e gli animali domestici come le “bestie mansuete o mansuefatte”, la troviamo anche già presente nella prima stesura della giurisprudenza romana.
Gli animali selvatici sono quelli che si mantengono a distanza dall’uomo, che vagano liberamente e non sono nel dominio di alcuno. Tra questi, pensando anche al nostro quotidiano, possiamo elencare a titolo d’esempio i ricci e gli scoiattoli (in cui possiamo imbatterci sia in contesto agricolo, sia peri-urbano che urbano).
Gli animali domestici sono invece gli animali che vivono a stretto contatto con gli uomini, considerando storicamente il momento in cui la civiltà ha abbandonato il nomadismo e ha preso forma stanziale (più legata all’agricoltura); già nel Codice Civile romano gli animali domestici (tra cui appunto le galline) erano soggetti al dominio di un proprietario così come “le cose” (vedi l’evoluzione della giurisprudenza in materia di animali domestici, in cui si cerca di risolvere alcune contraddizioni insite nel passaggio da animale – oggetto [res], ad animale – soggetto di diritto) .
Tra i primi pollai citati nei racconti della storia e della vita ai tempi dei romani, troviamo il pollaio di “Ad gallinas albas”, dell’imperatrice Livia Drusilla.
La terza categoria degli animali reali è rappresentata dagli animali esotici. Il termine “esotico” viene letteralmente riferito a specie non autoctone dell’Italia (come ad esempio pappagalli, tartarughe, iguane e porcellini d’India).
Da secoli introdotti sul nostro territorio (inizialmente nei giardini delle corti nobili ma non solo), sono oggi legalmente detenuti nelle case di moltissimi italiani come “animali d’affezione non convenzionali” ma non ancora riconosciuti pienamente come “animali domestici” (appunto in quanto “esotici” e benché da compagnia).
Nell’evolversi della storia umana gli animali domestici sono stati ulteriormente categorizzati in animali da reddito (“di bassa corte”) e animali familiari, da compagnia e d’affezione (“di corte”); e questa distinzione è oggi divenuta importante in materia giuridica.
Questa categorizzazione risale proprio al momento della nascita delle prime corti (curtis) dove esistevano:
Le galline, da sempre, sono rientrate tra gli animali da reddito (di bassa corte), al di là di alcuni rari casi di fortunati esemplari addirittura ospitati nelle corti reali.
In base al mutamento del comune sentire, oggi è però frequente l’allevamento delle galline anche come animali da compagnia e d’affezione non convenzionali e per pet-therapy (l’evoluzione giuridica, che ha fatto alcuni passi in questa direzione, anche nel “Codice civile” e nel “Codice di procedura civile”, potrebbe a breve evolversi ulteriormente con l’inserimento della definizione di “animale familiare”); questo mutamento si osserva oggi in Italia ed è già avvenuto in altri paesi Europei e non solo.
Per valutare se un animale come la gallina può essere o meno considerato “da compagnia” non si deve avere riguardo alla natura della sua specie (in altri termini non deve essere fatto riferimento alla categoria scientifica o veterinaria), ma è necessario riferirsi allo scopo soggettivo della sua detenzione; così si esprime nell’art. 1 la “Convenzione del Consiglio d’Europa per la protezione degli animali da compagnia” (Strasburgo, 13 Novembre 1987), ratificata in Italia con la Legge n.210/2010:
“By pet animal is meant any animal kept by man in particular in his household for private enjoyment and companionship“.
La gallina è dunque un’animale domestico:
Nel caso di razze avicole molto particolari (ad esempio una gallina di razza Onagadori), questa potrebbe rientrare tra gli animali esotici (dunque non domestici), ma comunque ricadenti nella categoria “familiare” di animale da compagnia o d’affezione non convenzionale.
In base alle diverse finalità e alle diverse distanze uomo-animale, si individuano diverse modalità di allevamento degli animali domestici (un’analisi, questa, valida per le galline ma estendibile anche ad altri animali domestici).
Al fine di approfondire la riflessione sulla gallina come animale domestico è necessario distinguere le sue diverse modalità di allevamento:
Ad oggi quest’ultima modalità di allevamento delle galline (e non solo) come animali “di bassa corte” elevati ad essere animali da compagnia, d’affezione e per pet-therapy (animali familiari) è sempre più diffusa, e numerosi sono i soggetti che stanno contribuendo alla divulgazione di questa tipologia di rapporto uomo-animale.
Determinante sarà anche l’evolversi della giurisprudenza, nonché del “Codice civile” e del “Codice di procedura civile”, che in questi ultimi anni ha prodotto nuovi riconoscimenti agli animali e che tutt’ora sta lavorando alla nuova definizione del concetto di animale familiare (un’evoluzione che potrebbe semplificare nonché tutelare il diritto di possesso e coabitazione anche con un animale come la gallina).
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