Il nostro modo di stare a tavola nasce nelle corti medievali. E’ infatti nel Medioevo che compare l’uso della tavola imbandita per cui, sopra una preziosa tovaglia bianca ricamata, iniziarono a comparire serie sempre più complesse di oggetti e accessori.
Ed è proprio in questo periodo che – insieme a posate, tovaglioli, portatovaglioli, bicchieri e piatti di diversa foggia, per bevande e cibi diversi, vassoi, zuppiere e fruttiere – fece la sua comparsa anche il portauovo.
Fin da subito, la funzione del portauovo non fu solo pratica ma anche ornamentale, come testimoniato dall’utilizzo, per la sua forgiatura, di metalli pregiati (quali argento e oro) e pietre preziose (cosa questa che ci fa venire un po’ in mente anche le più recenti Uova Fabergé); infatti, soprattutto nei banchetti di corte, erano oggetti che dovevano ostentare opulenza e potere.
I portauova, nel trascorrere dei secoli e dei millenni, sono stati realizzati in molti materiali differenti e in una grande varietà di stili, spaziando da squisiti e ricercati pezzi di artigianato a moderne creazioni di design.
Si ritiene che i portauova risalgano al tempo degli antichi greci. Oltre a preziosi portauovo in oro e argento, fin dal Medioevo sono stati prodotti portauovo in terraglia bianca (o policroma) e in ceramica smaltata; ma è stato solo a partire dal XVIII secolo che i portauovo sono entrati veramente nell’uso popolare.
Luigi XV, che fu Re di Francia dal 1715 al 1774, era noto per essere in grado di “decapitare” un uovo con un solo colpo, e questa “reale impresa” contribuì a rendere ancora più popolare l’impiego dei portauova.
Il singolo portauovo inizialmente non esisteva, ma faceva parte di un “kit” più ampio composto da un’ampolla per bollire le uova e da un piccolo vassoio portauovo.
Questi erano realizzati in argento, sia di tipo Sheffield (che entrò in uso nel 1760 circa) che Silver plate. I telai contenevano quattro, sei o otto portauova e venivano forniti completi di cucchiai coordinati.
Le colazioni vittoriane ed edoardiane erano pasti molto sostanziosi, e le uova venivano spesso cucinate al tavolo, usando l’apposita ampolla che fungeva da bollitore.
Il contenitore bombato era posto su un fornello scaldavivande e le uova, accuratamente posizionate nel portauova interno, erano cotte direttamente in tavola per il numero di minuti desiderato (2-4 minuti per l’uovo alla coque; 5-7 minuti per l’uovo bazzotto; 8-10 minuti per l’uovo sodo).
Set con solo tre portauova erano destinati alle coppie sposate; il marito aveva due uova, la moglie un solo uovo, e il set aveva solo due cucchiaini.
Sui vassoi più grandi c’era spazio per contenitori di sale, burro e conserve, e occasionalmente toast racks. Questi erano conosciuti come “compendium” e potevano contenere fino ad un massimo di 12 uova.
All’inizio del 19° secolo, le ampolle per uova venivano prodotte anche in ceramica e porcellana, spesso adattandosi ai serviti in porcellana della colazione o del tè. In questo periodo sono comparsi anche i primi singoli portauovo.
Con l’evolversi dell’arte ceramica nelle corti e nei palazzi della nobiltà, la mise en place divenne sempre più raffinata ed elegante, grazie anche all’importazione di ceramiche estere (famosa la maiolica francese).
Gli esempi dei primi portauovo in porcellana erano di solito di forma simile a un calice con uno stelo sottile; erano fragili e facilmente frangibili, e per questo motivo molto rari oggi da trovare.
Anche i portauovo a forma di “secchio” apparirono più o meno in quel periodo; la storica fabbrica Wedgwood li fabbricava già nel 1802.
Ci sono state, nel tempo, numerose variazioni sul formato standard. Le tazze a doppia estremità con una tazza più grande delle altre erano destinate a contenere un uovo di gallina nella parte più piccola e un uovo d’oca o di anatra nel più grande.
I portauova in vetro apparvero negli anni ’30 del 1800, mentre varie primordiali materie plastiche furono utilizzate negli anni ’20 del Novecento.
Dai loro usi primordiali ad oggi, i portauova non hanno comunque mai cessato di essere interpretati anche accessori ornamentali; le scuole ceramiche hanno lasciato tracce di importanti studi e lavorazioni.
Argentieri e orafi di tutta Europa hanno dato prova di originalità e grande abilità.
La tradizione di foggiatura dei portauovo e relative posate si è diffusa in tutta Europa e oltre.
Col passare del tempo, sempre maggiore è stata la creatività nell’attribuire forme nuove ed originali a questo accessorio (creatività che poi ha lasciato spazio alle moderne forme di portauovo alternativi e di design).
I portauova, come abbiamo appena visto, sono stati prodotti nell’arco della storia in quantità così grandi e in così tanti stili e materiali differenti (metallo, vetro, ceramica, legno, alabastro, ecc.), che i collezionisti di questo oggetto non hanno altra possibilità che quella di specializzarsi su una gamma ben definita in base al periodo, al materiale, se non addirittura in base all’artigiano/produttore o alla destinazione d’uso (commemorativi o souvenir, per esempio).
I portauova in ceramica sono stati realizzati da tutti i principali produttori e tra questi sono famosi i pezzi delle collezioni Derby, Coalport o dello stilista Clarice Cliff, che hanno un prezzo elevato.
I più preziosi sono di solito quelli in argento (i meno quelli in plastica). Come con altri oggetti d’antiquariato e da collezione, la presenza di marchi (o altri segni distintivi) sull’argento, ne aumenterà il valore, mentre eventuali ammaccature o graffi ne ridurranno il prezzo.
Qualsiasi smalto o doratura dovrebbe essere lucida e non strofinata e si dovrebbe sempre verificare se siano presenti imperfezioni o crepe nella porcellana o nel vetro, oppure delle scheggiature nel caso di portauovo in legno (le coppette in legno sono difficili da datare e solo collezionisti esperti si lanciano in acquisti costosi dopo aver ben studiato gli oggetti).
Nel collezionare “compendium” è sempre bene verificare che tutte le parti siano effettivamente appartenenti al medesimo “kit” originale.
Per i collezionisti, la grande attrazione verso i portauova è data anche dal fatto che sono oggetti piccoli e facili da sistemare in qualunque tipo di vetrina ed espositore.
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