In Italia la prima esperienza di pet therapy con le galline risulta quella dell’associazione Vidas di Milano.
Vidas è un’associazione apolitica e aconfessionale nata a Milano nel 1982, fondata da Giovanna Cavazzoni per assistere gratuitamente i malati terminali. L’attività si svolge attraverso un complesso di servizi interdipendenti che vanno dalle cure domiciliari (a Milano e in 104 comuni della Provincia) al day hospice e al ricovero nell’hospice “Casa Vidas”.
Sulla base dell’esperienza dei primi tre anni di pet therapy con animali da pet-therapy convenzionali, Silvia Carlini (responsabile della pet therapy) nel Novembre 2014 ha annunciato il nuovo “inserimento” delle galline tra gli animali “pelosi” (piumosi) ospitati due volte alla settimana nell’hospice.
Già nel 1800 le galline erano impiegate negli istituti psichiatrici per calmare i pazienti e da alcuni anni c’è in corso un progetto importante per affiancare gli anziani nelle case di riposo d’oltre oceano con questi animali.
La decisione di utilizzare le galline nella pet therapy (solitamente galline ornamentali, come la Padovana, la Moroseta o l’Olandese ciuffata, che sono di indole abbastanza mite) è infatti dovuta anche alle positive esperienze di Stati Uniti e Regno Unito, dove già da anni, presso le strutture sanitarie, sono utilizzati con i pazienti anche animali “meno convenzionali”.
Silvia Carlini ricorda come la famosissima scrittrice Flannery O’Connor (1929-1964) amasse alla follia polli e pavoni, infatti nel capitolo dedicato a questa sua passione e che può essere ritrovata nel libro “Nel territorio del diavolo”, scrive:
«Sapevo cucire bene e iniziai a confezionare abiti per polli. Un Bantam grigio di nome Colonnello Eggbert sfilava in cappotto di piqué bianco, con collo in trine e due bottoni sul dorso».
L’Associazione Vidas dopo aver valutato attentamente la fattibilità del progetto, ha “preparato” alcune galline per un corretto approccio con i pazienti e dal Novembre 2014 si è lanciata in questa esperienza da monitorare.
L’obiettivo, in casa Vidas, è anche quello di coinvolgere i pazienti più anziani a trasmettere insegnamenti e a raccontare aneddoti di storie di vita con le galline.
Oltre a questo, il progetto si basa sui principi base della pet therapy, che consiste nel trarre benefici dal contatto con un animale per aiutare persone con particolari disturbi psichici e fisici.
La pet therapy contribuisce quindi, assieme a terapie mediche tradizionali, a migliorare lo stato di salute di chi si trova in particolari condizioni di disagio, derivanti da disfunzioni fisiche, sociali, emotive e/o cognitive.
Più volte è stato provato che il contatto con gli animali aiuta le persone a sostituire affetti mancanti o carenti. Le coccole e il divertimento col proprio animale sono un aiuto contro lo stress e situazioni di tensione.
Oltre che per i bambini e agli anziani semplicemente “soli”, la pet therapy è indicata per persone con disabilità, ritardi mentali e anche per pazienti psichiatrici. Non solo, anche gli ipertesi e cardiopatici dovrebbero passare più tempo con cani e gatti (da oggi anche galline): accarezzare un animale pare allevi la pressione arteriosa e contribuisca a regolare la frequenza cardiaca.
In America, in molti Stati, i regolamenti urbanistici non prevedono sia possibile gestire un pollaio domestico, ma già dal 2014 si sono succeduti vari episodi di riconoscimento della possibilità di tenere galline in giardino con scopo terapeutico per i piccoli di casa.
Il primo caso in Florida, dove una famiglia ha ottenuto l’autorizzazione legale ad accudire galline in una cittadina dove sono vietati per ragioni di quiete pubblica, proprio perché medici e psicoterapeuti hanno confermato i miglioramenti su un altro bambino autistico.
Nell’agosto 2014 a Brownsburg, nell’Indiana, ad altre 5 galline è stata riconosciuto il ruolo nel contribuire ad accrescere la qualità della vita di un bimbo autistico. La madre Sherri Frushon, è addirittura arrivata a chiedere aiuto alla stampa internazionale per ottenere la specifica autorizzazione (che inizialmente non sapeva fosse necessaria). Il figlio di 10 anni ama trascorrere gran parte del suo tempo in compagnia delle galline accudendole, provvedendo alla pulizia del pollaio, dedicandosi alla loro alimentazione con mangimi e altro cibo e pare che questo rapporto tra il bambino e le 5 galline lo abbia aiutato a superare un forte senso di ansia, che gli rendeva la vita difficile da affrontare e complicata.
Altro caso simile a Perry, nell’Illinois, dove i genitori di Katelyn e Lucas hanno dovuto lottare per poter mantenere la pet therapy con le loro 8 galline dimostrando che la terapia produceva miglioramenti delle loro funzioni sociali, emotive e cognitive nonché avesse effetti positivi come strumento motivazionale.
Dopo svariate terapie (anche con altri animali), Katelyn a 5 anni ha ottenuto i migliori risultati proprio con le galline del suo pollaio ricevendo gli stimoli motivazionali di cui aveva bisogno per raggiungere gli obiettivi che medici e terapeuti non pensavano mai che sarebbe stata in grado di ottenere. Anche il fratellino Lucas, che ha un’età di 7 anni, ha molti problemi che interessano le sue capacità cognitive, sociali, emotive e fisiche. Le sue galline servono ad aiutarlo a calmarsi e servono anche a migliorare le sue capacità cognitive.
Sulla scia di questi risultati molto positivi con bambini autistici, anche in Italia si sono avviate esperienze di pet-therapy con galline di tal genere; fra queste c’è sicuramente quella svolta dal veterinario Lorenzo Torrioli durante la ricerca per la sua tesi di laurea; potete leggere la sua bellissima storia in questo articolo: Pet-therapy con galline Moroseta, Padovane e Olandesi ciuffate.
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