L’ alettriomanzia (detta anche alectromanzia) è un’antica forma di divinazione così denominata in quanto era il gallo l’artefice delle predizioni (dal greco alektryón, che al maschile significa “gallo”, mentre al femminile significa gallina, e mantéia, la “divinazione” ovvero l’arte dell’indovinare o l’arte di predire il futuro).
Il gallo era utilizzato per i riti di divinazione con la convinzione che avesse poteri di indovino o che comunque fosse un tramite con le divinità.
In generale nella simbologia, fin dai tempi più antichi, il gallo è stato sempre considerato un animale sacro, ed in qualità di araldo del sole che nasce fu associato alle forze del bene che dissipano le tenebre del male.
In effetti, nelle culture antiche, il gallo era una animale comunissimo in tutti i pollai domestici e aveva anche una valenza talismanica (di amuleto con poteri positivi) e apotropaica (facoltà o funzione di allontanare il male o ciò che causa il male; per cui si riteneva che nel raggio in cui giungeva il canto del gallo non potessero arrivare gli spiriti maligni).
Già gli antichi Etruschi osservavano i volo degli uccelli per trovare risposte a domande e fare predizioni e auspici (auspicium = osservazione degli uccelli).
Inoltre, gli stessi Etruschi ed in seguito i Romani (in età repubblicana e imperiale) consultavano la predisposizione divina rivolgendosi al pullarius, che era l’esperto dell’osservazione dei resti di cibo di galli e galline.
Esistono diverse varianti di alettriomanzia descritte nella storia della divinazione.
Sembra che i Romani appresero la pratica della alettromanzia durante il V e il IV secolo a.C., quando interagirono con gli Etruschi.
In una prima forma di alettriomanzia i romani osservavano l’appetito dei polli prima della battaglia per valutare l’esito dello scontro (anche durante le Guerre Puniche).
Se per avidità lasciavano cadere qualche briciola dal becco, l’esito della battaglia sarebbe stato favorevole. In caso contrario tutto era perduto.
Se fosse caduto del cibo a terra, la terra sarebbe stata colpita (infatti puvire significa colpire); se non avessero assolutamente mangiato, ritenevano che stava incombendo un grande pericolo.
Era responsabilità del pullarius nutrire e allevare i galli utilizzati a questo scopo (che spesso seguivano gli imperatori nei loro spostamenti).
Quando c’era bisogno di rendere favorevole questo tipo di divinazione, sembra che i Romani usassero alterarne l’esito a loro favore, lasciando i polli in una gabbia senza cibo per un certo periodo di tempo, in modo tale che al momento della predizione i divinatori avessero certezza di poter formularne una favorevole.
Un pollo affamato che si getta con avidità sul cibo è assai probabile che, dando avide beccate, lasci cadere alcune briciole. Era questo un modo semplice per offrire vaticini programmati e personalizzati (falsati).
Plinio dedica un intero paragrafo ai presagi ricavati dall’osservazione dei galli non solo da parte dei Latini, ma anche dei Greci.
Valerio Massimo narra che Claudio Publio Pulcro, durante la prima Guerra Punica, volendo ingaggiare una battaglia navale e avendo richiesto i presagi secondo il costume degli antenati, e avendo il custode annunciato che i polli non uscivano dalla gabbia, diede ordine di gettarli in mare dicendo: “Dal momento che non vogliono mangiare, bevano”.
In una seconda forma di alettriomanzia venivano sparsi dei grani di cereali sul terreno e veniva lasciato un gallo (ritenuto sacro) a becchettare e razzolare in prossimità di questi grani, fino a quando non fosse stato possibile leggere un segno o un’immagine formata dai grani e dai segni lasciati sul terreno. Di questa pratica ne risultano testimonianze anche in Africa (in cui venivano utilizzate galline nere o galli combattenti).
Un altro metodo divinatorio di alettriomanzia, usato però molto raramente, era quello basato sulla recitazione di lettere dell’alfabeto annotate in base al canto del gallo. Le lettere venivano annotate in sequenza e quindi interpretate come la risposta alla domanda scelta da esperti veggenti.
Ma la forma di alettriomanzia più diffusa e nota (a cui si attribuisce l’origine greca) prevedeva che si disponessero a terra, a formare un largo cerchio, tutte le lettere dell’alfabeto e su ognuna fossero collocati dei chicchi di cereali.
Veniva poi posizionato un gallo in prossimità del cerchio affinché mangiasse i cereali posizionati sulle diverse lettere.
A mano a mano che venivano consumati i chicchi erano immediatamente sostituiti, in modo che ogni lettera potesse essere beccata più volte e potesse ricomparire tutte le volte che il messaggio lo richiedeva. La sequenza con cui il gallo beccava i chicchi (e quindi le lettere) andava a formare una serie di parole e quindi un messaggio.
Questa modalità di divinazione si ricollega alla “tavola ouija” (ideata nella metà del XIX secolo e diventata poi famosa nella metà del XX secolo), utilizzata dai medium nelle sedute spiritiche per comunicare con gli spiriti, i quali inviano messaggi ai partecipanti della seduta componendo parole e frasi utilizzando le lettere e le cifre disegnate appunto sulla tavola.
In entrambi i casi era un alettriomante a dare senso alle parole e al messaggio, fornendo una sua interpretazione. Molto spesso venivano utilizzati galli o galletti bianchi.
Questo tipo di pratica divinatoria non veniva impiegata per conoscere la disposizione divina nei confronti di un’azione da intraprendere (o meno), ma veniva utilizzata per ottenere predizioni su qualcosa di specifico (quali ad esempio per identificare i nomi di eredi al trono o per identificare i colpevoli di un atto criminoso).
Un episodio specifico di questo interessante tipo di alettriomanzia ci è narrato alla voce “Alettoromanzia e Alettriomanzia” del Dizionario etimologico di tutti i vocaboli usati in teologia, diritto canonico, storia etc. che traggono origine dal greco, opera di Bonavilla Aquilino e dell’Abate Marco Aurelio Marchi (Napoli, 1822).
Nella suddetta definizione di alettriomanzia si attribuisce al filosofo sofista Libanio e a Giamblico l’utilizzo di questo metodo divinatorio per scoprire chi sarebbe stato il successore dell’imperatore d’Oriente Valente (328-378).
Secondo lo storico la predizione si svolse nel seguente modo: fu messo un gallo consacrato su un cerchio tracciato sulla sabbia, costituito dalle ventiquattro lettere dell’alfabeto greco (ognuna contrassegnata da un chicco di grano) e furono recitate alcune formule rituali; poi Libanio e Giamblico annotarono la sequenza delle lettere corrispondenti ai chicchi divorati dal gallo e dal momento che furono trascritte le lettere “TH-E-O-D”, gli indovini conclusero che l’impero romano sarebbe passato a Teodoro; ma il suo rivale Teodosio, venuto al corrente del fatto, fece uccidere tutti i candidati al trono il cui nome iniziava con “Teod” e in questo modo divenne lui l’imperatore.
Nella cultura slava e russa i gallo è colui che fa previsioni sulla fortuna e sul destino delle spose (in particolare sul carattere del futuro sposo e se sarà un matrimonio felice).
L’alettriomanzia si è poi diffusa anche nel resto d’Europa e del mondo, fino ad essere in parte presente, ancora oggi, in alcune tradizioni popolari e in moderne forme di giochi/scommessa (quali ad esempio il “chicken shit bingo” e simili).
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