“Il frate e la gallina – Una storia di Montù Beccaria” (2018) è il terzo romanzo storico-territoriale di Cinzia Montagna ambientato tra le colline dell’Oltrepò Pavese e presentato proprio nel Castello di Montù Beccaria (Pavia) il 29 Aprile 2018.
Il primo e il secondo romanzo breve di Cinzia Montagna, sempre pensati in questa chiave storico-territoriale, sono intitolati “Chi ha paura di Caterina” (2016) e “Il frate e il cavaliere – Una storia di Montebello della Battaglia” (2017); entrambi hanno riscontrato grande apprezzamento, in particolar modo nelle scuole presenti sul territorio di riferimento, che hanno accolto questa occasione come strumento di conoscenza e approfondimento, da parte di bambini e ragazzi, dei luoghi a loro vicini citati e descritti all’interno dei romanzi.
“Chi ha paura di Caterina” è stato adottato come libro di testo nelle quarte del liceo di Tortona, mentre il “Il frate e il cavaliere” nelle terze medie di Casteggio; in entrambi i casi ai due testi sono stati dedicati laboratori di approfondimento.
Ritornando adesso a “Il frate e la gallina – Una storia di Montù Beccaria”, già dal titolo è evidente che il romanzo vede tra i protagonisti principali una gallina, “dalle penne e dalle piume rossastre” (denominata Lucrezia) e “nervosa di carattere e che talora becca”, che accompagna Frate Martino e Padre Costantino lungo tutto il loro viaggio, non solo deponendo uova, ma anche svolgendo altri ruoli assai determinanti (senza voler svelare di più!).
L’autrice Cinzia Montagna è giornalista professionista e si occupa di comunicazione per progetti di valorizzazione e promozione territoriale. Laureata in Teoria e Storia della Storiografia presso l’Università degli Studi di Pavia, affianca al lavoro giornalistico la ricerca documentaria e la stesura di testi in chiave sia di saggio monografico sia di narrazione divulgativa improntati al racconto dei territori.
La copertina de “Il frate e la gallina – Una storia di Montù Beccaria” è stata realizzata dall’artista stradellina Miriam Prato (una rivisitazione di immagini rinascimentali ravvivate da colori pop).
Cinzia Montagna racconta: “Nella quarta, cioè il retro, c’è lei che, ammettiamolo, è il punto forte di tutta la vicenda: la gallina.
E’ un dettaglio, si fa per dire, del bellissimo dipinto che Miriam Prato ha realizzato proprio in occasione della stesura del mio libro, pensandolo come copertina.
Un giorno – forse – vi racconteremo il dietro le quinte di tutto ciò, partendo da quando le dissi: “Si tratta di una gallina che a un certo punto becca cose che non dovrebbe beccare e non sa più cosa fa”. Miriam rimase in silenzio e poi commentò con queste parole: “Ah, una gallina cembola!”. Perfettamente così.
Non sembrerebbe, ma questo libro racconta un fatto vero molto complicato, misterioso e non allegro… E di una gallina!”
Nel libro compaiono personaggi realmente esistiti accanto a personaggi d’invenzione, secondo la caratteristica del “genere” romanzo storico. La narrazione contestualizza la presenza dei Barnabiti a Montù Beccaria, all’interno della storia dell’Ordine, del quale sono ricostruiti genesi e sviluppi.
Il romanzo, costruito a partire da documentazione storica d’archivio, è ambientato nell’autunno del 1643 e racconta le avventure di due religiosi gerolamini del Convento di Montebello, Frate Martino e Padre Costantino (già protagonisti del precedente romanzo breve), che vengono inviati al convento dei frati barnabiti montuese a svolgere un compito ben preciso che si rivelerà però molto più difficile e complicato del previsto (il Castello del paese fu realmente lasciato in eredità ai frati nel 1590 per volere del feudatario del luogo, Aureliano Beccaria, mentre ora è sede di un’azienda vitivinicola).
Uno dei frati, Martino, è uno speziale geniale, esperto conoscitore delle proprietà ancora sconosciute di molti ritrovati; il suo compito è quello di sopperire per qualche mese all’improvvisa mancanza di uno speziale nel convento di Montù.
L’altro è l’anziano Padre Costantino, burbero e disincantato, che ha il compito di accompagnare Martino e di limitarne gli entusiasmi di sperimentatore e inventore.
