Questa esperienza di pet-therapy con le galline, come in questo articolo riepilogata, è stata dettagliatamente descritta nell’ambito della mia Tesi di Laurea a conclusione del Corso di Laurea Magistrale in Medicina Veterinaria presso il Dipartimento di Medicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Perugia: “Impiego dei volatili in pet-therapy: esperienza personale con galline Moroseta, Padovane e Olandesi ciuffate – Dott. Lorenzo Torrioli – Anno Accademico 2014/2015”.
L’esperienza ha contribuito alla valutazione degli effetti della pet-therapy con galline ornamentali di razze ciuffate su una bambina di 10 anni (al secondo anno di scuola elementare presso la Scuola “Giovanni Cena” del terzo circolo di Perugia), affetta da sindrome di Rett, inquadrata nell’ambito dei disturbi dello spettro autistico (DSA).
Con l’autorizzazione conseguente ad accordo scritto tra il Dipartimento di Medicina Veterinaria e la Direzione Scolastica e con il nulla osta da parte dei genitori, il progetto è consistito nello svolgimento di più sedute settimanali, di circa un’ora e trenta, dalle 14:00-14,30 circa alle 16:00, orario di chiusura della scuola (nel periodo da Aprile 2015 al termine delle lezioni scolastiche di Giugno 2015).
La bambina che ha preso parte all’esperienza di pet-therapy presenta tutti i tratti caratteristici della sindrome di Rett, prime tra tutte la stereotipia delle mani, che limita fortemente le principali autonomie (come prendere in mano una penna o la forchetta), seguita da deficit di socializzazione. La bambina, inoltre, non utilizza il linguaggio verbale, che è limitato a sporadiche vocalizzazioni.
Pur essendo ben integrata, rispettata e considerata all’interno del gruppo della classe, preferisce stare in disparte o camminare nervosamente da una parte all’altra dell’aula, apparentemente senza meta.
La bambina non ama particolarmente il contatto fisico, che talvolta preferisce evitare; se costretta o obbligata ad eseguire attività a lei non gradite, manifesta un aumento dell’irritabilità ed esprime il suo disagio con grida, pianti, calci, schiaffi e mancata collaborazione. In presenza di rumori forti e confusione, manifesta crisi ansiose che si palesano con gli stessi sintomi sopra descritti. L’allontanamento dalla confusione, l’ascolto della musica (come riferito dalla madre, musicista) e anche il buon rapporto con i suoi due gatti, hanno un effetto calmante e sembra aiutino la bambina a ritrovare la serenità. D’altro canto è in grado di esprimere il proprio gradimento verso le attività proposte o le persone, attraverso il sorriso o altre manifestazioni di affetto, quali un abbraccio.
Viste le abilità e le problematiche specifiche, si è voluto vedere se attraverso il contatto con le galline si poteva stimolare l’apprendimento di nuove competenze e ridurre l’incidenza delle crisi ansiose sopra descritte; un obiettivo basato sui risultati già conseguiti da alcuni studi (Pavlides, 2008) che hanno dimostrato come accarezzare cani con pelo particolarmente soffice al tatto possa stimolare le capacità sensoriali di un bambino autistico ed avere su di lui un effetto calmante.
Le attività si sono svolte inizialmente all’interno dell’aula, in presenza degli insegnanti, coinvolgendo nel lavoro tutta la classe e in particolare la bambina che, insieme ai compagni, ha pian piano preso confidenza con gli animali. Questo ha permesso di valutare, da una parte, l’interesse verso i pet proposti, dall’altra il grado di integrazione all’interno del gruppo della bambina destinataria dell’esperienza.
È’ stato deciso, in accordo con gli insegnanti, di presentare le galline alla classe all’interno di trasportini per gatti o cani di piccola taglia, a loro volta coperti da un lenzuolino, per suscitare nei bambini, fin da subito, un forte interesse verso ciò che veniva proposto e per evitare che gli animali potessero stressarsi o spaventarsi. Durante le varie sedute non sono state presenti, in contemporanea, tutte e 5 le galline, ma soltanto 2 o 3, a rotazione, per evitare loro un eccessivo stress.
Successivamente, in accordo con le insegnanti di sostegno, costantemente presenti durante ogni attività, sono state svolte alcune sedute in separata sede, di solito nell’aula di sostegno e nelle zone ricreative e di riposo.
La differente location è stata indispensabile per evidenziare eventuali cambiamenti nel comportamento della bambina, e nel suo interesse e modo di approcciarsi verso gli animali.
La bambina, nonostante l’inizio non molto incoraggiante (inizialmente si dimostrava contrariata e probabilmente spaventata, dalla presenza delle galline), ha risposto poi bene alle attività proposte, dimostrandosi collaborativa ed interessata.
Analizzando il suo comportamento, di volta in volta, è emerso chiaramente che il contatto con le galline ha permesso di ridurre in lei le crisi ansiose ed ha avuto un effetto tranquillizzante sia durante lo svolgimento delle attività che nei giorni successivi alle stesse.
