La gallina livornese è una delle galline ovaiole più conosciute al mondo e più prolifiche, con una deposizione annua di circa 280 uova, dal bellissimo guscio bianco.
Negli anni Trenta del secolo scorso il gallo di razza Livorno fu utilizzato dallo Stato per una vasta campagna nazionale denominata “gallo miglioratore“, finalizzata appunto a migliorare la produzione nazionale di uova facendo accoppiare le galline con galli livornesi, in modo così da ottenere ibridi con capacità di deposizione più elevata, cosa che poi effettivamente si verificò.
Ma già dalla metà del 1800, in America si vociferava di questa straordinaria Leghorn Chicken (gallina livornese) e delle sue strabilianti qualità, con i primi esemplari che cominciavano ad arrivare nel Nuovo Mondo da oltreoceano…
Ma come arrivarono le prime galline livornesi in America?
Ecco il racconto – tra storia documentata e leggenda – della più importante, forse, emigrazione avicola di tutti i tempi.
La gallina livornese sbarca in America
Amedeo e Corinna vivevano a Valle Benedetta, in una piccola fattoria che Amedeo aveva avuto in eredità dai genitori.
Prima di sposarsi aveva riparato con tanta fatica e un duro lavoro di due anni i gravi danni provocati alla sua casa colonica dal terremoto che nell’agosto del 1846 distrusse Orciano Pisano e cagionò gravi danni ai villaggi dell’area collinare, al confine tra le attuali province di Pisa e di Livorno.
La poca terra della fattoria era molto avara e nei periodi di siccità la vita della coppia diventava veramente dura. Per integrare i magri proventi dai prodotti dei campi, Corinna allevava ventisette galline livornesi di piumaggio bianco più un meraviglioso gallo.
Le galline, durante il giorno, erano libere di razzolare sull’aia e nei prati circostanti alla ricerca di vermi, insetti e semi, con i quali integravano il poco becchime che gli veniva dato.
Corinna aveva dato un nome ad ognuna della sue galline ed alla sera, quando le richiudeva nel pollaio, le controllava una ad una. Un paio di volte alla settimana andava a piedi di buon mattino al mercato di Livorno, portando il canestro delle uova fresche sulla testa.
Cercava di arrivare prima delle gabbrigiane, sia per accaparrarsi il cliente migliore, sia per poter spuntare un buon prezzo prima dell’arrivo di troppa concorrenza. Non sempre però il ricavo della vendita delle uova era sufficiente a compensare i periodi di crisi dei raccolti dei campi.
Amedeo aveva sentito raccontare più volte, da alcuni amici che lavoravano al porto di Livorno, che l’America rappresentava una specie di nuova terra promessa, ricca di terreni fertili che aspettavano solo di essere coltivati.
Numerosi erano i racconti di povere famiglie della Toscana che erano emigrate in America e che là avevano fatto fortuna o almeno aveva trovato una vita di benessere.
Amedeo, sempre più stanco di una vita di stenti e senza prospettive, matura così l’idea di emigrare in America con la moglie, come unica soluzione per una vita migliore.
Si consulta con Corinna che, inizialmente molto titubante, poi si convince. Così l’idea d’emigrare diventa un progetto da realizzare: vendere la fattoria per realizzare i soldi del viaggio e portare con loro il gallo le ventisette galline livornesi con la prospettiva d’iniziare un allevamento in America.
Amedeo pregò quindi i suoi amici d’informarlo appena fosse arrivato in porto un bastimento con destinazione America, e nel mentre, incominciò a predisporre il tutto per la partenza.
Finalmente a maggio del 1852 i sui amici lo informarono che era arrivato in porto il bastimento del capitano Gates e che, terminate le operazioni di scarico/carico, sarebbe salpato per il porto di Mystic* nel Connecticut.
Amedeo ignorava del tutto dove fosse esattamente il Connecticut; gli era più che sufficiente sapere che fosse da qualche parte in America.
Grazie ai suoi amici andò a parlare con il capitano Gates scoprendo così che parlava uno stentato italiano mescolato all’inglese. L’aveva imparato da sua moglie, nipote di un immigrato italiano di Pontremoli.
Conosciute le intenzioni di Amedeo e Corinna il capitano Gates, non solo non gli fece pagare l’imbarco delle galline, ma gli fece anche una riduzione sul costo del loro viaggio in compenso delle uova fresche per l’equipaggio.
Cosa ancora più interessante, il capitano Gates riferì loro che John, il fratello di sua moglie Mary, possedeva nelle vicinanze di Mystic una grande fattoria con coltivazioni di mais, grano, patate, alberi da frutta ed allevamenti di animali da cortile. Certamente, con una lettera di presentazione del capitano Gates, Amedeo e Corinna avrebbero facilmente potuto trovare lavoro e ospitalità presso di lui e le galline sarebbero state le benvenute per la loro qualità di ovaiole eccezionali.
Prima di partire, Amedeo e Corinna si recarono in pellegrinaggio al santuario di Montenero, per chiedere la protezione della Madonna durante il viaggio. Il cielo ascoltò le loro preghiere e infatti il mare fu sufficientemente calmo per tutta la traversata atlantica e durante il viaggio non ci furono inconvenienti o pericoli tali da essere registrati nel diario di bordo.
Dopo 22 giorni di navigazione la nave finalmente attraccò alla banchina del porto di Mystic proprio mentre si stava festeggiando il varo di un’altra nave.
Grazie alla presentazione del capitano Gates, Amedeo e Corinna furono accolti nella fattoria del cognato John, dove trovarono lavoro e sistemazione.
In particolare, le ventisette galline e il gallo furono molto apprezzate e John (forse per il piacere d’aver incontrato una coppia italiana proveniente dalla Toscana, la terra d’origine dei suoi nonni) propose alla coppia di gestire il pollaio in società al 50%.
Sotto le attente ed esperte cure di Corinna, il pollaio in breve tempo si sviluppò con tanti pulcini che presto diventarono a loro volta ottime galline (e galli) livornesi che, sia per la loro bellezza che per l’elevata capacità di produrre uova, suscitarono l’attenzione e la richiesta d’acquisto non solo dagli allevatori del Connecticut, ma anche da tanti altri Stati d’America, dove si diffusero velocemente con la denominazione di razza Leghorn.
(*) da Popular Poultry Breeds by David Scrivener First published in 2009 by Crowood press Ltd