La poetica allucinata della pittura di Salvador Dalí è ricca di simboli e immagini ricorrenti (daliniani), per lo più tratti dalla vita quotidiana (gli orologi “molli”, le formiche, l’elefante, ecc.); tutte immagini elaborate dalle esperienze infantili, fino alla successiva infatuazione per le teorie di Freud.
Attraverso la sua arte, il genio e artista Dalí [Dali. Un artista, un genio, L. Mattarella, 2012] elaborava le proprie paure, la sessualità e i suoi oggetti preferiti, che a loro volta sono diventati simboli eterni dell’essenza stessa del suo pensiero surrealista.
L’uovo è un simbolo di cui Dalì estremizza la dualità dell’esterno duro e dell’interno molle. L’artista collega l’uovo alle immagini prenatali e all’universo intrauterino, simboleggiando, pertanto, la speranza e l’amore.
(Se siete appassionati al tema della “simbologia” vi consigliamo la lettura del seguente articolo: Gallina, Gallo e Uovo nella simbologia.)
La devozione, quasi ossessiva, che Dalì coltivava per la forma primaria e primigenia dell’uovo è stata ritratta nella fotografia di Philippe Halsman dove Dalì è raffigurato in posizione fetale dentro un uovo (“ab ovo”); fonte di ispirazione per Halsman fu un’intervista a Dalì che stimolò questa idea: “Lei ha scritto di avere conservato ricordi della sua vita intrauterina. Mi piacerebbe fotografarla come un embrione dentro un uovo”.
L’evidente attenzione di Dalì per questa forma ovale si manifesta anche nella Casa-Museo di Port Lligat [A casa di Salvador Dalì, Monia Peruzzi] in Catalogna e nel Teatro-Museo di Barcellona, dove le uova sovrastano gli edifici.
E la personale visione della forma uovo propria di Salvador Dalì è immortalata in modo perfetto dall’illustratore David Vela che, in un suo disegno, mette in evidenza l’interpretazione surreale “daliniana” dell’uovo contrapponendola a quella marcatamente cubista di Picasso.
L’uovo compare nella nota opera “Il grande masturbatore” (1929), in cui compaiono i primi elementi della produzione daliniana con elementi “molli”.
La prima opera dove compare una versione “molle” dell’uovo è Uova al tegame con tegame (1932), dove l’accento è posto sulla parte interna dell’uovo, ossia la materia informe, che qui assume una valenza esplicitamente sessuale.
In La metamorfosi di Narciso (1937), il Narciso piegato su se stesso si trasforma in una mano pietrificata che stringe un uovo da cui germoglia un fiore; qui Dalì ha trasposto il noto mito dove l’uovo rappresenta l’embrione da cui si genera la nuova forma di Narciso: una suggestiva trasformazione paranoica da uomo a fiore.
Anche in Dalì l’uovo è poi raffigurato come simbolo universale della creazione e della nascita (visione universale sia laica che cristiana). Nell’opera L’ Aurora de 1948 l’uovo embriologico surrealista genera un sole luminoso. I raggi di luce danno vita alla nuova giornata rischiarando nuvole e contesto.
Nella Leda Atomica del 1949 e nella Madonna di Port Lligat del 1950, propone una versione surrealista di questo simbolismo dell’uovo.
Dall’uovo di Dalì inoltre, nasce addirittura l’uomo nuovo. Dalì raffigura il grande globo-uovo dal quale esce “l’uomo nuovo” (esce dall’America del Nord e afferra fermamente l’Inghilterra). Dalla crepa esce del sangue. In primo piano due figure stanno a guardare: un adulto che indica la nascita (di sesso incerto) e un bambino piccolo che l’osserva intimorito. Il bambino è infatti in piedi e si aggrappa e nasconde dietro le gambe dell’adulto.
Questo dipinto è stato pensato per essere una “parodia” della seconda guerra mondiale; Africa e Sud America sono entrambi allargati, come a rappresentare la crescente importanza del terzo mondo, mentre l’Europa è schiacciata sotto la pressione della mano dell’uomo nuovo, come a indicare la sua diminuzione di importanza come potenza internazionale. (ndr: Quanta grande e attuale preveggenza…)
Dalì ricorda spesso nelle sue memorie i piatti gustosissimi e originali della zona della Catalogna compresa tra mare, colline e montagna; Dalì aveva una passione frenetica e “sensuale” per il cibo (in special modo per le ricette con le uova), che deve considerarsi una componente fondamentale della sua stessa vita. Su questo aspetto si incentra il libro “Il surrealismo in cucina tra il pane e l’uovo” di Marina Cepeda Fuentes, spagnola, giornalista, scrittrice, studiosa di tradizioni popolari e di storia della gastronomia.
Cibo e surrealismo in Dalì vanno a braccetto: “sesso e aragoste, collage e cannibalismo, l’incontro tra un cigno e uno spazzolino da denti su una base per pasticcino”. Le sontuose cene date da Salvador Dalí (1904-1989) e Gala (1894-1982), sua moglie e musa, erano materia di leggenda. Fortunatamente per noi, Dalí pubblicò un libro di ricette nel 1973, “Les dîners de Gala”, nel quale svela alcuni degli elementi sensuali, fantasiosi ed esotici che caratterizzavano le loro celebri feste.
Concludiamo questo articolo sul rapporto Dalì/uovo con una serie di video che narrano in modo filmico questa speciale relazione, che ha segnato l’intera vita dell’artista e molte delle sue opere.
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