I comportamenti stereotipati a livello delle mani, tipici della patologia, si sono ridotti fino a scomparire col progredire delle sedute, in particolare durante le attività che prevedevano di accarezzare gli animali. A confermare il valore di queste osservazioni, l’insegnante di sostegno che ha seguito la bambina durante tutto l’anno scolastico e durante lo svolgimento delle attività, le ha ribadite nella sua relazione finale del progetto, depositata presso la Direzione Didattica della scuola.
In questa esperienza di pet-therapy con le galline è stato fondamentale che gli insegnanti della classe si siano dimostrati ben disposti all’attuazione del progetto, prendendo attivamente parte alle attività proposte. Va sottolineato che essi hanno creduto fin da subito nel potenziale effetto benefico della presenza degli animali in classe non solo per la bambina specificatamente coinvolta, ma anche per gli altri bambini; determinanti sono stati i consigli degli insegnanti sulle migliori modalità di interazioni e di approccio con il gruppo. D’altro canto, loro stessi hanno preso un input da queste attività per integrare nelle loro lezioni delle nozioni di biologia e svolgere delle attività interattive con gli animali.
Tutti i bambini hanno interagito in modo amorevole con le galline, riuscendo a superare la diffidenza iniziale.
Le galline, grazie alla loro naturale attitudine e all’imprinting a cui sono state sottoposte, si sono dimostrate adatte allo scopo. Socievoli e tranquille, hanno permesso ai bambini di coccolarle, accarezzarle ed alimentarle, conquistando la loro fiducia e il loro rispetto.
L’impiego di tali volatili nelle scuole dovrebbe essere supportato, poiché sono facilmente trasportabili all’interno di strutture (scuole, ospedali, ospizi), facili da manipolare e innocue anche per un bambino.
Il periodo di osservazione è stato breve e limitato ad un singolo caso e per questo non è possibile determinare con certezza se l’attività proposta possa avere effetti sicuramente positivi anche su altri soggetti affetti dalla medesima patologia, ma questa esperienza sembra avvalorare quanto già osservato anche in altri casi.
Il risultato incoraggiante conseguito con M. ha fatto in modo che anche altre scuole, dove sono presenti bambini affetti da autismo, mi abbiano contattato per estendere anche ai propri alunni questo tipo di attività, che, in ogni caso, non ha dimostrato alcun effetto dannoso ma anzi, è sembrato esercitare un azione stimolante e rilassante nella bambina nella maggior parte delle sedute.
Durante lo svolgimento di questa esperienza di pet-therapy sono state utilizzate n. 5 galline ornamentali appartenenti a 3 razze avicole differenti: 3 galline Moroseta (o Silkie) di varietà Americana, un’Olandese Ciuffata in taglia nana ed una Padovana taglia nana in varietà a penna riccia.
La scelta di queste razze avicole è stata motivata dal fatto che la selezione ha permesso di ottenere soggetti estremamente tranquilli con spiccata capacità di socializzazione.
Tutti i soggetti sono nati da uova incubate e schiuse all’interno di una incubatrice per uova amatoriale di proprietà del sottoscritto, a voltaggio e umidificatore automatici ad ultrasuoni. L’umidità è stata mantenuta a 82°F (47%) durante l’incubazione ed aumentata a 88°F (62%) durante la fase di schiusa (dal 19° al 21° giorno) mentre la temperatura è stata mantenuta a 37,7 °C durante tutte le fasi.
Al fine di ottenere animali particolarmente adatti allo scopo, i pulcini nati sono stati imprintati e cresciuti a stretto contatto con le persone, nonché abituati a stimoli sonori e visivi di diversa origine ed intensità.
Nell’esperienza di pet-therapy sono stati impiegati solo soggetti di sesso femminile poiché generalmente più tranquilli, non manifestano comportamenti aggressivi e sono sprovvisti di speroni (caratteristiche presenti nei maschi) che avrebbero potuto spaventare o anche ferire i bambini.
Gli animali scelti differivano tra loro per colore, taglia e tipologia di penna, per ottenere una vasta gamma di stimoli sensoriali diversi (visivi, tattili e uditivi).
Tutti gli esemplari utilizzati nel progetto sono stati muniti di anello identificativo inamovibile applicato alla zampa, per consentirne il riconoscimento. Prima di ogni seduta, gli animali sono stati lavati con shampoo per cani e toelettati, al fine di evitare possibili odori sgradevoli che potevano rappresentare un’ostacolo per l’approccio iniziale coi bambini.
L’utilizzo dei volatili nei programmi di pet-therapy è una tendenza degli ultimi anni; in particolare, quelli più frequentemente utilizzati, sono i pappagalli, seguiti da tortore e canarini. Il loro impiego è giustificato dalla loro intelligenza e dalla facilità connessa al loro utilizzo, essendo solitamente di piccole dimensioni, agevolmente gestibili e adattabili a varie situazioni (scuole, case di riposo, carceri, ospedali, ecc.). Per questi motivi possono essere impiegati in diverse tipologie di pazienti, dai bambini agli anziani. Purtroppo fonti bibliografiche relative all’utilizzo dei volatili in pet-therapy sono alquanto scarse, data la recente scoperta degli stessi come co-terapeuti.