I due frati, però, non sono i soli a raggiungere il convento di Montù: con loro viaggia anche la gallina “dalle penne e dalle piume rossastre” Lucrezia, a loro affidata da confratello Ezechiele (il gerolamino addetto alla cura degli animali da cortile), affinché possano nutrirsi delle sue uova durante il soggiorno nel convento di Montù Beccaria. Lucrezia … un nome di donna per una gallina, che nel libro non è solo una stravaganza o una bizzarria.
Infatti è proprio la gallina Lucrezia a rappresentare la protagonista principale del romanzo; è infatti la gallina Lucrezia ad innescare involontariamente (e a causa di situazioni ambigue collegate al suo nome) una serie di vicende che culmineranno in un tentato assassinio fra le mura del convento.
Il Confratello Ezechiele consegna la gallina Lucrezia in una cassetta in legno “fornita di fessure affinché Lucrezia respiri e stia tranquilla nella penombra“, e ne farlo dice che “le
uova di Lucrezia non han pari e che nel convento dei Barnabiti corroboreranno” le membra dei due confratelli; ed aggiunge anche che “gradirebbe aver di ritorno la gallina” una volta compiuta la missione.
Lucrezia, durante il viaggio tra sentieri e boschi, borbotta, canta e depone uova nella sua cassetta e si trova pure accidentalmente ad assumere “sostanze allucinatorie” nella spezieria del convento, che la porteranno a “cantare a mo’ di gallo”.
Tra i vari rimedi naturali di Frate Martino è descritto l’uso dell’albume del primo uovo di Lucrezia a Monte Acuto, finito sul pavimento (dato che l’uovo è stato deposto mentre Lucrezia era tenuta in braccio) e proposto per essere raccolto ed utilizzato per un impacco di albume, quale rimedio, ad esempio, ad una distorsione alla caviglia o ad un colpo ad una tibia. Anche l’albume d’uovo sarà protagonista sotto forma di significative impronte digitali su un’ampolla.
(Se siete interessati ai rimedi naturali estetici che è possibili praticare “fai da te” con le uova, vi suggeriamo la lettura del seguente articolo: Maschere fai da te all’uovo per viso e capelli.)
Il nome Lucrezia è quindi un particolare essenziale del ruolo della gallina; Lucrezia è infatti il nome di Lucrezia Antonia Beccaria (figlia proprio dell’ultimo feudatario di Montù Beccaria, Aureliano Beccaria), una figura femminile che ha avuto molto peso nella storia di Montù Beccaria.
Lunedì 23 Luglio 2018 ore 18.00 in Piazza Giosuè Carducci a Seravezza (LU), l’ora dell’aperitivo diventerà un momento davvero speciale a tema uovo, “protagonista” muto, ma rivelatore, del libro “Il frate e la gallina – Una storia di Montù Beccaria” di Cinzia Montagna. La partecipazione è gratuita e non c’è bisogno di alcuna prenotazione.
Gli organizzatori della serie di eventi culturali denominati “L’Aperitivo Mediceo” hanno infatti ideato un incontro a più voci (e a più portate), tutte incentrate sul tema dell’uovo.
Nel programma della giornata, ci saranno gli interventi di:
Protagonisti dell’iniziativa i “Produttori di Uova Contadini della Versilia” e gli chef Sergio Favo e Clelia Zingone del Ristorante “Le Gradole”, con proposte di ricette a base di uova e vini in abbinamento, risultato di una accurata selezione a cura di Tommaso Ponzanelli, coordinatore di Aspi Versilia Massa e Carrara, che abbinerà alla presentazione vini dell’Oltrepò (Pinot Nero vinificato in bianco e Bonarda vivace “Vigna delle More” dell’Azienda Isimbarda di Santa Giuletta (PV), paese d’origine di Cinzia Montagna).
A far capolino qua e là, con il racconto delle proprie “gesta”, la gallina Lucrezia, inconsapevole artefice di intrighi, misteri e colpi di scena nella trama del libro “Il frate e la gallina” (ed. Primula Editore, Voghera, aprile 2018).
Il libro è ambientato nel 1643 nel castello di Montù Beccaria e, proprio in quegli stessi anni, raggiungeva il suo massimo splendore anche il complesso monumentale della Villa Medicea di Seravezza, il cui Palazzo e il cui Giardino sono riconosciuti Patrimonio Unesco dell’Umanità dal 2013 (www.palazzomediceo.it).
Il complesso, che comprende Palazzo, Scuderie, Cappellina e giardino, venne fatto realizzare negli anni ’60 del ‘500 da Cosimo I de’ Medici, a Seravezza, per la presenza delle note cave di marmo pregiato delle Alpi Apuane (tra cui le “Cave di Michelangelo”, area di estrazione dal Monte Altissimo).
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