Pochi giorni fa, il 28 ottobre 2016, sul Corriere Salentino è stata riportata la notizia che un “artista” è stato condannato per aver esposto in una sua mostra una gallina dentro ad una gabbia per canarini.
Il fatto in questione risale a 4 anni fa, al giugno del 2012, quando lo pseudo-artista trattenne (ndr: possiamo dire, contro la volontà della gallina!) l’animale all’interno di una gabbia durante una mostra tenutasi a Borgagne, frazione di Melendugno, in provincia di Lecce.
Giovanni Chiaratti ha rischiato grosso: 6 mesi di reclusione era stata infatti la pena richiesta inizialmente, poi commutata dal Tribunale nel pagamento di una sanzione di 5.000 euro. L’accusa, ovviamente, era quella di maltrattamento di animali, fatta scattare a seguito della denuncia da parte di alcuni operatori della LAV (Lega AntiVivisezione) di Lecce. Così infatti recitava il comunicato stampa dell’Associazione animalistica:
“Siamo decisi a presentare una denuncia per maltrattamento di animali e chiediamo immediatamente il sequestro e l’affidamento della gallina.”
“L’opera d’arte” e le condizioni della gallina
La gallina era stata infatti trovata chiusa in una gabbia molto angusta, in cui ogni movimento o apertura di ali le era impossibile. Avrebbe dovuto sostenere quella penosa situazione per ben 7 ore, senza acqua ne’ cibo, subendo inoltre, terrorizzata, il frastuono della folla partecipante alla mostra (“I Pirati del Borgo – Installazioni, Pitture, Performance”) e il rumore assordante proveniente da un concerto, in corso di svolgimento, in una delle sale adiacenti. Uno stress troppo forte da imporre ad un animale molto sensibile come la gallina, abituata per altro a vivere in un contesto completamente opposto a quello.
L’opera d’arte del “nostro artista” aveva come titolo “Sensa titolo” (con l’uso voluto della “s” al posto della “z”… wow!) e prevedeva come suo punto focale di espressione proprio la gallina rinchiusa nella gabbia. Tutto ciò, a detta di lui, esprimeva l’essenza stessa del concetto di arte…
Per fortuna che i volontari della LAV non si fecero estasiare da questa “grande opera” e cercarono immediatamente di ottenere il rilascio della gallina, almeno all’interno di uno spazio più grande e consono alla vita dignitosa dell’animale. Anche altri spettatori della mostra mossero rimostranze “all’artista”, che si giustificava affermando che la gallina simboleggiava in un certo qual senso (…quale?…) la sua compagna, e nell’opera, per come appunto era stata pensata, l’animale occupava una posizione di assoluto privilegio…
Solo dopo alcune ore, grazie all’intervento di un vigile urbano, la gallina fu spostata in un’area più grande, al riparo anche dai rumori. Ma la denuncia per maltrattamento era oramai cosa fatta.
“Si tratta purtroppo dell’ennesimo caso di maltrattamento di animali – affermano Chiara Fiordaliso e Giovanna Lezzi della LAV di Lecce – ma questa volta siamo determinati ad andare avanti e a presentare denuncia alla Magistratura. Dispiace dover notare che si sono verificate numerose polemiche per via della più completa indifferenza da parte di chi, invece, avrebbe dovuto intervenire. Vogliamo però specificare che gli organizzatori della mostra (Specimen Teatro), totalmente all’oscuro del fatto che nell’installazione fosse presente un animale, hanno subito preso le distanze e presentato le proprie rimostranze al curatore dell’evento, Lucio Conversano.”
Il processo
In sede processuale, i legali dell’imputato sottolinearono il fatto che non si era in presenza di un evento delittuoso (uccisione dell’animale) e neanche di una situazione di “maltrattamento continuato e continuativo” (ovvero durante tutto l’arco della vita), ma si trattava soltanto di un fatto episodico, assai circoscritto nel tempo. Inoltre, la difesa raccolse la perizia tecnica del veterinario Luigi Santoro, il quale mise per scritto che la posizione più consona per una gallina all’interno di una gabbia è quella di stare accovacciata… (ndr: forse avrebbe fatto meglio a scrivere “l’unica posizione”….).
Queste osservazioni faranno comunque parte delle argomentazioni che a breve gli avvocati della difesa porteranno in appello, cercando di far annullare anche la sanzione pecuniaria.
Nota finale della redazione di TuttoSulleGalline.it
A parte il fatto qui riportato nello specifico, è necessario e sempre bene ricordare, che gli animali non sono oggetti di cui l’uomo può disporre a suo piacimento, neanche “oggetti d’arte”. Verso qualsiasi animale (e la gallina è un animale, oltretutto intelligentissimo e molto sensibile) non deve MAI mancare il rispetto per la sua vita, la sua specifica essenza e la sua dignità e libertà.
Se proprio, cari artisti, dovete utilizzare materiale vivente per le vostre opere, utilizzate voi stessi.