Il bue, l’asinello… le galline e il pollaio! Sicuramente un punto di vista originale, ma è proprio da questo che partiremo per pensare e allestire il nostro presepe (e state tranquilli che comunque non mancheranno anche le pecore, i cammelli e dromedari e qualche cavallo e capretta).
Da sempre la fantasia popolare ha creato delle leggende intorno a quello che l’ignoranza, o la momentanea mancanza di una spiegazione razionale, lasciava avvolto in un caos inquietante. E’ per questa ragione che le storie della tradizione popolare sono varie e numerose (anche sugli animali): era un modo (l’unico a quel tempo) per rendere familiare “l’estraneo” e cercare di dare una spiegazione logica a ciò che altrimenti sarebbe rimasto ignoto e incomprensibile, fatto questo che genera ansia e paura. E a questo percorso di “appropriazione culturale” non fa eccezione il Presepe.
Anticamente si credeva che durante la notte di Natale gli animali riuniti nella stalla potessero parlare tra di loro, utilizzando un linguaggio comprensibile anche agli uomini, e si raccontassero ciò che l’anno nuovo avrebbe riservato.
Per poter ascoltare i discorsi degli animali era necessario distendersi sullo strame e ritrovarsi, involontariamente, dei semi di felce addosso. Ma si raccomandava ai curiosi di non rivolgere la parola agli animali, perché altrimenti, li avrebbero trascinati nel loro mondo.
La natività del Gesù Bambino è segnata da un attimo di immobilità, come se il tempo si fosse per un attimo arrestato e poi avesse ricominciato la sua corsa: “[…] le fontane si fermarono, i fiumi restarono immobili, gli animali si bloccarono sul loro passo e gli uccelli restarono fermi nel cielo”. Così racconta il Protovangelo di Giacomo XVIII.
Il cristianesimo dei semplici, ricalcando le antiche orme pagane, ha costruito intorno alla nascita del Bambino Gesù numerose leggende, che riguardano anche gli animali.
Si racconta anche che la vigilia di Natale, nella grotta di Betlemme, tutti gli animali che erano presenti si inginocchiarono. Niente poté turbarli e per qualche minuto si misero a parlare.
Nel “Coro di animali intorno alla grotta di Betlemme” (di autore sconosciuto):
«… Gli animali, quando venne l’alba dopo la notte in cui nacque Gesù, parlarono chi sa perché in latino. Il gallo fu il primo a destarsi e s’informò dai passanti perché vi fosse tanta gente per le strade e quando lo seppe salì in cima a una pianta e cominciò a cantare:
– Puer natus est… Puer natus est…
Il bove che lo sentì cominciò subito a mugliare:
– Ubi?… Ubi?…
L’agnello che l’aveva saputo dal pastore rispose belando:
– Beet-lemme… Beet-lemme…
Allora l’asino che passava di là mandò un sonoro raglio:
– Andemus… andemus…
E tutti gli animali corsero e andarono a trovare Gesù Bambino.»
Di gesso, in ceramica, in legno, in bronzo… o in plastica/resina, da sempre i presepi sono arricchiti anche dalla presenza di galline e galli, liberi al pascolo o recintati in qualche pollaio.
A Bressanone, nel Natale 2015, è stato presentato il presepe in bronzo di Harald Kastlunger:
Tra le statuine dei figuranti c’è spesso anche il contadino o la contadina con gallina. Di seguito alcuni esempi:
In molti allestimenti di Presepe sono anche inseriti veri e propri pollai domestici che riproducono la forma e struttura dei nostri attuali pollai da giardino.
Per chi abbia già un presepe animato o lo voglia animare a partire dalle galline al pascolo, è possibile prendere spunto dal Grande Presepe meccanico allestito a cura dell’associazione italiana “Il Presepe” a Cittanova nel Natale 2014 (realizzato da Rocco Siviglia).
Per chi volesse cimentarsi con cacciavite e ingranaggi vari, ecco di seguito un esempio di meccanismo di movimento di 4 galline alla mangiatoia:
Oppure è possibile ricorrere a componenti già meccanicizzati:
Sempre più spesso nei borghi e nei centri storici vengono allestiti presepi viventi che mettono in scena, tramite la partecipazione di numerosi figuranti in costume, le principali scene di vita al tempo della nascita di Gesù e la ricostruzione del villaggio di Betlemme.
Sono spesso vere e proprie opere d’arte “viventi”, che forniscono una rappresentazione scenica “a dimensioni naturali” di quell’evento, rievocandolo con un notevole impatto emozionale. Anche in queste ricostruzioni non manca mai la contadina o il contadino con le galline.
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