Lo spunto per approfondire l’indagine su questo singolare tipo d’uovo (ovvero, appunto, il fatto di essere un uovo infrangibile), nasce dal titolo di una “storietta” di Luigi Malerba, uno scrittore che ha evidentemente una spiccata tendenza ad abbattere ogni forma di pregiudizio che possa in qualche modo coinvolgere la vita nel pollaio a 360°; infatti, dopo la piacevole lettura del suo “Le galline pensierose”, ci siamo imbattuti in quest’altra opera, intitolata “Storiette e Storiette tascabili” (Edizioni Quodlibet Compagnia Extra).
Le galline, oltre che intelligenti (uno studio ha dimostrato che hanno più neuroni dei primati), sono infatti anche pensierose (capaci di riflessioni filosofiche) e le loro uova, spesso simbolo di fragilità, possono invece essere addirittura infrangibili.
Il volume di Malerba raccoglie brevi storiette semplici che sono “esempi dell’inverosimile e acuta stupidità umana”, spesso basate sull’equivoco e sull’inganno, e che descrivono situazioni assurde e satiriche.
Tra queste c’è anche la storietta “Il cane di Giuseppone”, che rappresenta un paradosso sempre ambientato tra pollaio e cortile, così come “L’uovo infrangibile”.
Giuseppone aveva un cane al quale non dava mai da mangiare e questo cane ogni tanto acchiappava una gallina e se la mangiava dietro una siepe. Per impedire al cane di mangiare le galline, Giuseppone prese il cane e lo infilò dentro a un sacco pieno di penne di galline e bastonò il cane. Il povero cane pensò che fossero le penne a fargli male e iniziò ad avere paura delle galline. Giuseppone pensò di aver raggiunto lo scopo, ma ecco il paradosso:
“Le galline, quando si accorsero che il cane aveva paura di loro, si divertivano a corrergli dietro e a dargli delle beccate nel sedere e credettero di essere così feroci che si ribellarono anche a Giuseppone e gli correvano dietro e gli davano delle gran beccate nel sedere anche a lui. […]”
“L’uovo infrangibile”
La storietta dell’uovo infrangibile è una storia di “legittime difese” che si intrecciano tra di loro… e volendo è anche una riflessione sull’importanza della corretta alimentazione delle galline ovaiole!
La storietta racconta di una gallina padovana che non mangiava sassolini e calcinacci e che per questa ragione faceva uova dal guscio fragile (fondamentale infatti è per le galline l’integrazione di calcio nell’alimentazione); nella preoccupazione di vedersi tirare il collo per questo “difetto di produzione” decise di integrare la sua alimentazione con polvere di marmo e così facendo arrivò ad avere un guscio assai duro… tanto duro che… l’uovo da lei deposto non fu destinato a far frittate, ma ad evitarle!
Ma andiamo con ordine.
La storietta inizia con la descrizione dell’intolleranza alimentare della sfortunata gallina verso sassolini e calcinacci e del conseguente problema del guscio fragile:
“Una gallina, padovana di razza ma nata e vissuta in una fattoria vicino a Parma, aveva un difetto, faceva le uova con il guscio troppo fragile. Il fatto è che le altre galline mangiavano i sassolini e i calcinacci, e così facevano le uova con il guscio duro, mentre lei mangiava solo chicchi di grano e di granoturco, oppure vermetti, vermetti gialli, rosa, neri e di tutti i colori, ma i sassolini e i calcinacci non le piacevano per niente, e poi non li digeriva. Se qualche volta mandava giù un sassolino per sbaglio, le restava sullo stomaco per una giornata intera e poi passava la notte senza chiudere occhio. E così i gusci delle sue uova erano sempre fragilissimi.”
La nostra gallina riflette quindi sulla necessità di trovare una soluzione:
“Un giorno la gallina padovana aveva sentito un commerciante che si lamentava con la padrona perchè tra le galline ce n’era una che faceva le uova con il guscio così fragile che si rompevano ogni volta durante il viaggio. La gallina era molto preoccupata perchè sapeva che quando si fosse scoperto che le uova con il guscio troppo fragile erano le sue, probabilmente le avrebbero tirato il collo.
