Le galline volano o non volano? In generale possiamo dire che le galline non sono in grado di volare in quanto non riescono a coprire in volo che poche decine di metri, anche se le razze più leggere e rustiche (come ad esempio le galline livornesi) possono arrivare a compiere dei tratti più lunghi.
Potremmo anche dire che le galline non volano perché non ne hanno effettivamente il bisogno, ma possono fare brevi voli in caso di necessità contingenti, ad esempio per saltare oltre un recinto o su un ramo di un albero in cerca di cibo o per dormire, sia per necessità di fuga da un qualche predatore.
(Questo tema sembra essere anche stato ispiratore per la realizzazione del gioco per smartphone Chicken Can’t Fly, di recentissima uscita!)
Solitamente fanno voli brevi, con battito delle ali molto veloce (rumorosi e senza planare), in linea retta e a poca altezza da terra.
Molto spesso però questa loro capacità di effettuare brevi voli è soprattutto un rischio; infatti, in contesti di pollai domestici, il saper volare si traduce di fatto in una “fuga dal pollaio” che però le espone a rischi imprevedibili, come predatori (ad esempio i cani del vicinato), malintenzionati e soprattutto incidenti stradali (laddove il nostro pollaio sia situato in prossimità di vie trafficate); inoltre potrebbero causare qualche guaio danneggiando orti e giardini dei vicini, rendendole dunque molto poco gradite (con tutte le conseguenze del caso).
La propensione o meno al volo dipende sicuramente dal peso della gallina (infatti sono le razze più leggere a spiccare più facilmente e frequentemente il volo, come anche le razze di galline nane), ma anche dall’indole della gallina (spesso tra galline della stessa razza, nonché della stessa covata, si osservano comportamenti e tendenze al volo completamente diversi).
Tutte le galline hanno le ali (tutte di forme e con caratteristiche diverse), ma per volare queste non bastano; c’è bisogno di ossa leggere e cave, di un sistema respiratorio eccezionalmente efficiente, di muscoli specializzati per controllarne il battito (addirittura c’è bisogno di muscoli specializzati che controllino la posizione delle singole penne), e di nervi che collegano ogni muscolo al piccolissimo ma efficiente cervello, programmato per controllare tutti questi sistemi simultaneamente, automaticamente e con precisione.
Le galline sono troppo pesanti per la dimensione di ali che hanno, e ad appesantirle è anche la tipologia di ossatura, che non è cava come quella degli uccelli.
Il volo delle galline nell’evoluzione della specie
Nel corso dell’evoluzione la gallina ha perso la necessità di volare (che nasceva dalla necessità di alimentarsi, riprodursi e fuggire) e ha quindi sviluppato maggiormente la capacità di camminare.
Nel fitto delle foreste asiatiche alcuni uccelli volatori hanno iniziato a preferire un’alimentazione da razzolatrici, becchettando a terra (Gallus Gallus), e così come alla giraffa si è allungato il collo, allo stesso modo la selezione naturale ha favorito i soggetti con arti più robusti, adatti a camminare e a razzolare. Durante questo processo evolutivo il peso e la struttura sono cresciuti e le ali sono diventate sempre più corte e meno potenti (si sono atrofizzate).
L’antica pratica dell’allevamento di galline ha poi ancor di più accelerato e incanalato questo tipo di evoluzione, sia perché la gallina ha via via trovato sempre più cibo a terra (dunque senza la necessità di spostarsi), sia perché l’uomo è intervenuto direttamente in questo processo selezionando razze sempre più robuste e pesanti, con un’attenzione particolare anche alla capacità di deposizione delle uova allo scopo di cibarsene (galline ovaiole).
Come per le galline, nel corso dell’evoluzione, anche altri uccelli hanno perso la necessità di volare a seguito a diverse necessità di adattamento rispetto all’habitat naturale in cui vivevano. Ad esempio, i pinguini e gli struzzi hanno avuto la necessità di specializzarsi rispettivamente nel nuoto (per pescare) e nella corsa (per fuggire da predatori).
Altri uccelli, che per ragioni di adattamento non hanno mantenuto la capacità di volare, sono il tacchino, l’emù e il kiwi.
Alcune razze più leggere di galline nane e galline campagnole sanno comunque di fatto volare molto meglio delle “razze pesanti”; tra queste sono ad esempio buone volatrici le galline livornesi, le mericanel, le olandesi, le phoenix, le sebright, le tournaisis, le fleche nane e molte altre.
Metodi per evitare alle galline di volare
Come abbiamo visto dunque fin qui in questo articolo, in determinati contesti la capacità di spiccare il volo delle galline rappresenta una condizione di totale libertà di movimento che è sicuramente sinonimo di benessere, ma in molti altri casi (pollai domestici o urbani) questa capacità si trasforma in un vero e proprio problema, che necessita di trovare una soluzione.
Sicuramente è una pratica da evitare in assoluto, l’utilizzo di pastoie che immobilizzano le ali creando non solo fastidio e stress alla gallina, ma anche causandole pericolosi rischi di cancrena (perché possono stringere troppo). Pratica dunque che noi di TuttoSulleGalline riteniamo assolutamente non percorribile.
Invece, tra le possibili soluzioni, la più impegnativa dal punto di vista del tempo-costo è sicuramente la chiusura a 360° del pollaio con reti anti-fuga; purtroppo il risultato è quello della costruzione di una grossa gabbia (comprensiva anche dello spazio per il pascolo) che per quanto grossa rimane comunque pur sempre una gabbia. In base alle dimensioni da recintare può non essere necessario procedere anche alla chiusura del ‘tetto’ (tendenzialmente l’altezza della rete perimetrale può variare da un metro e mezzo a due metri e mezzo circa).
