Questa favola è una vera e propria chicca letteraria che trova il suo titolo, con il quale è stata pubblicata dalla Einaudi ET Pop (con le preziose illustrazioni di Alessandro Sanna), in uno degli ultimi biglietti che Beppe Fenoglio (1922-1963) scriveva al suo amico Aldo Agnelli, riferendosi alla figlia Margherita: “Parlale sempre di me, […], sera e mattino. […] Falle poi leggere e rileggere i miei racconti e la sua favola delle due galline”.
La “Favola delle due galline” rispetta ogni canone delle favole classiche di Esopo o di Fedro; nella sua morale finale leggiamo il messaggio di non fermarsi e non disperarsi di fronte alle difficoltà e di impegnarsi in ogni modo per contrastare le avversità (la sorella Tuja), sfuggire al male (il lupo cattivo) e rifugiarsi nel bene (l’affetto disinteressato e l’amore più puro).
Una favola per bambini ma anche per il “fanciullino” che ogni adulto racchiude in sé, con lo stile della scrittura essenziale e consapevole di Fenoglio.
Chissà che Chica (e la narrazione della “sua esperienza di Resistenza”) non sia il frutto dell’esperienza da partigiano di Fenoglio; combattente clandestino nelle Langhe, dove con migliaia di altri giovani ha condiviso stenti, fame, sofferenze, sconfitte dolorose e vittorie inebrianti, il narrare di Fenoglio è noto per essere un narrare semplice e quasi trasandato, spesso incentrato su fatti e personaggi umili; in questa favola sono proprio protagoniste le galline, ovvero forse, gli animali da sempre più umili e silenziosamente sempre presenti nelle realtà domestiche vissute da Fenoglio.
Dal nostro punto di vista, focalizzato sul “riscatto della dignità e del benessere” delle galline (che auspichiamo di veder tornare a convivere con l’uomo anche in realtà urbane e periurbane, in piccoli pollai familiari da giardino), questa favola può simboleggiare la ricerca di una condizione di benessere lontana da lotte per la sopravvivenza e frutto di un equilibrato rapporto uomo-animale.
È proprio Margherita Fenoglio che ci affida la favola, da lei ricevuta in dono, con una speciale introduzione a sua firma:
“Cari ragazzi,
con grande piacere affido alla vostra lettura la favola che mio padre ha dedicato alla mia nascita. Infatti, quando la mia mamma, nel 1960, gli comunicò che presto sarebbe diventato «papà», mio padre ha deciso che avrebbe accolto quella nuova vita con un regalo speciale, alla «sua maniera». E quale avrebbe potuto essere il modo migliore di accogliermi, se non dedicandomi uno dei suoi racconti? […] Mi piace immaginare mio padre davanti alla sua macchina da scrivere mentre le sue dita cominciano a digitare: «C’erano una volta due galline sorelle…», stabilendo, sin dall’inizio, l’intensità e il ritmo del racconto; mi piace pensare che abbia voluto regalare a me, la sua bambina «adorata», il coraggio di Chica; mi piace pensarlo mentre sceglie le parole più adatte a trasmettere tutta la speranza possibile, quelle parole, che in ogni favola che si rispetti, giungono a tranquillizzare i bimbi che, solo qualche istante prima erano tutti impauriti dalle fauci del lupo o dalle mele avvelenate o dalle streghe cattive o dalle tenebre di una foresta piena di spiriti malvagi.
È passato ormai qualche anno, ma sono convinta che questa bella favola conservi integra la forza e la vitalità del primo giorno. Sono certa che la storia della vezzosa Chica dalle piume grige saprà coinvolgere e affascinare voi giovani lettori, come è accaduto a me in passato.. E allora mettiamoci nei suoi panni. Al buio, sperduti nel bosco, con il lupo che ci aspetta al varco…
Un saluto affettuoso. Margherita Fenoglio. Alba, Luglio 2008”.
La favola vede svolgersi una vicenda di conflitto tra Tuja, una gallina nera (arcigna e impettita), e la sorella Chica, vezzosa, molle, paciosa e trasognante (dal piumaggio grigio “caldo e tenero”).
A causa dei loro caratteri molto diversi le due sorelle non vivevano in armonia e “una non bella sera” Tuja “buttò fuori di casa la sorella” e così “la povera gallinella grigia si trovò sulla strada, …, nella nebbia che ispessiva, nel vento che rinforzava all’imbrunire”.
Chica, dapprima incredula di fronte alla cattiveria della sorella, si posizionò di fronte alla casa nella speranza che la sorella la facesse rincasare, ma di fronte al buio che avanzava e alla totale indifferenza di Tuja, cominciò a disperarsi, a piangere e strillare, fino ad arrivare a simulare l’arrivo di un lupo e i rantoli della morte… ma niente … Tuja la ignorò e non le riaprì la porta di casa: “Mi farà passare fuori tutta la notte! Balbettò la povera Chica, al colmo dello stupore e della disperazione”.
La gallina Chica quindi, in balia del vento di tramontana che le sembrava essere l’ululato di un lupo, cercò rifugio sul ramo inferiore di un albero di una certa altezza (ben più alto della casetta sul fico selvatico, dove fino a quel momento aveva vissuto con la sorella Tuja).
Durante la notte il lupo arriva veramente; “due occhietti rossi brillavano al piede dell’albero, ardevano come palline di brace”… e durante la notte succedono molte cose che ci sembra corretto si sappiano solo leggendo la favola…
Per far dormire a tutti sonni tranquilli possiamo solo dire che Chica sfugge al lupo di ramo in ramo, fino ad arrivare alla casetta della sua vecchia madrina Pepa, che la ospiterà a vivere nella sua casa: “Questa, figlioccia mia… non è un gran che come casa, ma noi due ci staremo come regine . Qui è tutta brava gente, più che contenta se facciamo un uovo al giorno. Noi glielo faremo e la nostra giornata passerà senza il minimo pensiero. Io ti insegnerò a far la calzetta e con questo lavoretto arrotonderemo i nostri proventi”.
L’edizione Einaudi ET Pop de “La favola delle due galline” è arricchita dai bellissimi acquerelli di Alessandro Sanna, che ha saputo creare forme e posture eccezionalmente rappresentative del carattere e dell’indole di tutte le protagoniste.
Illustratore e “immaginatore” (pluri-vincitore del Premio Andersen), Alessandro Sanna ha qui messo in scena la favola di Beppe Fenoglio ricreando nelle immagini i ruoli di:
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