Se nella notte tra il 23 e il 24 giugno (San Giovanni) c’è il rito di mettere in ammollo in una bacinella d’acqua dei fiori di campo per lavarsi poi al mattino con l’Acqua di San Giovanni (come simbolo di buon auspicio), nella notte tra il 28 e il 29 Giugno (festività dei Santi Pietro e Paolo) c’è un’altra tradizione rurale, molto sentita soprattutto nel Nord d’Italia, e che prende il nome di “Barca di San Pietro”.
Barca di San Pietro
Fare la “Barca di San Pietro” è un’antica usanza che consiste nel prendere una caraffa e riempirla di acqua per poi farvi colare dentro un albume d’uovo (solo e soltanto l’albume!) e lasciarla poi così, per tutta la notte, adagiata in terra in giardino, nell’orto, sulla terrazza o sul davanzale della finestra (l’importante è che stia all’aperto), in modo che anche la rugiada vada ad agire sul recipiente e il suo contenuto.
(SUGGERIMENTO: il tuorlo dell’uovo non lo gettate: potete utilizzarlo per fare un nutriente zabaione, una pasta alla carbonara o, dato che siamo in estate, dell’ottimo gelato alla crema!)
Al mattino, al risveglio, all’interno della caraffa l’albume avrà assunto una conformazione molto simile ad una “barca” o ad un “veliero”, con dei filamenti come cristallizzati che possono ricordare delle vele e che, secondo il folklore popolare, sarebbero opera diretta dello spirito di San Pietro che, soffiando nella caraffa, avrebbe fatto assumere all’albume tale conformazione (ovvero quella dell’imbarcazione con la quale Pietro, prima di diventare santo, usava per pescare ai tempi di Gesù).
Questo “miracolo” starebbe a dimostrare che San Pietro è sempre in mezzo a noi e vicino ai suoi fedeli.
A questo punto occorre però interpretare il risultato ottenuto; infatti, sempre secondo la tradizione rituale, a seconda che le vele della barca siano più o meno dispiegate, si può capire se sarà un anno di buon raccolto e/o se il destino ci riserva buone o brutte sorprese.
Altre correnti interpretative narrano invece che se il veliero mostra vele aperte si avrà una stagione meteorologica propizia con tanto sole, al contrario una stagione pessima con tante piogge.
“Barca di San Pietro”, la spiegazione fisica del fenomeno
Per tutti coloro che sono atei, scettici e positivisti, e che cercano sempre anche la spiegazione scientifica di ogni fenomeno (togliendo però un po’ di quell’aurea magica e ludica che li circonda), ecco la spiegazione fisica della “Barca di San Pietro”.
Tale fenomeno è correlato alla differenza di temperatura tra giorno e notte, soprattutto in relazione al suolo e all’atmosfera, escursione termica che nei giorni estivi è molto più marcata.
La caraffa (o altro recipiente di vetro utilizzato) è infatti appoggiata al suolo, ancora tiepido in quanto scaldato dal sole diurno, e questo fa si che dal basso le molecole dell’acqua salgano verso l’alto.
L’albume, immerso nell’acqua, al contrario, risente del freddo della notte e la sua densità aumenta di quel poco che basta a farlo tendere molto lentamente verso il fondo.
Questo suo “moto cadente” incontra però, come abbiamo visto, le molecole più tiepide dell’acqua in risalita, e proprio da tale “incontro di moti opposti” ha origine l’incredibile formazione della “Barca di San Pietro” e l’effetto scenografico delle “vele dispiegate”.
A ciò andrebbe poi sommato anche l’effetto delle prime luci dell’alba; queste scaldano di nuovo l’albume che, dunque, diminuisce di densità e ricomincia a salire verso l’alto, “ammainando”, di fatto, le proprie vele.