L’esperienza nasce dall’osservazione della recente tendenza a considerare le galline ornamentali come dei veri e propri pet. In molti scelgono di tenerle in casa come animali da compagnia, libere in casa o in terrazzo.
Riferimenti scientifici relativi all’impiego delle galline in pet therapy sono alquanto scarsi, sebbene recentemente sulla rivista “Autism Daily Newscast” è stato riportato un articolo che tratta il caso di un bambino autistico di 3 anni, il quale ha trovato grande beneficio dal contatto con questi volatili (www.medicaldaily.com). Il consiglio comunale della città, visti i benefici ottenuti dal bambino grazie al contatto con le galline, ha approvato il progetto “Urban Chicken Pilot Program”, che consente agli abitanti di tenere, in deroga, galline a fini terapeutici all’interno delle loro proprietà.
Un caso analogo è quello che si è verificato con Anthony, un bambino di dieci anni affetto da autismo e da disturbo ossessivo compulsivo (OCD), responsabile di uno stato di ansia costante.
Il bambino era stato seguito con una terapia assistita dai sei agli otto anni, fintanto che l’assicurazione ha coperto le spese. Successivamente, in seguito all’efficacia riscontrata nel caso precedente, è stato indirizzato ad un programma di pet therapy che prevedeva l’utilizzo di galline Silkie (Moroseta), più piccole e socievoli delle classiche galline ovaiole che normalmente vivono nel pollaio.
Il contatto costante con le galline ha avuto come effetto, oltre ad infondere calma nel bambino, quello di aiutarlo a sviluppare interazioni sociali forti, legate alla possibilità di parlare con altre persone del “suo nuovo interesse”.
Prendersi amorevolmente cura delle galline, alimentarle, vederle fare bagni di sabbia, accarezzarle, osservarle, o anche solo passare ogni giorno del tempo con loro, ha aiutato il paziente a restare sereno, a dormire e mangiare meglio, sviluppando un certo grado di socializzazione e spingendolo a prendere piccole decisioni in autonomia.
Diverse famiglie con figli autistici hanno notato come cani, gatti, alpaca o anche un semplice acquario, possano influenzare positivamente la capacità comunicativa e sociale dei propri figli. Allo stesso modo, mantenere un piccolo pollaio familiare nel giardino si è rivelato terapeutico per i pazienti autistici che, prendendosi cura degli animali, sono riusciti a migliorare le proprie capacità sociali e abilità di gioco.
Infatti, i bambini autistici sono timidi, con problemi di socializzazione, e il gioco con i propri simili è spesso difficile: quando sono liberi di giocare con le galline si sentono al sicuro, e questo può essere un volano per poter tessere anche rapporti con altri bambini (www.autismdailynewscast.com).
È anche possibile insegnare alla gallina vari “giochi”, come beccare una zona particolare del corpo per richiedere del cibo, o seguire il bambino da una parte prima di essere alimentata (vedi: Cose incredibili che pulcini e galline possono imparare a fare): questo conferisce al piccolo la sensazione di essere un leader e allo stesso tempo rende possibile la creazione di nuove attività, utilizzando parole associate alla gallina (“dai da mangiare all’animale” o “fammi vedere il cibo dell’animale”, ”cosa mangia l’animale?”), ampliando e arricchendo così la sua capacità verbale.
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Ottimo progetto da ampliare in tutte quelle scuole dove ci sono bambini con problemi di questo tipo.
Un plauso a Lorenzo.
Ciao Francesco, la pet-therapy con le galline sembra davvero dare ottimi risultati, speriamo quindi davvero che possa ampliarsi... qualcosa si sta muovendo! Un salutone!!
Mi piacerebbe molto collaborare con Francesco e poter aiutare persone con problemi o anziani. Purtroppo non c'è informazione. Io allevo galline da compagnia e sono abituate ad un certo comportamento. Spero di poter essere utile a qualcuno. Saluti
Buongiorno Graziela, è molto bello il suo proporsi per aiutare altre persone, però forse voleva dire di poter collaborare con Lorenzo, il veterinario di cui abbiamo parlato nell'articolo e che ha seguito la bambina a scuola? Un caro saluto e buona giornata, anche alle sue dolci cocchine! :)
Buongiorno, sto cercando il veterinario Lorenzo Torrioli relatore della tesi sulla pet therapy con le galline dell’Universita’ degli studi di Perugia. Sarei interessata a poter leggere la sua tesi perché molto attratta da questo tema in quanto appassionata di avicoltura e in possesso di alcune galline nella mia tenuta e chissà, magari un domani avviare un progetto simile. Potete mettermi in contatto con lui per avere copia della sua tesi e poterne studiare il contenuto? Grazie anticipatamente!
Buongiorno Maria, può provare a cercarlo su facebook oppure ci invii una mail privata a redazione@tuttosullegalline.it e vediamo se riusciamo a passarle un recapito email. Un cordiale saluto.