In questo caso è bene anche prestare attenzione alla presenza di eventuali “trampolini di lancio” all’interno dell’area recintata, che potrebbero rendere vana anche la più alta recinzione, come ad esempio massi, travetti, rami, muretti, ecc. Se non è possibile eliminare tali “trampolini”, allora dovrebbe essere presa in considerazione la chiusura del ‘tetto’, che inoltre può avere la funzione sia di proteggere il cibo dalle incursioni di altri volatili (soprattutto piccioni e colombe se siete in un contesto urbano), sia di evitare gli attacchi da predatori del cielo (come falchi, gufi e poiane, che sono un pericolo non solo per i pulcini ma anche per gli esemplari adulti; gazze, cornacchie e corvi sono invece ghiotti di uova, e solitamente non attaccano gli adulti).
Cimatura della ali della gallina
Altra possibile soluzione è la cimatura delle ali, ovvero la “spuntatura” delle penne remiganti, metodo da cui prende significato l’espressione “tarpare le ali”, ovvero rendere impossibile fisicamente (o metaforicamente) lo spiccare del volo.
Al di là dell’impressione iniziale, la tarpatura delle ali non è un’operazione che provoca dolore alle nostre galline, infatti può equivalere al dare una spuntata ai nostri capelli. Le ali remiganti, così come i nostri capelli, ricrescono in occasione della muta delle piume e questo potrebbe eventualmente consentirci di effettuare una prova.
La cimatura delle ali è comunque una pratica controversa, della quale è bene valutare caso per caso i pro e i contro. Per taluni questa pratica rappresenta una sorta di maltrattamento animale, ma laddove sia finalizzata a proteggere le galline da rischi ben peggiori, può essere ritenuta legittima.
Assolutamente da evitare è invece lo strappare le penne remiganti, perché lo strappo – a differenza della cimatura ben eseguita – causa dolore e stress all’animale.
La cimatura delle ali è dunque un metodo efficace e non stressante per evitare di far volare le galline ma sicuramente ha una controindicazione importante, ovvero l’incapacità per l’animale di spiccare il salto/volo anche laddove fosse necessario, ad esempio per sfuggire ad un predatore, ed è dunque fare tutte le valutazioni del caso prima di procedere.
Per effettuare la cimatura delle penne remiganti è prima di tutto fondamentale sapere quali sono, dotarsi delle giuste forbici (ben affilate e pulite) e valutare la possibilità di effettuare il taglio da soli o col supporto di qualcuno (in base alla vivacità della gallina).
Le penne remiganti sono la parte più importante del piumaggio dell’ala proprio perché sono indispensabili per volare (al pari delle remiganti sono importanti le penne timoniere della coda). Rispetto alle altre penne sono più lunghe, più rigide, più strette e hanno il profilo ben definito, per fornire la spinta necessaria al volo ed effettuare manovre.
Esse si distinguono in: primarie (grandi e impiantate sulla parte più avanzata dell’ala) e secondarie (più piccole e numerose, disposte a ventaglio dall’ala alla coscia, ma meno potenti delle primarie). Le penne remiganti sono anche estremamente utili alla chioccia per la cova, e anche di questo c’è da tenerne di conto, infatti la gallina con le penne accorciate farà più fatica a coprire tutte le uova e a scaldarle uniformemente.
Il taglio delle remiganti deve essere eseguito su una sola delle due ali perché lo scopo è quello di sbilanciarne il volo (tagliando le remiganti di entrambe le due ali la gallina riuscirebbe ugualmente a saltare e spiccare il volo, con maggior fatica, ma ci riuscirebbe). Il taglio deve essere eseguito prestando attenzione a non recidere le penne troppo vicino all’attaccatura, altrimenti si correrebbe il rischio di rendere difficile la muta successiva al taglio. E’ necessario anche prestare attenzione a non tagliare le remiganti nella fase di ricrescita dopo la muta, perché durante questa fase le penne sono molto irrorate (in quanto appunto stanno crescendo) e il taglio potrebbe provocare forti emorragie.
Qui di seguito un video molto completo sul taglio delle remiganti realizzato da Andrea Mangoni (qui il suo curatissimo e ricco blog), del quale condividiamo totalmente anche spirito e modalità:
Andrea Mangoni è inoltre l’autore di questo bel libro “Il pollaio per tutti” acquistabile comodamente su Amazon per meno di otto euro.
Conclusioni
Per concludere riflettiamo sul fatto che l’incapacità di volare delle galline desta spesso curiosità tanto quanto lo stupore del vederle volare in alcune particolari situazioni.
Una gallina volante è forse simbolo di ritorno alle origini, di riconquista della libertà perduta, di capacità di uscire da uno schema predefinito; al contrario, tarpare le ali e quindi impedirle di poter volare è proprio l’immagine della costrizione, della mancanza di libertà e della privazione di ogni entusiasmo.
Forse è nell’ottica di queste riflessioni che l’autrice La gallina volante“, in cui la protagonista (Carla) porta avanti con passione il progetto apparentemente folle di far volare le galline che alleva nel giardino di casa. Noi lo abbiamo letto, e vi consigliamo assolutamente la lettura, leggera, anche divertente, ma soprattutto molto educativa!
ha scritto il romanzo “