La parola francese “la flèche” si traduce in italiano con “la freccia” ed è per questa ragione che è molto semplice facile ricordare la caratteristica più evidente di questa razza avicola, ovvero la sua inusuale e simpatica cresta a cornetti a forma di ‘V’ (e quindi anche a punta di freccia).
Tale associazione di idee può indurre però nell’errore di credere che il nome della razza La Flèche derivi proprio da questa sua caratteristica cresta (per saperne di più sulle creste: Cresta di galli e galline: tipologie, utilità e spia della salute), ma in realtà il nome ha origini “geografico-religiose” che a loro volta fanno riferimento ad una vera e propria freccia.
A causa dei sui pronunciati “cornetti” e per la colorazione nera del piumaggio, sembra sia stata talvolta definita anche come “uccello del diavolo” e purtroppo, nei tempi oscuri delle superstizioni medievali, si racconta sia stata anche bruciata sul rogo, assieme alle donne accusate di stregoneria.
La Flèche, origini e storia del nome
La razza La Flèche è una razza avicola francese molto antica (oggi non molto diffusa), che risulta risalire addirittura al 1500 circa; risultano infatti alcune sue testimonianze in quel periodo, prima a Le Mans, poi Mézeray, e infine a La Flèche.
Mézeray si trova nel circondario (arrondissement) di La Flèche, nel dipartimento di Sarthe, nella regione dei “Paesi della Loira”. Il villaggio è situato ad est di Parigi, vicino all’antica città di Le Mans, nota in tempi moderni per la famosa corsa automobilistica della “24 ore di Le Mans”, che si disputa sul “Circuit de la Sarthe”.
Il nome della razza La Flèche, anche nota come razza di Le Mans, deriva dal nome che fu assegnato al villaggio dalla Chiesa di Saint Thomas (villaggio di “La Flèche”, appunto), in riferimento alla freccia che martirizzò il loro santo patrono (l’apostolo che incarna la dialettica tra dubbio e fede), talvolta descritta nei testi sacri anche come una lancia.
Gli “Atti siriaci” dell’apostolo (Edessa, prima metà del III sec.) descrivono l’uccisione del santo martire come segue: «il re lo consegnò a quattro soldati e ad un ufficiale, ordinando loro di condurlo sul monte di fronte ed ivi di trafiggerlo con delle lance e così finirlo; poi avrebbero fatto ritorno in città. […] Il beato T. andò a pregare e, inginocchiatosi in disparte, alzò le mani verso il cielo e pregò […]. [I soldati] vennero e lo trapassarono tutt’insieme con le lance. Cadde e morì».
I racconti di Giovanni de’ Marignolli (ed. van der Wyngaert 1929, p. 544) e il racconto Duarte Barbosa (XVI sec.) parlano invece di una freccia.
Il racconto del martirio del santo fatto da Giovanni de’ Marignolli raffigura San Tommaso avvolto in un mantello di penne di pavone (tipico abito dell’iconografia malabarita tradizionale), e racconta di una freccia che lo colpisce nel fianco (in latere) facendolo morire dopo una notte di orazioni: «Ecclesias edificat in civitate in die, sed nocte ad tria miliaria ytalica ferebatur, ubi sunt pavones innumeri, unde sagitta, quam fricciam vocant, in latere, sicut misit manum in latus Christi, percussus, hora completorii ante suum oratorium jacens et sanguinem sacrum totum per latus effundens, tota nocte predicans mane reddit animam deo».
Nel racconto di Duarte Barbosa: «Par che un giorno un gentile, andando alla caccia con un arco, vidde sopra un monte che erano posti insieme molti pavoni, e nel mezzo vi era una cosa alta tutta splendente, posta sopra una pietra piana, ma per lo splendore non poteva discerner ciò che fosse. Qui, fatto animo, tirò con una freccia nel mezzo, e li pavoni si levorno a volo, ma egli sentì di aver dato come nel corpo di un uomo, per la qual cosa corse subito e lo vidde cadere in terra morto. E venuto nella città e contato per ordine alli governatori ciò che gli era avvenuto, quelli andarono a vedere e cognobbero essere il corpo del glorioso apostolo, e che sopra la pietra dove ei cadde era restata la forma delli piedi impressa nel sasso; e compunti nel cor dissero: “Costui era uomo santo, e noi non lo credevamo”, e lo volsero sepellire nella chiesa dove ora sta, e posero la pietra con la forma de’ piedi appresso la sepoltura».