C’era un negozio di marmista vicino alla fattoria e un giorno la gallina provò ad assaggiare la polvere di marmo, che non era buona ma nemmeno cattiva e indigesta come i sassolini e i calcinacci. Il giorno dopo fece delle uova con il guscio marmorizzato, molto belle da vedere, ma sempre troppo fragili. Un altro giorno, passando davanti al solito negozio del marmista, la gallina vide un barattolo aperto con su scritto “induritore”. Speriamo che non sia velenoso, si disse la poveretta, e diede due o tre beccate a quella pastetta biancastra che serviva al marmista per incollare i marmi tra loro. Poi andò di corsa nel pollaio perché, se doveva morire, preferiva morire nel suo nido piuttosto che in mezzo alla strada. Rimase sveglia per un bel pezzo aspettando che arrivasse il mal di pancia e alla fine si addormentò, e fece tutto un sonno fino all’alba. All’alba fece l’uovo.”
Che non avesse davvero azzeccato la soluzione al suo problema? Continuiamo a leggere.
“L’uovo della gallina padovana non si ruppe durante il viaggio e andò a finire su un banco del mercato dove lo comprò la moglie di un operaio per fare la frittata. Arrivata a casa la donna ruppe le altre uova, poi prese quello della gallina padovana e lo battè come gli altri sull’orlo della scodella. Invece dell’uovo si ruppe la scodella. Ma guarda che fatto strano, si disse la donna. Prese l’uovo e provò a batterlo con il martello. Niente da fare. Allora lo mise da parte perché si vergognava di dire al marito e al figlio che non era riuscita a rompere un uovo.
Il marito e il figlio mangiarono la frittata di tre uova invece che di quattro. La donna disse che le avevano venduto un uovo vecchio, forse marcio, che apposta non l’aveva messo dentro la frittata.”
Ma quell’uovo “infrangibile” forse aveva davanti a sé un altro destino…
“La mattina dopo il figlio studente mise nella borsa qualche pomodoro marcio e l’uovo, perché nella scuola aspettavano la visita del ministro. Era un ministro che faceva tutti i suoi intrighi molto sporchi e poi si presentava agli studenti e pretendeva che lo applaudissero. Gli studenti erano tutti d’accordo di fargli l’accoglienza che si meritava.
Quando il ministro si presentò sulla porta della scuola gli arrivarono in faccia pomodori marci e uova marce. Prima che facesse in tempo a ritirarsi, il figlio dell’operaio prese la mira e gli tirò l’uovo dritto sulla fronte. Si sentì un colpo sordo come di una sassata e il ministro cascò a terra stramortito. Lo portarono via e gli fecero impacchi di acqua fresca perché gli era cresciuto un bernoccolo enorme proprio in mezzo alla fronte. Nonostante l’acqua fresca, il bernoccolo diventò così grosso che sembrava il corno di un rinoceronte.
Dopo quel giorno il ministro non si presentò più davanti agli studenti, e non andò più alle inaugurazioni anche perché, nonostante gli impacchi e tutte le cure, gli era rimasto questo corno orribile in mezzo alla fronte.”
La morale de “L’uovo infrangibile”
Premesso che in Italia lanciare uova contro qualcosa o qualcuno è reato, in questa storietta dell’Uovo infrangibile il primo paradosso sta proprio nella diversa consistenza dell’uovo; una consistenza inattesa e “marmorea”, che lo rende da una parte impossibile ad essere cucinato, ma anche, dall’altra, impossibile ad essere utilizzato come oggetto di protesta (come invece è l’uovo normale, proprio in virtù del suo guscio ermetico ma fragile, che una volta colpito il bersaglio lo imbratta con il suo contenuto semiliquido).
Forse si può anche identificare il Malerba con la gallina padovana protagonista della storia nata in una fattoria di Parma (Malerba era originario della Provincia di Parma), e che ha voluto deporre (simbolicamente) il suo “uovo infrangibile (letterario)” nelle mani di qualche giovane pronto a combattere contro i soprusi di potere e le più basse forme di avidità.
A noi piace leggere così questa arguta storietta del nostro favolista moderno preferito.
“Storie e storiette tascabili” è un libretto adatto ai bambini e a tutti coloro che sono attratti dalla lettura di favole moderne che si concludono sempre con una morale semplice, ma allo stesso tempo molto profonda (un po’ come quelle di Esopo).
Buona lettura e raccontateci nei commenti quale è la vostra personale morale che avete tratto da questa favola! 🙂