Dunque, in conclusione, più presto ci alzeremo per andare a vedere la nostra bellissima “Barca di San Pietro” e più si avranno buone possibilità di vederla “navigare a vele spiegate”… 🙂
Barca di San Pietro, il servizio del TG Reteveneta su questa tradizione
«Alla sera del 28 giugno, vigilia dei Santi Pietro e Paolo, nel Veneto rurale era uso fare i preparativi per creare la “barca de san Piero e Paolo”. La cosa avveniva così: si prendeva un vaso “giardiniera” di vetro trasparente da 2-3 litri e lo si riempiva d’acqua per poco più di 2/3. Si rompeva un uovo fresco (deposto certamente dalle galline ovaiole del pollaio), e con estrema cautela si faceva colare dentro il vaso d’acqua il solo albume, stando attenti a non farci scivolare dentro il tuorlo (altrimenti tutto da rifare!). Dopodiché con molta delicatezza si portava il vaso d’acqua nell’orto, possibilmente vicino ai radicchi, e lo si lasciava lì aperto e senza coperchio per tutta la notte affinché la rugiada facesse il suo effetto. Al mattino, una volta alzato il sole, si poteva riportare in casa il vaso, possibilmente da metter in bella mostra nel davanzale di casa affinché anche i passanti potessero vederlo e rendersi conto che anche in quella famiglia ci si era ricordati della festività dei santissimi. Già perché fino a qualche anno fa il 29 giugno era giorno di festa con tutte le ritualità del caso. Io mi ricordo perfettamente quando tornando a casa dalla messa delle 9 del mattino, allungavo l’occhio per curiosare nei davanzali delle case altrui per vedere come era venuta la barca a loro (ovviamente la mia, per quanto informe, era sempre la più bella…). Durante la notte tra il 28 e il 29 giugno, l’albume si posizionava verso il centro del vaso, assumeva una forma particolare con le due estremità che si alzavano verso la superficie dell’acqua assottigliandosi dando all’agglomerato una forma di barca. A volte si formavano delle vere e proprie vele anche, che erano presagio di estate piovosa, mentre se si intravedeva una sottospecie di soggetto umano (San Piero) allora l’estate sarebbe stata serena ed assolata.»
Barca di San Pietro (galleria fotografica 2018)
Ecco alcune delle più belle immagini di “Barche di San Pietro” che abbiamo trovato su internet; così potrete confrontarle anche con quella ottenuta da voi!
ps: A proposito, se ci inviate le vostre “Barche di San Pietro” saremo felici di aggiungerle a questo articolo… la nostra, domani, la aggiungeremo sicuramente!
Un altro esempio bellissimo di “Barca di San Pietro” ripresa in questo video!
Fatta ……domani vi mando foto!!!!!!!
Dai che bella, la barca di San Pietro con l’uovo… mi ricordo che da piccolina mia nonna la faceva e l’andava a mettere tra le erbe profumate e la mattina io correvo subito a prenderla e la portavo in cucina, in mezzo alla tavola, per guardarla a colazione… e il nonno che si inventava le storie sul galeone! Bellissimo, mi emoziona sempre! Noi la barca con l’albume la facevamo dentro ad un vaso di vetro… A quel tempo c’era anche il pollaio con le galline e con il tuorlo avanzato mi ci facevano lo zabaione! 🙂 Non si buttava via nulla, ed era tutto così buono e naturale. Pace all’anima dei miei nonni. Stanotte, se trovo il contenitore giusto, proverò a rifarla. Grazie per questo bellissimo articolo e per non fare dimenticare le nostre tradizioni!
Grazie di cuore a te Giovanna, per questa tuo bellissimo racconto autobiografico! Se stanotte riuscirai a fare la barca di san pietro, e noi speriamo di si, domani passa a trovarci anche su facebook, che speriamo saranno in tanti a condividere la propria “barchetta” e così ci divertiamo a vedere quelle di tutti, e a chi è venuta più bella (o più brutta!) 🙂
Un saluto e buona giornata!