Le Flèche, caratteristiche della razza
La La Flèche è una razza avicola di medie dimensioni, nota, oltre che per la cresta a “V”, anche per il suo piumaggio nero lucente dai riflessi verdognoli (anche se esistono altre colorazioni) e per i lobi delle orecchie bianchi.
Gli esemplari di questa razza hanno spesso dimensioni “ingannevoli” in quanto le piume molto aderenti al corpo la “snelliscono”, ma in realtà è molto più pesante di quanto possa sembrare ad un primo sguardo. Oltre al piumaggio nero ha i tarsi ardesia scuro, a volte quasi nerastri. La La Flèche esiste anche nella versione “nana”.
E’ una razza ruspante, con un bel portamento, che necessità di ampi spazi e di un’alimentazione ricca di oligo-elementi e vitamine. Se ne ha la possibilità tende ad appollaiarsi sugli alberi piuttosto che andare a dormire nel ricovero ed è una discreta volatrice.
Proprio per queste su caratteristiche comportamentali ne è sconsigliato l’allevamento in un piccolo pollaio domestico familiare.
Depone circa 150 uova all’anno, di grande dimensione e dal bel guscio bianco. Raramente una gallina di razza La Flechè si farà chioccia e avrà istinto alla cova.
L’associazione francese CRAPAL è oggi molto attiva per evitarne l’estinzione.
La La Flèche, a parte la cresta “a cornetti”, ha una certa somiglianza con le razze spagnole (vedi ad esempio la Minorca), di cui sembra siano discendenti, anche se non risultano certezze assolute sulle sue origini. Una delle ipotesi che va per la maggiore è l’incrocio tra una razza spagnola (forse la Minorca) e la Crèvecoeur.
Il Dott. Elio Corti, nella sua opera omnia Summa Gallicana, ha appuntato queste riflessioni: “Ho già detto che taluni affermano la possibilità della discendenza di questa razza dall’unione della Houdan colla Spagnuola, aggiungerò ora che altri autori opinano invece per la probabile discendenza dalla Crèvecoeur e dalla Spagnuola; difatti vi è più affinità di parentela che colla Houdan. Molti altri vedono nella razza La Flèche anche un prodotto derivato dalla Crèvecoeur, ma mettono la razza di Breda al posto della spagnuola.”
“Di tutte le congetture, questa ultima dovrebbe sembrare la più plausibile, inquantoché si fanno entrare due elementi in considerazione, che sono alquanto affini fra di loro; e voglio anche far notare che prevale anche il concetto della sottorazza di Caumont, la Crèvecoeur allo stato comune, come razza madre della La Flèche. Comunque sia, è notevole il prevalente concetto di ammettere la razza Spagnuola come razza incrociante, anziché la razza di Breda. Tutte le ipotesi che ho enunciate sulla discendenza della razza La Flèche forse si potrebbero far crollare, riandando al fatto che questa razza è la più antica fra tutte le razze francesi, poiché il suo allevamento rimonta sino al 1500.”
Secondo altri studiosi, la La Flèche ha potrebbe avere uno stretto rapporto con le razze avicole normanne, geograficamente molto vicine.
La Flèche, standard FIAV della razza
La La Flèche è una razza avicola di origine francese di cui è previsto lo standard anche della FIAV (Federazione Italiana Associazioni Avicole).
Sono di seguito riportate tutte le specifiche e le caratteristiche della La Flèche, così come risultano nell’elenco della FIAV:
I – GENERALITÀ
Origine
Razza molto antica, conosciuta fin dal XV secolo, originario della Regione di “La Flèche” nella Sarthe.
Uovo
Peso minimo g.65 (è augurabile un peso minimo di g. 65 fino a g. 75)
Colore del guscio: bianco, a volte con una sfumatura rosata.
Anello Gallo : 20
Anello Gallina : 18
II – TIPOLOGIA ED INDIRIZZI PER LA SELEZIONE
Pollo di grande taglia, fiero ed elegante, vivace e vigile, la gallina è una buona ovaiola. Ricercare soggetti molto vigorosi.
III – STANDARD
Aspetto generale e caratteristiche della razza
1- FORMA
Tronco: lungo, largo e cilindrico; portato rilevato. Nella gallina portamento un po’ più basso e più orizzontale.
Testa: di media lunghezza e abbastanza larga; con pelle spessa sulla quale è impiantato un piccolo ciuffo.
Becco: di media lunghezza e forte; narici svasate; sella nasale a forma di ferro di cavallo con una piccola caruncola poco visibile. Colore secondo la varietà.
Occhi: grandi; iride rosso giallastro fino a brunastro, rossi di preferenza.
Cresta: rossa; formata da due corni della stessa lunghezza (2/3 cm.), cilindrici e verticali, posizionati a forma di “U”, arrotondati alla loro estremità. Nella gallina i corni sono più piccoli che nel gallo (1-2 cm).
Bargigli: grandi, lunghi e pendenti; rossi.
Faccia: rossa, di preferenza nuda, ma la presenza di piccole piume è tollerata.
Orecchioni: allungati a forma di mandorla, di tessitura fine; bianco puro.
Ciuffo: rudimentale a forma di spiga, composto da piccole piume fini e dritte. Nella gallina leggermente più sviluppato.
Collo: forte, lungo e ben ricurvo nel suo quarto superiore; abbondantemente fornito di piume lunghe e strette; mantellina serrata e non troppo lunga.
Spalle: forti, senza essere angolose o prominenti.
Dorso: largo, lungo e piatto; inclinato leggermente verso il dietro. Groppa con numerose lanceolate.
Ali: lunghe e possenti; portate alte e serrate al corpo.
Coda: portata rilevata fino ad angolo retto; grandi falciformi larghe e arcuate, piccole falciformi nettamente meno sviluppate. Nella gallina chiusa, portata un po’ più bassa che nel gallo.
Petto: largo e prominente. Nella gallina ben arrotondato.
Zampe: gambe lunghe e forti; quasi interamente visibili per la durezza del piumaggio; nella gallina meno visibili. Tarsi lunghi, forti e lisci; nella gallina abbastanza fini; colore secondo la varietà.
Ventre: pieno e largo.
2 – PESI
GALLO : Kg. 3,0 – 3,5
GALLINA : Kg. 2,5 – 3,0
Difetti gravi:
Portamento troppo rilevato, dritto; corpo debole; petto piatto; portamento troppo basso; ventre poco sviluppato nella gallina; coda a scoiattolo; coda portata troppo bassa; cresta con ramificazioni o caruncola molto sviluppata; assenza completa di ciuffo o ciuffo troppo sviluppato; orecchioni fortemente macchiati di rosso; muffa bianca sulla faccia; tarsi impiumati; iride troppo chiaro o nerastro.
3 – PIUMAGGIO
Conformazione: piuttosto duro e ben serrato al corpo.
IV – COLORAZIONI
NERA
GALLO e GALLINA
Piumaggio interamente nero a riflessi verdi. Becco grigio-nero con punta un po’ più chiara. Tarsi ardesia scuro nei soggetti giovani, che passa al grigio piombo nei soggetti adulti.
Difetti Gravi: piumaggio opaco; ruggine; tracce farinose.
BIANCA
GALLO e GALLINA
Piumaggio bianco puro. leggeri riflessi gialli ammessi nella mantellina e groppa del gallo. Becco e tarsi color carne; grigio ardesia tollerati. Difetti Gravi: forti riflessi gialli; molte piume di altri colori.
GRIGIO PERLA
GALLO e GALLINA
Piumaggio grigio perla uniforme molto tenue, sia nel gallo che nella gallina. Il gallo può avere mantellina e groppa più scuri. Becco color corno scuro; tarsi blu ardesia. Difetti Gravi: presenza di orlatura, fuliggine e ruggine; tracce farinose.
SPARVIERO
GALLO e GALLINA
Ogni piuma barrata, in alternanza multipla, di nero di grigio-blu, barre leggermente arcuate; della stessa larghezza nel gallo, mentre nella gallina le barre scure sono più larghe delle chiare. Il disegno non è netto. Piumino solo fievolmente disegnato. Difetti Gravi: disegno sparviero difettoso; presenza di ruggine o tracce farinose.